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Giorgia Meloni avvisa Berlusconi e Salvini: qui o si fa l’Italia di destra o si muore

Il discorso di Giorgia Meloni all’evento di Fratelli d’Italia è una sfida agli alleati: basta polemiche e fuoco amico, la destra ha un’occasione storica e campo libero per andare fino in fondo.
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Nel corso della sua lunga carriera politica, Giorgia Meloni ha dimostrato una certa capacità nella gestione della propria comunicazione personale e politica. Nell’ultima campagna elettorale, si è rivelata vincente la scelta di un registro basso e conciliante, fatta probabilmente nella considerazione che non convenisse rischiare di dilapidare l’ampio vantaggio in termini di consenso di cui godeva. L’arrivo a Palazzo Chigi ha invece rappresentato una sfida insidiosa per la leader di Fratelli d’Italia, che non sempre è riuscita a conciliare la sua autenticità con il tono più istituzionale che la sua nuova posizione richiederebbe. Del resto, pur potendo beneficiare dell’assenza di un’opposizione compatta e motivata, Meloni ha dovuto fare i conti con la ristrettezza dei margini di manovra di cui dispone al momento (per fattori contingenti, più che per sue reali responsabilità). Così, ha finito con il risentirne anche il suo tentativo di instaurare un dialogo diretto con i cittadini, il confuso e poco efficace format “Gli appunti di Giorgia”, su cui davvero c’è molto da lavorare.

Le capacità comunicative e l’acume politico non sono in discussione, soprattutto nella capacità di interpretare i momenti chiave della vita politica. E la dimostrazione è arrivata con il lungo intervento all’evento organizzato a Milano in occasione del lancio della campagna elettorale di Fratelli d’Italia a sostegno del candidato alla carica di presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.

È un discorso importante, perché rappresenta un deciso tentativo di uscire dalla prima vera fase di difficoltà da quando è al governo. Se i sondaggi testimoniano che la luna di miele col Paese non è ancora finita, infatti, Meloni non può permettersi di sottovalutare gli effetti di alcune decisioni o scelte politiche. Non è un caso che il primo obiettivo che indichi al suo partito sia quello di “passare dalla gestione delle crisi al loro utilizzo come un momento nel quale noi siamo chiamati a metterci in discussione, ad avere una visione di lungo termine”. Del resto, occorre capire che “non si governa questo tempo con piccole modifiche, non si governa pensando in piccolo, non si governa nascondendosi o cercando di sopravvivere facendo quel poco che serve a far stare tutti tranquilli”. Il concetto è chiarissimo: la destra non deve accontentarsi di gestire l’esistente, non è al governo per barcamenarsi tra piccoli aggiustamenti contabili e qualche mancetta o bonus, ma per cambiare il Paese, e in tal senso deve avere “il coraggio di fare scelte di lungo periodo”.

When in trouble, go big. Quando sei in difficoltà, alza le tue ambizioni, cerca di salire di livello. Il mantra di Meloni così diventa “pensare in grande”. Lo dice più volte ai suoi, ma soprattutto agli alleati. Non ha gradito il fuoco amico sulle accise della benzina, tanto quanto le frequenti fughe in avanti di Salvini, così come le polemiche su giustizia e fisco. Ma il problema è più profondo: Meloni non è convinta del fatto che esista "un'unica visione", che possa consentirle di sfruttare il tempo a disposizione, il consenso degli italiani e la linea di credito a livello internazionale per imporre un'egemonia duratura e profonda. È il senso profondo del riferimento a Garibaldi, quel "qui si fa l'Italia o si muore", che andrebbe parafrasato in "qui o si fa l'Italia di destra o non vale la pena di continuare". Con il consenso popolare, i soldi del Pnrr, l'assenza dell'opposizione, la possibilità di governare gran parte del territorio italiano e i "lavori in corso" nel campo avversario (sul piano della riflessione culturale e politica, in particolare), le condizioni non sono mai state così favorevoli.

Un progetto ambizioso al punto che viene da chiedersi se questa destra sia all’altezza di seguirlo, se questa visione di fondo abbia una reale consistenza oltre gli slogan e se Fratelli d’Italia si stia dotando di spalle larghe al punto da sostenere una battaglia che è culturale e politica a un tempo. Probabilmente se lo chiede anche Meloni, che tra le altre cose non può non essere consapevole dei limiti strutturali dei partiti che compongono la coalizione che ha vinto le elezioni, dominati da una classe dirigente “vecchia” e con ben altri progetti e ambizioni.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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