E così, scopriamo che Giorgia Meloni ha deciso di pagare il conto del ristorante in nome e per conto del Paese intero, per lavarci dall’onta dei nostri scrocconi connazionali che hanno pasteggiato in un ristorante albanese senza pagare il conto. Con fondi personali, ci tiene a precisare la velina dell’ambasciata, mica si pensasse che il conto l’abbiamo pagato noi, con le nostre tasse.
A proposito di tasse, peraltro: nella cassa del ristorante Italia, un ristorante di cui tutti noi siamo proprietari, e in cui tutti noi mangiamo pietanze che si chiamano scuola, sanità, pensioni, c’è un buco di 1.153 miliardi di euro. A occhio e croce, sono 1700 euro a testa che gravano sulle spalle dei commensali onesti, quelli che pagano per quel che mangiano. E che si trovano a dover pagare per quel che mangiano, a sbafo, tutti gli altri.
Per questi furbacchioni ci aspetteremmo da Giorgia Meloni parole di fuoco, sulla scorta di quelle pronunciate davanti al premier albanese Edi Rama: “Vada a pagare il conto di questi imbecilli, per favore, e faccia un comunicato! L’Italia non può perdere il rispetto così”. O meglio ancora: “Vada a beccare questi scrocconi e gli faccia pagare il conto, per favore”. Anche senza comunicato.
E invece no. Per gli scrocconi del ristorante Italia il governo propone la pace fiscale. Niente interessi, niente multe, e un conto debitamente scontato. Coperto, dolce e caffè li offre la casa, insomma. Non esattamente il miglior deterrente perché altri scrocconi decidano di non pagare per quel che mangiano, anche al prossimo giro. E nemmeno il miglior incentivo per gli onesti, per cui le tasse da pagare restano sempre le stesse, mentre la vita costa sempre di più.
L’Italia evidentemente non può permettersi di perdere il rispetto dei ristoratori albanesi, ma può permettersi di perdere il rispetto dei suoi concittadini. E questo, a quanto si dice, è il governo dei patrioti. Ha ragione il generale Vannacci: è proprio un mondo al contrario.