La vittoria di Giorgia Meloni, già annunciata ma secondo i primi exit poll oltre le previsioni della vigilia, guida la riscossa delle destre in Europa. Destre, al plurale, un dettaglio da non sottovalutare. Secondo le proiezioni che si vedono in sala stampa a Bruxelles il gruppo dei Conservatori e Riformisti (ECR) si aggiudicherebbe 71 seggi, e il gruppo di Identità e Democrazia 62. Realisticamente la destra e l'estrema destra in Europa può arrivare a mettere insieme circa 140 seggi. Fratelli d'Italia traina la delegazione di ECR, mentre il Rassemblement National di Marine Le Pen quella di ID.
Intanto i successi dell'estrema destra sono già un terremoto politico in diversi paesi. In Germania AFD fa il pieno di consensi, è il secondo partito e il primo nei lander della Germania Est. In Francia Le Pen doppia Macron che annuncia il voto anticipato. Che il vento continentale stesse gonfiando le vele di sovranisti e identitari era chiaro già da diversi mesi, ma cosa questo vorrà dire a livello continentale è ancora presto per capirlo.
Ursula Von Der Layen ha costruito un dialogo proficuo con la premier italiana, attirandosi non poche critiche dentro i popolari. Meloni dal canto suo non ha mai nascosto la volontà di voler dire la sua sulla composizione della prossima commissione. Ma al momento sembra molto difficile che i Popolari scelgano ECR come partner di governo, e una nuova maggioranza non ha bisogno della destra e dell'estrema destra per affermarsi. Anche per le destre non sono unite su molte cose, a cominciare dal sostegno all'Ucraina e sulla guerra. Le Pen non è Meloni, Meloni è la leader del suo gruppo, non di tutte le destre continentali.
È probabile dunque che, nonostante i successi evidenti, ID e ECR rimangono fuori dalla nuova maggioranza. Ciò non toglie che cambieranno gli equilibri a Bruxelles su molti dossier cruciali e che le politiche comunitarie saranno influenzate dall'azione delle destre che avranno buon gioco su temi caldi a costringere i Popolari e non solo a seguirli sul loro terreno. Pensiamo alle politiche ambientali e climatiche, quanto alla gestione dei flussi migratori.
Il patto dell'UE sulla migrazione e l'asilo approvato lo scorso 14 maggio 2024 è un buon esempio di quanto stiamo dicendo, rappresentando una vittoria evidente della destre europee, con politiche più stringenti al diritto all'asilo, sui respingimenti e sull'esternalizzazione delle frontiere, con i centri per il rimpatrio dei migranti aperti dal governo Meloni in Albania che hanno fatto scuola a modello continentale.
Anche se Meloni e Le Pen non diranno (forse) la loro sul prossimo presidente della Commissione, l‘Europa oggi vira a destra, con ripercussioni che si faranno sentire non solo a livello dei singoli stati nazionali.