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News su migranti e sbarchi in Italia

Giorgia Meloni ora immagina un “modello Caivano” per il Nord Africa per governare i flussi migratori

Durante il Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni ha sollecitato tutto il suo governo a mantenere alta l’attenzione sul dossier migranti, mantenendo stretti rapporti con gli omologhi e recandosi in visita nei Paesi del Nord Africa da cui salpano i barchini. La presidente del Consiglio immagina un “modello Caivano” per quella regione.
A cura di Annalisa Girardi
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Giorgia Meloni immagina un "modello Caivano" per i Paesi del Nord Africa – in particolare Tunisia e Libia – in modo da tenere alta l'attenzione sui flussi migratori. Far sentire la presenza dell'Italia dall'altra sponda del Mediterrano, insomma, rilanciando il Piano Mattei e una più stretta collaborazione con quelle Nazioni, in modo da "garantire il diritto a non emigrare" e in questo modo limitare gli sbarchi. È questo, in sintesi, il concetto espresso dalla presidente del Consiglio nella sua informativa in Consiglio dei ministri sul dossier. Meloni ha sollecitato tutti i ministri a mantenere una stretta interlocuzione con gli omologhi africani, organizzando ad esempio tavoli ministeriali, ma anche con visite di persona nei Paesi: "Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti, controlliamo l'esecuzione, coordinando le presenze, in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità", avrebbe detto Meloni in Cdm.

Per poi rivendicare un calo degli sbarchi negli ultimi mesi, nonostante in generale il 2023 abbia visto un'impennata nelle partenze e, purtroppo, anche nei morti in mare. Ad ogni modo, Meloni ha invitato la sua squadra di governo a mantenersi attenta al tema, cercando "un metodo di lavoro condiviso che faccia contrastare insieme gli sbarchi sulle nostre coste, cooperando per colpire la rete dei trafficanti e aiutando le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare".

Sempre ieri sera, mentre il governo era impegnato nel Cdm, il Senato ratificava definitivamente l'accordo tra Italia e Albania per la costruzione di due centri per il rimpatrio dei migranti. E non sono mancate le polemiche, sia con le opposizioni, ma anche con la Conferenza episcopale italiana, attraverso le critiche di monsignor Gian Carlo Perego, che è anche presidente della fondazione Migrantes. Per il Partito democratico "l'intervento della Cei denuncia il fallimento della politica migratoria del governo", mentre per il Movimento Cinque Stelle si tratta di un provvedimento caratterizzato da "furore autoritario nel metodo e ideologico nel merito".

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