Giorgia Meloni difende l’Autonomia differenziata: “Da opposizione toni da guerra civile”
"È ora di smontare le falsità e fare chiarezza": lo scrive Giorgia Meloni sui suoi canali social, pubblicando un video in cui dice la sua sul tema dell'Autonomia differenziata, su cui si sta concentrando lo scontro frontale tra maggioranza e opposizioni. "Contro tutte le nostre riforme la sinistra è scatenatissima, ci accusano di ogni possibile nefandezza – ha cominciato la presidente del Consiglio – La cosa più ridicola è sull'Autonomia differenziata: per capire quanto sono sinceri in questa continua accusa che ci rivolgono di voler spaccare l'Italia vale la pena di ricordare alcuni antefatti. Primo: l'idea di attribuire maggiore autonomia a le Regioni che ne fanno richiesta non è del centrodestra, non è un'invenzione della sottoscritta. È invece un principio inserito nella riforma del Titolo V, varata nel 2001 sotto il governo della sinistra di Giuliano Amato e poi approvata dagli italiani con il referendum".
Meloni ha poi proseguito – "per farvi capire quanto ci tenessero" – sottolineando che a quella riforma aveva cominciato a lavorare il governo di Romano Prodi nel 1999 e poi i lavori erano proseguiti anche in quello di Massimo D'Alema. "L'Autonomia differenziata già c'era in Costituzione grazie alla sinistra, quello che noi abbiamo fatto è stato attuare quel principio. Perché ora, dopo 20 anni? Perché diverse Regioni hanno richiesto di dare seguito a quanto previsto dalla Costituzione", ha aggiunto la presidente del Consiglio, rimarcando che non siano state solo Regioni guidate dal centrodestra, come il Veneto e la Lombardia, ad avanzare questa richiesta, ma anche l'Emilia Romagna di Stefano Bonaccini.
Va precisato che il governatore dell'Emilia Romagna ha criticato il ddl Calderoli non tanto per il principio che esprime, quello appunto di concedere maggiore autonomia alle Regioni su alcune materie, ma per come questo principio è stato concretizzato. Parlando della legge del governo Meloni, Bonaccini aveva detto: "Non risponde ad alcuna necessità del Paese ma è solo alla lo scalpo politico che la premier ha concesso alla Lega e a Salvini in cambio del via libera al premierato, un'altra riforma sbagliata e dannosa". Rimpiangendo poi che la proposta che lui stesso aveva avanzato – "condivisa e definita insieme a tutte le parti sociali e senza mai un voto contrario in Consiglio regionale, che puntava a gestire direttamente solo specifiche funzioni all'interno delle 23 materie previste, per semplificare, sburocratizzare, dare risposte più efficaci a cittadini e imprese e poter programmare gli interventi necessari sul territorio, senza chiedere un solo euro in più allo Stato" – non sia mai stata considerata.
Meloni comunque ha proseguito: "Bonaccini non è l'unico esponente del Pd che ha difeso l'Autonomia. Anche Boccia sosteneva che l'Autonomia non fosse né di destra né di sinistra. Giani, governatore della Toscana, addirittura rivendicava la paternità della riforma. Penso che sia esagerato oggi stracciarsi le vesti, dopo che l'hanno inserita loro in Costituzione".
Sul merito del provvedimento la presidente del Consiglio ha ribadito che non sia vero che questa legge spacchi il Paese: "Noi abbiamo stabilito le condizioni per cui è possibile richiedere l'Autonomia, una cosa che nessuno prima di noi aveva avuto il coraggio di fare. Parlo dei Lep, dei servizi che andranno garantiti su tutto il territorio nazionale: ed è esattamente questo che ha creato le disparità finora, il fatto che nessuno si sia mai posto il problema di imporre per legge i livelli qualitativi e quantitativi minimi di prestazioni da garantire, per impedire che ci siano cittadini di serie A e B".
E ancora: "Solo dopo che verrà fissata questa soglia, con i costi e le risorse necessarie a sostenerla, allora si potrà andare avanti ad accordare maggiore Autonomia alle Regioni che lo richiedono. E qualora si determino maggiori oneri di finanza pubblica, la legge è anche tenuta a finanziarli: questo garantisce il superamento dei divari territoriali. I livelli essenziali sono finanziati dallo Stato in tutte le Regioni, nessuno può violarli, anche chi non richiede l'Autonomia".
La leader di Fratelli d'Italia, ribadendo che questa legge non aumenterà le disparità territoriali, ha continuato sottolineando che non si tratta di togliere a qualche Regione per dare a un'altra, semmai di togliere allo Stato centrale competenze "per dare altre materie da gestire alle Regioni virtuose, indipendentemente che si trovino al Nord o al Sud". Meloni ha quindi ribadito che questa legge è stata pensata per "responsabilizzare" le amministrazioni regionali, per poi aggiungere: "Non è vero che l'Autonomia va contro una parte dell'Italia. Le differenze esistono oggi e non derivano dall'Autonomia differenziata, ma da Regioni gestite meglio e Regioni gestite peggio. Con questa legge i cittadini potranno giudicare meglio chi li governa".
E ancora: "Non mi stupisce che a contestare questa misura sia chi ha gestito in modo meno brillante la propria Regione. Comunque la legge prevede anche ulteriori interventi con finalità perequative, con l'intento di rimuovere gli squilibri economici e sociali che esistono tra le diverse Regioni".
"L'Autonomia differenziata è una riforma che unisce l'Italia e combatte le disparità. Noi non vogliamo che il Mezzogiorno si arrenda ai sussidi, abbiamo fatto un'altra scommessa. Vogliamo metterlo nella condizione di competere ad armi pari per poter davvero dimostrare il suo valore", ha detto Meloni citando le misure attuate dal suo governo per il Meridione e sottolineando che il Sud – secondo gli ultimi dati Svimez – stia crescendo più della media nazionale.
La presidente del Consiglio ha quindi ribadito di essere patriota e concludendo ha accusato l'opposizione di usare toni da guerra civile: "Io penso che le parole violente della sinistra non siano altro che un tentativo disperato di difesa dello status quo, che ha garantito privilegi ad alcuni a scapito della maggioranza degli italiani".