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backstair / Gioventù Meloniana: inchiesta su giovani di FdI

Giorgia Meloni dice che i patrioti danno fastidio perché sono la vera speranza rimasta

In un’intervista la premier Giorgia Meloni spiega il significato di due termini attribuiti a Fratelli d’Italia che aveva già usato nella lettera inviata ai dirigenti del suo partito, subito dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Fanpage.it su Gioventù Nazionale, cioè “capriccio” e “speranza”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna sulla lettera inviata ai dirigenti di Fratelli d'Italia, scritta poco dopo l'uscita della seconda puntata dell'inchiesta di Fanpage.it ‘Gioventù Meloniana', sul movimento giovanile del suo partito e sulla vicinanza a fascismo e nazismo manifestata da diversi esponenti e documentata dal servizio giornalistico.

In un'intervista rilasciata al giornale mensile ‘Tempi', in uscita domani, che tocca diversi argomenti, dalla guerra in Ucraina all'autonomia, dal premierato al Piano Mattei, la premier ha spiegato due termini che aveva utilizzato nella missiva indirizzata ai dirigenti di Fratelli d'Italia dopo il video che Fanpage.it ha realizzato grazie a una nostra giornalista infiltrata: le due parole su cui Meloni si sofferma sono "capriccio" e "speranza". Nel testo della lettera Meloni infatti scriveva: "Noi siamo un capriccio della storia, e per alcuni siamo un rischio e un problema, ma per moltissimi siamo la vera speranza rimasta".

"Siamo un capriccio perché diamo fastidio – ha detto la premier e leader del partito di via della Scrofa -. Diamo fastidio a chi vorrebbe omologare tutto, e trasformare ognuno di noi in un consumatore perfetto, in ‘vuoti a rendere’ che possono essere riempiti di qualunque cosa si voglia. Per questo siamo considerati distonici".

"Per paradosso, sono i conservatori i veri rivoluzionari della nostra epoca – ha aggiunto Meloni -. Perché mai come in questo tempo sei rivoluzionario se ti definisci patriota e vuoi difendere l’interesse nazionale prima di ogni altra cosa, se credi che la vita vada difesa a qualunque costo e se sei convinto che la famiglia sia il nucleo fondamentale della società e che fare un figlio non ti limiti ma ti dia tantissimo".

"Penso che siamo una speranza, perché abbiamo dato finalmente voce a una maggioranza silenziosa che ha sempre creduto in questi valori e in queste idee ma che non era rappresentata. Milioni di uomini e donne considerati, a torto, figli di un dio minore, e per di più costantemente denigrati per ciò in cui credono e vivono", ha scritto ancora.

Meloni aveva utilizzato quella lettera per dirsi "arrabbiata e rattristata", per le nostalgie fasciste e per gli atteggiamenti antisemiti emersi n nell'inchiesta su Gioventù Nazionale, perché "non siamo come vorrebbero dipingerci", ribadendo che Fdi ha "fatto i conti con il passato e con il ventennio fascista già diversi decenni fa", ma senza dichiararsi apertamente ‘antifascista'.

"Non c’è spazio in Fratelli d’Italia – aveva detto – per posizioni razziste o antisemite, come non c’è spazio per i nostalgici dei totalitarismi del Novecento, o per qualsiasi manifestazione di stupido folklore".

Era stato quello il primo atto concreto della premier Giorgia Meloni dopo il video di Fanpage.it, dopo essere stata costretta a rispondere da Bruxelles di fronte alla stampa, criticando questo giornale per il metodo dell'inchiesta, cioè il ricorso all'indagine ‘undercover', e invocando l'intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Intervento che poi è arrivato, con un discorso alla cerimonia del Ventaglio in cui il Capo dello Stato ha difeso il giornalismo, sottolineando che l'informazione è "documentazione dell'esistente, senza obbligo di sconti".

Meloni: "Più autonomia alle Regioni? Solo dopo i Lep"

"L’idea di attribuire maggiore autonomia alle Regioni che ne fanno richiesta non è un’invenzione del centrodestra, ma della sinistra", ha detto Meloni in un altro passaggio dell'intervista al mensile ‘Tempi' in uscita domani, parlando dell’autonomia differenziata, richiesta formalmente già da quattro Regioni, Veneto, Piemonte, Liguria e Lombardia.

La premier ha spiegato che l’intenzione della maggioranza è approvare "una cornice di regole" e "rispondere alle richieste che in questi anni sono arrivate dalle Regioni e dai cittadini. Richieste che non sono arrivate solo dalla Lombardia e dal Veneto, che hanno celebrato anche dei referendum, ma anche dall’Emilia-Romagna a guida Pd, che ha fatto richieste di più autonomia già nel 2018 sotto il governo Gentiloni".

"Nel merito – ha aggiunto – noi stabiliamo una precondizione che in questi oltre vent’anni nessuno aveva avuto il coraggio di definire. Parliamo dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), cioè dei servizi che dovranno essere garantiti territorio per territorio. Perché è questo che ha creato in Italia le disparità che conosciamo, il fatto, cioè, che nessuno si sia mai posto il problema di stabilire per legge, regione per regione, quali sono i livelli qualitativi e quantitativi minimi di prestazioni da garantire per non avere cittadini di serie A e cittadini di serie B".

"Solo dopo che verrà fissata questa soglia, in grado di assicurare a tutti i cittadini effettività nella fruizione di servizi fondamentali ed essenziali, potrà essere accordata l’autonomia alle Regioni che ne faranno richiesta – ha ricordato – I Lep sono stabiliti e finanziati dallo Stato e nessuna Regione, né quelle ordinarie né quelle che accedono alle forme di autonomia, possono violarli o prevedere condizioni peggiorative. E questo è un enorme passo avanti, altro che spaccare l’Italia".

Cosa ha detto Meloni sul premierato

L'obiettivo del governo per i prossimi tre anni è "portare avanti, punto per punto, il programma elettorale con cui ci siamo presentati alle elezioni e sul quale gli italiani ci hanno accordato la loro fiducia", ha detto ancora la presidente del Consiglio a ‘Tempi' di cui il Foglio ha pubblicato alcune anticipazioni.

"Siamo determinati ad andare avanti, e portare a termine tutte quelle riforme e quei provvedimenti che reputiamo utili per la nostra nazione", ha aggiunto. In particolare, per quanto riguarda il premierato, Meloni ha spiegato: "Sono da sempre convinta che l'instabilità politica abbia indebolito l'Italia nei rapporti internazionali e dal punto di vista economico, perché governi che hanno una durata troppo breve non possono sviluppare una visione di lungo periodo. E ciò che puoi fare è solo navigare a vista, cercare il consenso immediato invece di immaginare politiche strutturali o mettere mano alla politica industriale".

"L'instabilità dei governi – ha ribadito – ha inciso sulle nostre carenze infrastrutturali, sulla nostra capacità di difendere i nostri interessi nazionali e sullo stato di salute della nostra economia. Un dato su tutti: negli ultimi vent'anni, Francia e Germania sono cresciute di più del 20 per cento mentre l'Italia è cresciuta meno del 4 per cento. E questo ci deve far riflettere, perché delle due l'una: o tutti i politici italiani sono peggiori dei politici francesi e tedeschi – e francamente io non lo penso – oppure c'è qualcosa che non funziona nel sistema e che noi dobbiamo avere il coraggio di correggere".

"Una democrazia instabile è una democrazia nella quale la politica è più debole rispetto alle concentrazioni economiche, alle burocrazie e agli interessi particolari. È una democrazia che non è in grado di portare avanti quelle politiche pubbliche fondamentali per rendere effettivi le libertà, i diritti, la solidarietà, la crescita economica e l'equità sociale. Per questo, una riforma che assicuri governi eletti dal popolo, stabili, con un orizzonte di legislatura, è la più potente misura – economica e di giustizia sociale – che noi possiamo regalare all'Italia. Questo è il nostro obiettivo".

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