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News sul caso Daniela Santanchè

Giorgia Meloni dice che Daniela Santanchè riferirà in Parlamento: “È disponibile, io sono tranquilla”

“Io penso non ci sia nessun problema a riferire in Parlamento, è una richiesta legittima del Parlamento. Sono contenta che la ministra Santanchè abbia dato la sua disponibilità”: lo ha detto Giorgia Meloni parlando del caso scoppiato attorno alla ministra Daniela Santanchè dopo la puntata di Report.
A cura di Annalisa Girardi
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Giorgia Meloni interviene sul caso di Daniela Santanchè, che sta agitando le acque del dibattito pubblico e politico, affermando che la ministra del Turismo non abbia alcun problema a presentarsi in Aula per fare chiarezza su quanto sta accadendo. "Io penso non ci sia nessun problema a riferire in Parlamento, è una richiesta legittima del Parlamento. Sono contenta che la ministra Santanchè abbia dato la sua disponibilità, l'ho vista tranquilla in queste ore come sono tranquilla io", ha detto la leader di Fratelli d'Italia, a margine dell'Europa Forum Wachau in Austria.

Poco dopo è la diretta interessata a intervenire: "Sono vent'anni che faccio politica, la vede la mia faccia? Ce l'ho sempre messa, se verrà formalizzata la richiesta che devo andare a riferire in Parlamento sarò fiera e orgogliosa di farlo", ha detto Santanché. Per poi rispondere, a chi le chiedeva se tema un rinvio a giudizio, di non aver ancora ricevuto nemmeno un avviso di garanzia: "Non capisco come si possa parlare di rinvio a giudizio, non ho ricevuto un avviso di garanzia".

Nella puntata di Report dopo cui è scoppiato il caso erano emerse accuse di pagamenti mancati, gestione poco trasparente e tfr mai percepiti. Ma non sarebbe tutto: nelle carte della procura milanese, che dallo scorso novembre sta svolgendo alcune indagini sull'attività imprenditoriale della ministra, spunterebbe anche l'ipotesi di falso in bilancio.

Anche Matteo Salvini ha detto la sua: "Se la politica dovesse lavorare in base alle inchieste di Report e Fatto quotidiano saremmo la Repubblica delle banane. Do massima fiducia ai colleghi in carica. Ho già vissuto tutto questo sulla mia pelle". Proprio della Lega erano arrivate le prime richieste di chiarimento, in realtà, al di là di quelle avanzate dalle opposizioni, che si erano subito mobilitate affinché la ministra spiegasse quanto accaduto. Oppure, in alternativa, facesse un passo indietro.

"Chiediamo chiarezza e chiediamo a Giorgia Meloni di uscire dal silenzio. Ieri anche delle forze di maggioranza hanno chiesto alla ministra di venire a riferire in Aula come stiamo chiedendo noi. Ministri di Italia e di Europa si sono dimessi per fatti molto meno gravi di quelli che si stanno profilando. Crediamo che ci sia una enorme questione di opportunità politica", ha commentato la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, sottolineando come il caso abbia creato un certo imbarazzo tra le fila delle maggioranza.

"Non possiamo permettere che passi il principio per cui di fronte ad accuse gravi, e circostanziate si possa opporre silenzio, che viene percepito come arroganza del potere. Nessuno ha spinto la ministra ad assumere un incarico di governo, lei lo ha accettato, e ci sono degli oneri e delle responsabilità, deve chiarire in Parlamento, se rimane in silenzio deve subito fare un passo indietro. Venga, chiarisca e valuteremo, il silenzio significa che deve fare un passo indietro", ha aggiunto il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte. Per poi concludere: "Opporre il silenzio è inaccettabile, le accuse sono gravi, precise e circostanziate, ha l'obbligo politico e morale di rispondere, l'aspetto giuridico riguarda le sedi giudiziarie e non riguarda no".

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