Giorgia Meloni chiude la campagna per le Europee: “Contro di noi odio, sgambetti e trame nell’ombra”
Si è chiusa con un comizio a piazza del Popolo la campagna elettorale di Fratelli d'Italia – e soprattutto di Giorgia Meloni – in vista delle elezioni europee della settimana prossima. La presidente del Consiglio ha preso la parola dopo gli interventi dei vertici del partito, su un palco coperto dal suo nome scritto a caratteri cubitali, e davanti a una piazza non proprio piena: "Questa piazza racconta la differenza tra la nostra gioia e la rabbia e l'odio dei nostri avversari. Promettetemi che il nostro motore sarà sempre l'amore e non l'odio, costruire e non distruggere, che non diventeremo mai come loro", ha esordito la presidente del Consiglio.
Meloni ha ribadito ancora una volta l'immagine di un governo solo contro tutti: "Noi siamo qui per lasciare questa nazione in condizioni migliori di come l'abbiamo trovata, costi quel che costi. E costerà tanti colpi bassi, sgambetti, trame nell'ombra. Perché le forze della conservazione dello status quo, quelle che per decenni hanno bivaccato sulla pelle degli italiani grazie a una politica debole e accondiscendente, ci stanno organizzando e faranno tutto per impedircelo. Ma noi siamo dalla parte giusta della storia, e chi è dalla parte giusta della storia non deve temere nulla".
La presidente del Consiglio ha parlato della riforma sul premierato, che "procede in Parlamento nonostante Pd e Movimento 5 stelle stiano facendo un'opposizione che non hanno riservato a nessun altro provvedimento di questo governo: è perché non gli va giù che siano gli italiani a decidere chi governa", ha detto. "Vogliono che a decidere sia il Palazzo, e bisogna capirli: altrimenti come avrebbe fatto il Pd a governare quando perdeva le elezioni, o Giuseppe Conte a diventare presidente del Consiglio".
Con il suo governo, ha insistito Meloni, "c'è un'Italia seria, con la schiena dritta e la testa alta, che difende il proprio interesse nazionale e che costruisce pace, dimostrando fermezza. La pace si costruisce con la deterrenza, non con la vigliaccheria, che è il più forte incentivo possibile per nuove invasioni e nuove guerre".
Continuando ad attaccare le opposizioni, ha detto: "Ora il nuovo sport nazionale della sinistra è dipingere l'Italia come una nazione nella quale i diritti vengono negati, lo Stato di diritto è praticamente sospeso". Poi ha citato il candidato presidente della Commissione europea dei Socialisti e democratici, Nicolas Schmit: "Qualche giorno fa ha detto che i Conservatori europei non sono una forza democratica. Quindi io, che guido il governo italiano grazie al voto degli italiani, non sarei una leader democratica. Chiedo pubblicamente a Elly Schlein se condivide o no queste parole. Ma non scappi anche questa volta: Elly è una domanda semplice, condividi sì o no che io non sia una leader democratica? Non scappare anche stavolta, per favore rispondi alla domanda".
"E se non sono un leader democratico, cosa sono? Un dittatore? E se sono un dittatore, cosa si fa, la lotta armata per depormi? Sono dichiarazioni deliranti di chi per raggranellare voti scherza con il fuoco". E ancora: "Cosa accadrebbe, signor Schmit, se qualche fenomeno dovesse prenderla sul serio e passare alle vie di fatto? Voi fornite alibi agli estremisti per avvelenare le nostre democrazie con l'odio politico, è vergognoso".
La presidente del Consiglio è tornata anche sul caso degli insulti scambiati con il presidente campano De Luca: "Una donna che viene insultata deve difendersi o no? Deve reagire o sottomettersi? Fatemi capire il vostro femminismo. Noi siamo abituati a non abbassare la testa, a non subire. Io sono una donna e ho il diritto di difendermi, sono capace di difendermi. Eccola la parità, ecco l'orgoglio femminile". E sull'accusa di monopolizzare la televisione pubblica: "Il problema per loro non è TeleMeloni è che non c'è più TelePd, ma noi abbiamo promesso che avremmo riportato il pluralismo in questa nazione, e lo faremo anche se vi stracciate le vesti".
"L'Europa potrà continuare ad accettare la cancellazione della nostra cultura e la rimozione dei nostri simboli identitari, oppure potrà valorizzare le nostre radici comuni e difendere la nostra civiltà dal relativismo e dall'islamizzazione strisciante. Potrà continuare a spingere verso l'indottrinamento gender nelle scuole, o smettere di picconare l'istituto fondamentale della famiglia. Dipende da voi, è un referendum tra due visioni opposte di Europa. Qui si fa la storia", ha concluso Meloni.