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Il ministro Giorgetti presenta la Nadef: “Con inflazione e recessione rischiamo un incubo”

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, presenta la Nadef e spiega le intenzioni del governo nella prossima manovra: almeno 21 miliardi per l’energia, fine del superbonus 110%, mentre la flat tax si può fare. L’inflazione aumenta i costi, soprattutto per le pensioni.
A cura di Luca Pons
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Il governo interverrà questa settimana per tamponare gli effetti della crisi energetica, mentre con la legge di bilancio si prevedono interventi forti su gas e inflazione. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, lo spiega presentando la Nadef – nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, il quadro economico su cui si basa la legge di bilancio – a deputati e senatori.

Confermate le prospettive negative per l'economia italiana nel 2023, nonostante un risultato inaspettatamente positivo nel periodo luglio-settembre di quest'anno. Già alla fine di quest'anno, infatti, le attività produttive vedranno un rallentamento, e per l'anno prossimo la stima sulla crescita del Pil passa da +0,6% a +0,3%.

"Rischiamo di avere inflazione e recessione, un incubo che potrebbe diventare realtà", commenta Giorgetti. Proprio a causa dell'aumento dell'inflazione, tra le altre cose, crescerà la spesa per le pensioni: per adattarsi, lo Stato dovrà spendere 7,1 miliardi di euro in più nel 2024 e 5,6 miliardi in più nel 2025. Tra il 2022 e il 2025, le pensioni richiederanno oltre 50 miliardi di euro. Giorgetti firmerà oggi un decreto per adeguare la spesa alla nuova situazione economica e demografica, secondo i più recenti dati Istat.

"Mentre i pensionati hanno assicurato per legge il recupero, c'è la volontà di intervenire e destinare le risorse per il recupero del potere di acquisto dei lavoratori", spiega il ministro. È un tema che sarà in discussione nell'incontro con i sindacati di oggi pomeriggio: l'inflazione porta una perdita del potere d'acquisto e questa "va recuperata".

Domani, invece, il Consiglio dei ministri riunito discuterà il prossimo decreto legge. Giorgetti anticipa che i 9 miliardi di euro "lasciati" dal governo Draghi saranno usati per intervenire sul caro energia: confermati i crediti d'imposta per le imprese, che poi continueranno anche per i primi mesi dell'anno prossimo, e prorogato anche il taglio delle accise sul carburante, fino al 31 dicembre. Si sta studiando, in più, anche una misura per rateizzare i pagamenti dell'energia elettrica.

Rivedendo le stime su quanto lo Stato dovrà indebitarsi, poi, il governo avrà a disposizione circa 21 miliardi di euro per il 2023, da destinare con la legge di bilancio al contrasto della crisi energetica. Oltre ai crediti d'imposta per le aziende, si prevede di prolungare il bonus sociale per tagliare le bollette di elettricità e gas a chi è economicamente svantaggiato. Per quanto riguarda l'energia, al di là degli interventi nazionali "una politica comune dell'Europa sull'energia è urgentissima", commenta Giorgetti.

Tra le proposte per regolare il prezzo del gas con la legge di bilancio ci sarebbe "quella che la Commissione europea sta studiando": prevedere una tariffa agevolata per una certa quantità di gas, decisa sulla base di quanto si è consumato in media negli ultimi anni, e un prezzo invece ‘libero' per la quantità in eccesso. Questo servirebbe anche a "orientare decisioni di risparmio" da parte dei consumatori, secondo il ministro, cioè sarebbe un incentivo a consumare meno gas per restare nella media.

Confermate le intenzioni del governo anche sull'innalzamento della soglia per le partite Iva che vogliono accedere alla flat tax e sulla cosiddetta flat tax incrementale, oltre che sulla ‘tregua fiscale‘. Per quanto riguarda il superbonus 110%, invece, secondo Giorgetti per mantenerlo così com'è servirebbe un aumento delle tasse tra gli 8 e i 10 miliardi all'anno fino al 2026, quindi "sarà rivisto in modo selettivo, perché il governo non ritiene equo destinare una così ingente massa di risorse ad una limitatissima fetta dei cittadini". Ci sarà, comunque, una "fase transitoria".

Nel prossimo anno, il governo dovrà affrontare anche molte delle scadenze del Pnrr, considerato uno strumento fondamentale per portare alla crescita economica il Paese. Il Piano, però, deve essere rivisto, spiega Giorgetti: con una "discussione in sede europea" si dovrebbe aggiornare, perché "a quadro normativo attuale il piano così come approvato non si riesce a fare nei tempi previsti". Questo è dovuto al fatto che "alcuni costi e previsioni di spesa non sono assolutamente attuali".

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