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Gimbe: “Non possiamo aspettare che si diffonda variante Delta per agire, servono misure tempestive”

“Al momento attuale tutti i dati dimostrano una bassa circolazione del virus, ma non è accettabile una gestione “attendista” della variante Delta. Bisogna potenziare sequenziamento e contact tracing, attuare strategie di screening per chi arriva dall’estero e accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60”: lo ha detto il direttore della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, nel monitoraggio settimanale sull’andamento dell’epidemia di coronavirus in Italia.
A cura di Annalisa Girardi
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Sono sempre meno i nuovi contagi di coronavirus nel nostro Paese. Così come è in diminuzione la pressione sugli ospedali, specialmente grazie alla vaccinazione della popolazione più anziana e dei fragili. Le forniture di dosi del secondo semestre chiudono però in negativo rispetto ai piani e le somministrazioni rallentano: ci sono circa 3 milioni di dosi rimaste in frigo e circa 2 milioni e mezzo di over 60, quindi persone comunque a rischio di sviluppare la malattia in forma grave e di essere ricoverate, non hanno ancora ricevuto una dose. Nel frattempo preoccupa la diffusione della variante Delta. È questo il quadro fotografato dalla fondazione Gimbe nel suo monitoraggio settimanale.

Nella settimana tra il 16 e il 22 giugno, rispetto a quella precedente, si assiste a una diminuzione sia per quanto riguarda i nuovi casi, sia per i decessi. Così come calano gli attualmente positivi e i pazienti ricoverati. Ecco i dati di questa settimana:

  • Decessi: 221 (-46,2%)
  • Terapia intensiva: -142 (-28,2%)
  • Ricoverati con sintomi: -1.044 (-31,3%)
  • Isolamento domiciliare: -31.756 (-31,1%
  • Nuovi casi: 7.262 (-36,5%)
  • Casi attualmente positivi: -32.942 (-31,1%)
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Calano i nuovi casi e diminuisce il numero di persone testate

"Da 14 settimane consecutive si registra una discesa dei nuovi casi settimanali. Se la costante riduzione del rapporto positivi/casi testati conferma una ridotta circolazione del virus, la progressiva diminuzione dell’attività di testing sottostima il numero dei nuovi casi e documenta l’insufficiente tracciamento dei contatti, cruciale in questa fase della pandemia", commenta il direttore della fondazione, Nino Cartabellotta. Il numero di persone testate si è progressivamente ridotto nelle ultime settimane e nel periodo tra il 12 maggio e il 22 giugno la media nazionale si è attestata a quota 101 persone testate al giorno per ogni 100 mila abitanti. Anche se ci sono evidenti differenze regionali.

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In tutto il territorio si conferma il calo dei nuovi casi settimanali: Gimbe registra anche un incremento percentuale in Liguria e Molise, ma lo classifica come irrilevante. Da 10 settimane, inoltre, sono in costante calo anche i decessi, che nell'ultima settimana si attestano in media a 32 al giorno, rispetto ai 59 della settimana precedente .

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La situazione negli ospedali

"La costante riduzione dei pazienti ospedalizzati ha portato l’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid al 4% sia in area medica che in terapia intensiva, con tutte le Regioni che registrano valori inferiori al 10% e 4 Regioni senza pazienti Covid ricoverati in area critica", spiega Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari a Gimbe. Nel dettaglio, dal picco dello scorso 6 aprile i posti letto occupati da pazienti Covid in area medica sono crollati del 92,2% e quelli in terapia intensiva del 90,3%. Per quanto riguarda invece i positivi in isolamento domiciliare, dal picco dello scorso 28 marzo sono scesi dell'87%. "Gli ingressi giornalieri in terapia intensiva risultano in calo da 3 mesi e la media mobile a 7 giorni è di 11 ingressi/die", aggiunge Marco Mosti, direttore operativo alla fondazione.

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Cosa sta succedendo con la variante Delta

La fondazione Gimbe prende anche in considerazione il rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), per cui la variante Delta è del 40-60% più contagiosa di quella Alfa e determinerà il 70% delle nuove infezioni entro l’inizio di agosto ed il 90% entro la fine di quel mese. Per quanto riguarda la diffusione della variante Delta in Italia, Cartabellotta puntualizza che al momento non ci siano "dati affidabili sulla presenza della variante Delta in Italia" e le "ragionevoli certezze a riguardo" in questo momento sono tre: "Innanzitutto il numero di sequenziamenti effettuati è modesto e notevolmente eterogeneo a livello regionale; in secondo luogo, il contact tracing non è stato adeguatamente ripreso, nonostante i numeri del contagio lo permettano; infine, preoccupa il confronto con quanto sta accadendo nel Regno Unito nonostante sia più avanti sul fronte delle coperture vaccinali: in Italia infatti poco più 1 persona su 4 ha una copertura adeguata, avendo completato il ciclo vaccinale (27,6% rispetto al 46% del Regno Unito), mentre il 26,5% della popolazione ha ricevuto solo una dose (rispetto al 17% del Regno Unito) e il 46% è totalmente privo di copertura (rispetto al 37% del Regno Unito), percentuali preoccupanti considerando la minore efficacia di una sola dose di vaccino nei confronti di questa variante".

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Come sta andando con la campagna vaccinale

Per quanto riguarda invece l'andamento della campagna vaccinale, Gimbe riporta che al 23 giugno risultino consegnate 50.320.824, cioè il 66% di quelle previste per il primo semestre di quest'anno.

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"Rispetto alle forniture stimate nel Piano vaccinale rimarrebbero da consegnare entro la fine del 2° trimestre 25,9 milioni di dosi, il 34% di quelle originariamente previste. Anche non considerando il vaccino di CureVac, che non ha superato con successo i test clinici, è certo che non arriveranno 18,6 milioni di dosi entro fine mese", sottolinea Cartabellotta. Secondo il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, il generale Francesco Figliuolo, a giugno avremo 15,3 milioni di vaccini a mRna: Cartabellotta precisa che allora, considerando che sono già state consegnate 9,43 milioni di dosi di Pfizer BioNTech e 1,27 milioni di Moderna, entro fine mese ne dovremmo ricevere altre 4,7 milioni. Secondo Figliuolo, inoltre, a luglio si potrà contare su 14,5 milioni di dosi a mRna. "Contando dunque su 19,2 milioni di dosi di Pfizer e Moderna nelle prossime cinque settimane la capacità certa di somministrazione è di circa 550 mila dosi al giorno al massimo, stante che nulla sappiamo delle consegne di AstraZeneca e Johnson&Johnson previste per luglio", spiega Mosti.

Ad ogni modo, al 23 giugno il 54% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 27,6% ha completato il ciclo vaccinale. Nell'ultima settimana sono state somministrate 3.751.029 dosi, per la prima volta in calo rispetto alla settimana precedente. Non solo: bisogna anche considerare, sottolinea Gimbe, che ci sono ancora 3 milioni di dosi in frigo. Inoltre, si riduce anche la media mobile a sette giorni dal picco dello scorso 10 giugno.

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La copertura alle fasce più fragili

L'86% degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, anche se con alcune differenze regionali. In Puglia e in Umbria, infatti, si è superato il 90%, mentre la Sicilia rimane ancora sotto quota 75%. Ecco nel dettaglio come stanno andando le somministrazioni per fasce di età.

  • Over 80: 3.883.342 (86,7%) hanno completato il ciclo vaccinale e 307.914 (6,9%) hanno ricevuto solo la prima dose
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  • Fascia 70-79 anni: 2.914.810 (48,9%) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.278.673 (38,2%) hanno ricevuto solo la prima dose
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  • Fascia 60-69 anni: 3.150.738 (42,3%) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.851.868 (38,3%) hanno ricevuto solo la prima dose
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Quanti over 60 non hanno ancora ricevuto una dose

Questo significa che quasi 2,5 milioni di over 60, il 14% del totale, non ha ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino anti-Covid, anche in questo caso con evidenti differenze regionali. Si va dal 25,2% della Sicilia al 8,7% della Puglia.

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"Se al momento attuale tutti i dati dimostrano una bassa circolazione del virus e ed un impatto ospedaliero ormai minimo, non è accettabile una gestione “attendista” della variante Delta, contro la quale occorre attuare tempestivamente le misure raccomandate dall’Ecdc: potenziare sequenziamento e  contact tracing, attuare strategie di screening per chi arriva dall’estero, accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60 e nei fragili, commisurando l’intensità delle misure non farmacologiche di contenimento del contagio alla loro copertura completa", conclude Cartabellotta.

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