Gimbe, le misure restrittive funzionano: contagi e morti in calo ma le terapie intensive sono sature
L'ultimo monitoraggio della fondazione Gimbe dimostra che l'ultima stretta voluta dal governo sta portando buoni risultati nel complesso, anche se rimangono differenze regionali sostanziali. I dati si riferiscono alla settimana 17-23 marzo: si registra un lieve calo dei nuovi casi (-4,8%) anche se la situazione negli ospedali rimane critica.
I nuovi casi passano da 150.033 a 157.677, mentre i decessi scendono da 2.327 a 2.522. Continuano invece ad aumentare i casi attualmente positivi (560.654 vs 536.115), così come le persone in isolamento domiciliare (528.680 vs 506.761), i ricoveri con sintomi (28.428 vs 26.098) e le terapie intensive (3.546 vs 3.256).
In dettaglio, rispetto alla settimana passata:
- Decessi: 2.327 (-7,7%)
- Terapia intensiva: +290 (+8,9%)
- Ricoverati con sintomi: +2.330 (+8,9%)
- Isolamento domiciliare: +21.919 (+4,3%)
- Nuovi casi: 150.033 (-4,8%)
- Casi attualmente positivi: +24.539 (+4,6%)
"Nel pieno della terza ondata – ha detto Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – si intravedono i primi segnali di miglioramento: dopo quattro settimane consecutive si inverte il trend dei nuovi casi settimanali e si riduce l’incremento percentuale dei nuovi casi". Ma come dicevano il dato nazionale risente di situazioni regionali molto eterogenee: infatti, in 10 Regioni l’incremento percentuale dei nuovi casi è ancora in crescita e in 14 Regioni si amplia il bacino dei casi attualmente positivi. "Per la maggior parte delle Regioni – spiega ancora Cartabellotta – è evidente la netta correlazione tra variazione
percentuale dei nuovi casi e il “colore” delle Regioni di 3 settimane fa".
Come si vede nelle Regioni che erano in zona rossa o arancione o hanno adottato restrizioni mirate, la variazione percentuale dei nuovi casi è in riduzione: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Molise, P.A. Bolzano, P.A. Trento, Umbria. Viceversa, lo stesso dato è in aumento in Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto, che 3 settimane fa erano in area gialla o bianca. La situazione di Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Toscana è di più difficile interpretazione, dimostrando che altri fattori (es. intensità dell’attività di testing, rispetto delle misure individuali) influenzano la curva dei contagi.
"Nonostante la lieve flessione della curva dei contagi – commenta Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – peggiora la situazione sul versante ospedaliero, anche perché la terza ondata è partita da un “altopiano” molto elevato di posti letto occupati". Infatti, a livello nazionale entrambe le soglie di allerta di occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid in area medica (>40%) e in terapia intensiva (>30%) sono superate: rispettivamente 43% e 39%. Superata la soglia d’allarme in 10 e 12 Regioni rispettivamente per l’area medica e per le terapie intensive, che in 5 Regioni hanno una saturazione ≥40% (Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Abruzzo, Toscana) e in 5 ≥50% (Marche, Lombardia, P.A. Trento, Piemonte, Emilia-Romagna). "Su questo fronte – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – è incoraggiante la frenata dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: la curva della media mobile a 7 giorni dopo 4 settimane di incremento si è appiattita".