Gimbe dice che per evitare il lockdown bisogna chiudere Comuni e Province
La Fondazione Gimbe non ha dubbi: non si può più rimandare il varo di nuove misure restrittivi. Le nuove varianti si fanno sempre più minacciose, e non si può pensare in questo momento alla riapertura indiscriminata dei ristoranti la sera, e alla ripartenza su tutto il territorio nazionale di palestre, cinema e teatri. L'ultimo monitoraggio Gimbe non è affatto rassicurante. Dopo 4 settimane di stabilità nel numero dei nuovi casi di Covid-19, nella scorsa settimana si registra "un'inversione di tendenza con un incremento che, a livello nazionale sfiora il 10%, segno della rapida diffusione di varianti più contagiose". Non c'è altro da fare se non individuare tempestivamente Comuni o Province dove attuare nuove zone rosse.
Inoltre in 41 province l'incremento dei nuovi casi è superiore al 20%. Scendendo nel dettaglio, nella settimana 17-23 febbraio 2021, rispetto alla precedente, si nota un incremento dei nuovi casi (92.571 rispetto a 84.272, pari a +9,8%), a fronte di un numero stabile di decessi (2.177 rispetto a 2.169). In lieve riduzione, invece, i casi attualmente positivi (387.948 rispetto a 393.686, pari a -1,5%), le persone in isolamento domiciliare (367.507 rispetto a 373.149, pari a -1,5%) e i ricoveri con sintomi (18.295 rispetto a 18.463, pari a -0,9%); si osserva anche un aumento dei ricoveri in terapia intensiva (2.146 contro 2.074, pari a +3,5%).
"L'incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è l'indicatore più sensibile per identificare le numerose spie rosse che si accendono nelle diverse Regioni".
In particolare, nella settimana 17-23 febbraio in ben 74 province su 107 (68,5%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in 41 Province; in 11 Regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in 10 Regioni sale l'incremento percentuale dei casi totali. "Questi dati – commenta Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – confermano che, per evitare lockdown più estesi, bisogna introdurre tempestivamente restrizioni rigorose nelle aree dove si verificano impennate repentine. Temporeggiare è molto rischioso perché la situazione rischia di sfuggire di mano".
La situazione vaccini
Per quanto riguarda la situazione vaccini, ad oggi risulta che solo 3 anziani su 100 hanno completato la vaccinazione anti Covid e "la continua revisione al ribasso delle forniture, in soli 2 mesi, ha quasi dimezzato le dosi previste per il primo trimestre 2021, che sono precipitate da 28,3 a 15,7 milioni".
Secondo Gimbe "una riduzione di tale entità, se da un lato è imputabile ai ritardi di produzione e consegna, dall'altro risente di irrealistiche stime di approvvigionamento del Piano originale". Ma, come mostra la grande differenza di velocità con cui si vaccina nelle varie regioni, è "preoccupante anche la frenata delle somministrazioni", legata a problemi di organizzazione. Al 24 febbraio (aggiornamento ore 8) avevano completato il ciclo vaccinale con la seconda dose oltre 1,34 milioni di persone pari al 2,25% della popolazione, ma con marcate differenze regionali: dall'1,58% dell'Abruzzo al 4,17% della P.A. di Bolzano.
Resta "esigua" la copertura degli over 80: su oltre 4,4 milioni, solo 380 mila (l'8,6%) hanno ricevuto la prima dose e circa 127 mila (il 2,9%) hanno ricevuto anche la seconda. Difficoltà organizzative riguardano anche le vaccinazioni delle altre categorie.
"È stato somministrato – sottolinea Gili – solo il 14% delle dosi di AstraZeneca, destinate a insegnanti e forze dell'ordine". Anche in questo caso, sono notevoli sono le differenze regionali: se Toscana (64%), Valle d'Aosta (41,2%), Bolzano (37,6%) e Lazio (25%) hanno somministrato almeno un quarto delle dosi consegnate da AstraZeneca, 2 hanno somministrato meno dell'1% e 5 Regioni non hanno nemmeno iniziato.
"Dai primi posti in classifica tra i Paesi europei conquistati nella prima fase della campagna vaccinale – precisa Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – l'Italia ha perso numerose posizioni perché non tutte le Regioni erano pronte". Per uscire dalla pandemia, conclude, "è necessario un netto cambio di passo del Governo Draghi".