Gimbe: “Da inizio aprile i ricoveri Covid sono crollati del 70% grazie alla campagna vaccinale”
Continuano a scendere i nuovi casi di coronavirus in Italia. E al tempo stesso crollano anche ricoveri negli ospedali, specialmente nelle terapie intensive. Si tratta di una diretta conseguenza della vaccinazione agli over 70. Tuttavia, tra gli over 60, categoria comunque ad elevato rischio ospedalizzazione, devono ancora ricevere una dose circa 3 milioni e mezzo di persone. Questo il quadro epidemiologico fotografato dalla fondazione Gimbe, che sottolinea inoltre come sia irrealistico pensare che entro fine giugno possano arrivare in Italia oltre 42 milioni e mezzo di dosi.
Gimbe, come ogni settimana, nel suo monitoraggio ha analizzato i dati sull'andamento della situazione epidemiologica in Italia, rilevando un'ulteriore diminuzione dei contagi e dei decessi. Scende il numero di attualmente positivi e cala la pressione sugli ospedali.
- Decessi: 1.004 (-17,4%)
- Terapia intensiva: -366 (-21,7%)
- Ricoverati con sintomi: -2.982 (-25,8%)
- Isolamento domiciliare: -43.815 (-14,5%)
- Nuovi casi: 30.867 (-29,5%)
- Casi attualmente positivi: -47.163 (-15%)
Calano i contagi, ma si fanno anche meno tamponi
"Per la decima settimana consecutiva continuano a scendere i nuovi casi settimanali, in parte per la ridotta circolazione del virus, come documenta la riduzione del rapporto postitivi/casi testati, in parte per la crescente diminuzione dell’attività di testing", ha commentato il presidente della fondazione, il dottor Nino Cartabellotta. Rispetto alla settimana precedente, infatti, si registra un calo del 12,2% delle persone testate, percentuale che sale al 24,9% se confrontiamo il numero di tamponi effettuati con quello di due settimane fa. In generale, comunque, in tutta la penisola si conferma la tendenza in diminuzione della curva dei contagi e ci sono otto Regioni in cui l'incidenza settimanale dei casi è inferiore ai 50 ogni 100 mila abitanti.
"Il trend dei pazienti ospedalizzati continua a scendere in maniera regolare con l’occupazione media nazionale che si attesta al 14% per l’area medica e al 15% per le terapie intensive: tutte le Regioni rimangono sotto le rispettive soglie di allerta del 40% e del 30%", ha spiegato Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari. Mentre Marco Mosti, direttore operativo a Gimbe, ha aggiunto: "Anche gli ingressi in terapia intensiva continuano a diminuire: la media mobile a 7 giorni questa settimana si è ulteriormente ridotta attestandosi a 57 ingressi/die".
L'impatto dei vaccini sulla curva
"Se le curve dei ricoverati nei reparti di area medica e terapia intensiva stanno scendendo più velocemente grazie all’effetto delle coperture vaccinali nelle classi di età più avanzate, quella delle persone in isolamento domiciliare, in media più giovani, cala più lentamente", ha proseguito Cartabellotta. Dal picco del 6 aprile i posti letto occupati in area medica sono scesi da 29.337 a 8.557 (-70,8%), e quelli in terapia intensiva da 3.743 a 1.323 (-64,7%), le persone in isolamento domiciliare dal picco del 28 marzo sono passate da 540.855 a 258.265 (-52,2%). E questo è anche grazie alla campagna vaccinale. Al 26 maggio al nostro Paese sono state consegnate oltre 33 milioni e mezzo di dosi, che però sono pari a poco più del 44% di quelle previste per il primo semestre dell'anno.
"Negli ultimi venti giorni le consegne si sono attestate su valori inferiori a 3 milioni di dosi/settimana: considerato che mancano 5 settimane al termine del 2° trimestre, per rispettare le forniture previste dal Piano vaccinale entro fine giugno mancano ancora 42,6 milioni di dosi", ha aggiunto Cartabellotta.
Il commissario straordinario per l'emergenza, il generale Francesco Figliuolo, ha annunciato che nei prossimi giorni dovrebbero arrivare 8,5 milioni di dosi. Ma secondo Gimbe è irrealistico: in primis bisogna tenere in considerazione le consegne irregolari da parte di AstraZeneca, poi ci sono i ritardi annunciati da Johnson&Johnson che comunque finora ha consegnato pochissime dosi, e infine va ricordato che CureVac (da cui dovrebbero arrivare oltre 7,3 milioni di dosi) non ha ancora presentato all'Ema la domanda di autorizzazione condizionata al commercio.
A chi sono stati somministrati i vaccini
Al 26 maggio ha ricevuto almeno una dose di vaccino il 36,4% della popolazione e ha completato il ciclo vaccinale il 17,9%, anche se permangono alcune differenze regionali.
Anche se ormai praticamente tutte le Regioni stiano utilizzando la quasi totalità di dosi a disposizione, le consegne sono spesso ancora insufficienti per consentire una vera e propria accelerata nelle somministrazioni settimanali, che rimangono pressoché le stesse della settimana precedente, con una media di circa 485 mila inoculazione al giorno.
Per quanto riguarda invece la copertura delle categorie prioritarie, il 78,9% degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, nonostante anche in questo caso con importanti differenze regionali: se Puglia, Veneto, Lombardia, Molise, Provincia autonoma di Trento, Lazio ed Emilia-Romagna superano l’80%, Calabria e Sicilia restano ancora sotto il 70%.
- Over 80: 3.662.072 (82,9%) hanno completato il ciclo vaccinale e 421.570 (9,5%) hanno ricevuto solo la prima dose;
- Fascia 70-79 anni: 1.821.288 (30,5%) hanno completato il ciclo vaccinale e 3.047.328 (51,1%) hanno ricevuto solo la prima dose;
- Fascia 60-69 anni: 1.686.671 (22,9%) hanno completato il ciclo vaccinale e 3.370.777 (45,8%) hanno ricevuto solo la prima dose;
- Soggetti fragili e loro caregiver: a questa categoria sono state somministrate 6.785.309 dosi (ma per questa categoria non sono noti il denominatore totale e la sua distribuzione regionale, né la suddivisione tra prima e seconda dose).
Chi rimane fuori dalla copertura vaccinale
Insomma, come spiega Renata Gili, "oltre 3,7 milioni di over 60 ad elevato rischio di ospedalizzazione e decesso non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino e più precisamente: 7,6% degli over 80 (n. 336.061); 18,4% della fascia 70-79 (n. 1.099.757); 31,3% di quella 60-69 anni (n. 2.306.916)".
"Più in generale, alcune Regioni, piuttosto che utilizzare altre strategie per aumentare la copertura vaccinale degli over 60, stanno ampliando in maniera molto diversificata i target anagrafici con l’obiettivo primario di mantenere elevato il numero delle somministrazioni", ha aggiunto Cartabellotta. Per poi concludere: "Se da un lato il mix tra riaperture graduali, progressione della copertura vaccinale nelle persone a rischio, comportamenti virtuosi della popolazione ed effetto della stagionalità apre la strada a un prudente ottimismo dall’altro è indispensabile rilevare tre criticità nella gestione della
pandemia e della campagna vaccinale. Innanzitutto, i nuovi criteri per assegnare i colori alle Regioni disincentivano la ripresa del contact tracing proprio quando la riduzione dei casi lo renderebbe fattibile; in secondo luogo, la mancata implementazione di strategie vaccinali a chiamata attiva per aumentare la copertura delle fasce più fragili; infine, non è nota la strategia per identificare tempestivamente ogni possibile ripresa del contagio".