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Gimbe: “Calano nuovi casi e decessi, ma attenzione a nuove ondate. Ancora 5 milioni non vaccinati”

Secondo il report della Fondazione Gimbe la pandemia sta arretrando, ma i non vaccinati sono ancora tanti e l’obbligo di immunizzazione per lavorare non ha fatto presa sugli over 50 no-vax.
A cura di Giacomo Andreoli
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Non fa presa più di tanto la stretta sui lavoratori over 50 sui luoghi di lavoro. A certificarlo è Gimbe, nel monitoraggio indipendente di questa settimana. Secondo i tecnici della Fondazione, infatti, nonostante l’entrata in vigore martedì scorso dell’obbligo vaccinale e di Green pass rafforzato sui luoghi di lavoro, nel periodo 9-15 febbraio tra gli ultracinquantenni il numero di nuovi vaccinati è sceso ulteriormente. Si parla solamente di 27.103 persone (-43,8% rispetto alla scorsa rilevazione).

La situazione pandemica, però, è in costante miglioramento, con la quarta ondata che sembra scemare, nonostante siano ancora 5 milioni le persone non vaccinate (a cui ne aggiungono 2 milioni senza dosi, ma appena guarite dal Covid). Diminuiscono infatti i nuovi casi (439.707 contro i precedenti 649.345) e i decessi (2.172 contro 2.587). In calo anche gli attualmente positivi (1.550.410 contro 1.927.800), le persone in isolamento domiciliare (1.533.689 contro 1.908.087), i ricoveri con sintomi (15.602 contro 18.337) e le terapie intensive (1.119 contro 1.376).

«La discesa della quarta ondata – spiega il presidente Nino Cartabellotta – insieme alle elevate coperture vaccinali e all’arrivo della primavera, fanno guardare al futuro con ragionevole ottimismo, al netto di nuove varianti più contagiose o più gravi». Tuttavia, aggiunge, «se da un lato questo permette di allentare progressivamente le restrizioni, dall’altro la consapevolezza della stagionalità del virus impone a Governo e Regioni di utilizzare i mesi di tregua per programmare la campagna vaccinale d’autunno, per evitare nuove ondate di ricoveri e decessi, soprattutto in persone anziane e fragili».

Secondo Gimbe è infatti da tenere in conto, visto le attuali incertezze sulla durata della copertura della terza dose sulla malattia grave, l’eventuale necessità di un nuovo richiamo vaccinale prima del prossimo inverno.

Calano i nuovi casi e le terapia intensive, ma i decessi sono ancora alti

Nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 2.172 (-16%), di cui 184 riferiti a periodi precedenti;
  • Terapia intensiva: -257 (-18,7%);
  • Ricoverati con sintomi: -2.735 (-14,9%);
  • Isolamento domiciliare: -374.398 (-19,6%);
  • Nuovi casi: 439.707 (-32,3%);
  • Casi attualmente positivi: -377.390 (-19,6%).
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«I nuovi casi settimanali – dice Cartabellotta–registrano per la terza settimana consecutiva una netta flessione: sono circa 440 mila con una riduzione del 32,3% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che scende da 87.384 casi del 9 febbraio a 62.815 il 15 febbraio (-28,1%). Un crollo imputabile sia al netto calo dei tamponi, sia alla ridotta circolazione virale che rimane ancora elevata, come documenta la sostanziale stabilità del tasso di positività dei tamponi antigenici rapidi».

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Nella settimana 9-15 febbraio, ad eccezione della Sardegna, in tutte le Regioni si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi: dal -2,3% del Molise al -47,9% della Valle d’Aosta. Scendono da 70 a 14 le Province con incidenza superiore ai 1.000 casi per 100.000 abitanti: Oristano (1.409), Macerata (1.299), Siracusa (1.234), Fermo (1.209), Ascoli Piceno (1.199), Reggio di Calabria (1.176), Bolzano (1.147), Messina (1.115), Lecce (1.108), Sud Sardegna (1.098), Cagliari (1.092), Rieti (1.044), Ancona (1.035) e Ragusa (1.001).

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Scende la pressione sugli ospedali

Si registra un netto calo del numero dei tamponi totali (-27,8%): da 5.690.533 della settimana 2-8 febbraio a 4.108.946 della settimana 9-15 febbraio 2022. In particolare, i tamponi rapidi si sono ridotti del 30,9% (-1.374.828) e quelli molecolari del 16,7% (-206.759). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività dei tamponi molecolari si riduce (dal 16,7% al 12,4%), mentre per gli antigenici rapidi rimane stabile (dal 9,9% al 10,1%).

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«Scende nell’ultima settimana anche la pressione sugli ospedali – spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari di Gimbe – dove i posti letto occupati da pazienti Covid diminuiscono sia in area medica (-14,9%), che in terapia intensiva (-18,7%)». In particolare, in area critica, «dove la discesa è iniziata già da un mese, si passa da 1.717 del 17 gennaio a 1.119 del 15 febbraio; in area medica, invece, l’occupazione scende da 19.913 del 31 gennaio a 15.602 del 15 febbraio».

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Al 15 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 23,8% in area medica e dell’11,6% in area critica. Tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica; ad eccezione di Basilicata, Campania, Lombardia, Provincia Autonoma di Bolzano, Umbria e Veneto, tutte vanno oltre la soglia del 10% in area critica. «Si conferma un ulteriore calo degli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo di Gimbe – la cui media mobile a 7 giorni scende a 80 ingressi/die rispetto ai 99 della settimana precedente».

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Diminuiscono i decessi: 2.172 negli ultimi 7 giorni (di cui 184 riferiti a periodi precedenti), con una media di 310 al giorno rispetto ai 370 della settimana precedente.

Vaccini, ancora 7,1 milioni di persone senza immunizzazione

Quanto ai vaccini al 16 febbraio l’85,3% della popolazione (in 50,53 milioni) ha ricevuto almeno una dose: il dato segna -39.871 rispetto alla settimana precedente in ragione di ricalcoli da parte di Abruzzo (-760) e Friuli-Venezia Giulia (-149.967); l’82,4% (in 48,8 milioni) ha completato il ciclo vaccinale (+270.674 rispetto alla settimana precedente).

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In calo nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (in tutto 1.434.494), con una media mobile a 7 giorni di 204.928 somministrazioni/die: crollano del 40,5% le terze dosi (in tutto 946.929) e del 40,8% i nuovi vaccinati (in tutto 110.791).

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Le coperture con almeno una dose di vaccino sono molto variabili nelle diverse fasce d’età (dal 99,2% della fascia over 80 al 36,1% della fascia 5-11), così come sul fronte dei richiami, che negli over 80 hanno raggiunto l’87,4%, nella fascia 70-79 l’86,1% e in quella 60-69 anni l’82,1%. Nella settimana 9-15 febbraio si registra un ulteriore calo dei nuovi vaccinati: 110.791 rispetto ai 187.037 della settimana precedente (-40,8%).

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Di questi il 41,2% è rappresentato dalla fascia 5-11: 45.618, in ulteriore netta flessione rispetto alla settimana precedente (- 41,7%). Nonostante l’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale e dell’obbligo di green pass rafforzato sui luoghi di lavoro, tra gli over 50 il numero di nuovi vaccinati scende ulteriormente, attestandosi a quota 27.103 (-43,8% rispetto alla settimana precedente). In continuo calo anche le fasce 12-19 e 20- 49. Al 15 febbraio sono ancora 7,1 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui 2 milioni guarite da Covid da meno di 180 giorni e pertanto temporaneamente protette.

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A Bolzano vaccinato solo due under 11 su dieci

Al 16 febbraio nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.104.467 dosi: 1.325.934 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 931.950 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale che si attesta al 36,1% e nette differenze regionali (dal 19,5% della Provincia Autonoma di Bolzano al 52,7% della Puglia).

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Sempre al 16 febbraio sono state somministrate 36.431.086 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 135.276 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 42.518.405), aggiornata all’11 febbraio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’85,7% con nette differenze regionali: dal 80,2% della Sicilia al 91% del Piemonte.

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Capitolo quarta dose. L'Ema ha suggerito di prenderla in considerazione solo per gli immunocompromessi. «Considerato che molti soggetti appartenenti a questa categoria – sottolinea Cartabellotta – hanno ricevuto la terza dose ben oltre 4 mesi fa, l’Aifa e, quindi, del Ministero della Salute dovrebbero pronunciarsi urgentemente in merito».

"Con il booster almeno 81% in meno di possibilità di essere intubato"

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano la riduzione dell’efficacia vaccinale a partire da 3 mesi dal completamento del ciclo primario e la sua risalita dopo la somministrazione del richiamo.

In particolare:

  • l’efficacia sulla diagnosi scende progressivamente dal 63,6% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni
    al 41,7% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 65,7% dopo il richiamo;
  • l’efficacia sulla malattia severa scende progressivamente dall’88,3% per i vaccinati con due dosi entro
    90 giorni all’83,7% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 94% dopo il richiamo.
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Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 47,5-75,7%), ma soprattutto di malattia grave (del 71,7-89,2% per ricoveri ordinari; dell’81,6-93,9% per le terapie intensive) e decesso (dell’83,1-92,7%).

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