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Autonomia differenziata delle Regioni

Gimbe avverte: “Divario tra Nord e Sud in sanità è strutturale, con Autonomia sarà ancora più ampio”

In sanità il divario tra Nord e Sud è diventato strutturale e rischia di farsi ancora più ampio con l’Autonomia voluta dal governo: è l’allarme che lancia la fondazione Gimbe, analizzando l’ultimo monitoraggio dei LEA del ministero della Salute.
A cura di Annalisa Girardi
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Il divario tra Nord e Sud è ormai strutturale. E rischia di diventare ancora più ampio con la riforma sull'Autonomia differenziata. È l'allarme che lancia la fondazione Gimbe che sottolinea come, sebbene sia lo stesso ddl Calderoli ad affermare che i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) debbano essere definiti a livello centrale per garantire su tutto il territorio nazionale un livello di prestazioni minime, ora anche questo principio rischi di venire meno. Il Comitato per l'individuazione dei LEP avrebbe infatti suggerito che non sarebbe necessario definire questi ad alcun livello, né statale né regionale, in quanto già esistono i Livelli essenziali di assistenza (LEA).

LEP e LEA, cosa cambia con l'Autonomia

Il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, denuncia: "Nonostante la definizione dei LEA nel 2001, il loro monitoraggio annuale e l’applicazione di piani di rientro e commissariamenti, di fatto non sono esigibili in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, con grandi diseguaglianze tra Nord e il Sud". Un gap che, secondo Gimbe, è destinato ad aumentare con l'Autonomia.

Dopo l'ultimo Monitoraggio dei LEA del ministero dell Salute, una vera e propria pagella sui servizi sanitari regionali, Gimbe "ha effettuato alcune analisi sia per stimare l’entità dell’attuale frattura Nord-Sud nel garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute e dei conseguenti rischi di questa “sanatoria” proposta dal Comitato LEP, oltre che per valutare la resilienza e la capacità di ripresa dei servizi sanitari regionali nel secondo anno della pandemia", ha spiegato Cartabellotta. Le pagelle del ministero servono per individuare le Regioni "adempienti" e distinguerle da quelle "inadempienti", per cui viene realizzato un piano di rientro. Questo prevede un affiancamento del ministero o un vero e proprio commissariamento della Regione.

Come funziona il nuovo sistema di garanzia dei LEA

Nel 2020 è stato introdotto un nuovo sistema di garanzia per i LEA, che di fatto prevede tre diverse aree:

  • prevenzione collettiva e sanità pubblica
  • assistenza distrettuale
  • assistenza ospedaliera

In ognuno di questi tre ambiti ogni Regione può totalizzare un punteggio da zero a 100: è considerata adempiente se raggiunge almeno 60 in tutte e tre le aree, se invece anche in una sola di queste il punteggio è inferiore, allora risulta inadempiente.

Le pagelle delle Regioni

Nel 2021, rispetto all'anno precedenti, sono aumentate le Regioni adempienti che sono salite da 11 a 14. Sono Abruzzo, Basilicata, Liguria (queste prime tre sono passate da inadempienti ad adempienti) Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto. Quelle inadempienti invece sono: Campania, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano, Sicilia (con punteggio insufficiente in una sola area), Sardegna (con insufficienza in due aree), Calabria e Valle D’Aosta (insufficienti in tutte e tre le aree).

Queste pagelle, sottolinea Cartabellotta, confermano il divario tra Nord e Sud.

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Il divario tra Nord e Sud

Il 2020, primo anno con il nuovo sistema di garanzia per i LEA, è stato anche l'anno dello scoppio della pandemia di Covid. Gimbe ha paragonato i punteggi del 2021 con quelli dell'anno precedente. sottolineando come alcune Regioni – come Lombardia e Liguria – fortemente colpite dalla prima ondata siano riuscite a riprendersi, mentre le Regioni che hanno fatto più fatica a recuperare sono quelle inadempienti del Centro-Sud.

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Cartabellotta quindi conclude: "Il monitoraggio del ministero della Salute 2021 conferma il gap strutturale tra Nord e Sud proprio nel momento in cui il Comitato LEP ritiene che in materia di salute non sia necessario definire i LEP, vista la presenza dei LEA. Questa proposta suggerisce per le maggiori autonomie in sanità una scorciatoia pericolosa, visto che il ddl Calderoli rimane molto vago sul finanziamento oltreché sulla garanzia dei LEP secondo quanto previsto dalla Carta Costituzionale. Considerato che le nostre analisi sull’esigibilità dei LEA confermano anche per l’anno 2021 un enorme gap Nord-Sud, è evidente che senza definire, finanziare e garantire i LEP, le maggiori autonomie in sanità legittimeranno normativamente questa frattura, compromettendo l’uguaglianza dei cittadini di fronte al diritto costituzionale alla tutela della salute e assestando il colpo di grazia al Servizio Sanitario Nazionale".

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