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Giarrusso a Fanpage.it: “Conte ha fatto ottima campagna elettorale, ora non è più subalterno al Pd”

Dino Giarrusso, europarlamentare ex-M5s, sostiene in un’intervista a Fanpage.it che quando ha lasciato il Movimento “era una guerra tra bande”, una vera e propria “succursale del Pd”. Oggi, invece, le cose sono cambiate: “Conte ha recuperato alla grande da quando si è rotta l’alleanza con il Partito democratico”.
A cura di Luca Pons
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Il percorso politico di Dino Giarrusso, europarlamentare, è nato con il Movimento 5 stelle, che poi ha lasciato a maggio di quest'anno. In un'intervista a Fanpage.it commenta così: "Ho lasciato un Movimento 5 stelle che era diventato una succursale sfortunata del Pd. Non era un'alleanza sana, era essere subalterni. In un Comune, Paternò, si era fatta addirittura un'alleanza con Cuffaro – cosa per me inaccettabile – e farla era stata purtroppo il Movimento. Si era ancora al governo Draghi, quando questo era l'opposto di quello che è sempre stato il M5s, e si parlava di abolire o derogare la regola dei due mandati".

Oggi, però, le cose sono cambiate: "Sono molto contento del fatto che queste quattro ragioni non ci sono più e finalmente il Movimento ha capito di non poter essere subalterno al Pd. Tant'è vero che, da quando si è rotta l'alleanza – il Movimento stava all'8% nei sondaggi e il Pd al 25% – il Pd è sceso subito e il M5s è salito subito". Giuseppe Conte ha "fatto un'ottima campagna dal punto di vista mediatico, ha recuperato alla grande". Per questo, se in futuro 5 Stelle e Partito democratico dovessero parlare di alleanza, "non si può fare come si è fatto prima".

Quando Giarrusso se n'è andato, il Movimento "era una guerra tra bande". Conte è diventato il capo di "un Movimento in pezzi. E stava andando ancora più a pezzi: le elezioni anticipate lo hanno salvato, senza di quelle secondo me non ci sarebbe stata una semplice scissione, sarebbe stata un'esplosione".

Per quanto riguarda l'opportunità di tornare nel M5s, Giarrusso è cauto: "Capisco anche che c'è chi dice ‘però Dino Giarrusso ci ha abbandonato, è uscito'. Penso che si capiscano le ragioni profonde. Non ho fatto come Di Maio, non ho portato altri deputati, non ho fatto mai una corrente". Su questo, l'ex pentastellato sostiene che "mi era stato chiesto di farmi una mia corrente all'interno del Movimento, visto che era quello che aveva preso più voti di tutti dopo Di Battista agli Stati generali – ho preso il doppio dei voti di Di Maio – ma non l'ho fatto. Mi era stato chiesto anche di aderire a un'altra corrente. Non l'ho fatto".

Per quanto riguarda l'Europa, invece, per la sua esperienza da eurodeputato, Giarrusso sostiene che in Unione europea quando si parla di crisi energetica "il dibattito naturalmente ferve, ma il problema del Parlamento è che parla molto e decide poco". L'immobilismo del Parlamento europeo sul caro energia si spiega "un po' perché ha una funzione diversa da quello italiano, ma fondamentalmente perché si ha paura ad andare contro determinati poteri consolidati".

Ad esempio, spiega Giarrusso, "bisognava mettere subito un tetto al prezzo del gas, cosa non ancora successa, e bisogna investire subito sulle energie rinnovabili e alternative". In questo ambito l'obiettivo dovrebbero essere dei "contributi importanti per emanciparti davvero, nell'arco di 10-15 anni, dalle fonti fossili – che peraltro importiamo, cosa che causa poi situazioni come la guerra di Russia e Ucraina", in modo da raggiungere "un progresso enorme per i cittadini europei e per l'umanità. Purtroppo in questo l'Europa è un po' timida, perché gli interessi di chi gestisce gas e petrolio sono forti e sono radicati anche nelle istituzioni europee".

L'altro tema che sta concentrando l'attenzione europea è l'invasione russa dell'Ucraina. "L'Europa deve difendere l'Ucraina, ci mancherebbe altro", commenta Giarrusso, anche perché l'Ucraina è senza dubbio "un Paese offeso. Non scherziamo, Putin fa una guerra di invasione, quindi è responsabile oltre che di crimini di guerra, a quanto pare, di una scelta gravissima a livello politico e non solo".

Il problema, però, è che "non si può solo pensare a una corsa all'armamento. Lavoriamo di più con le diplomazie. Le armi non portano pace, portano a un'escalation di guerra che poi porterà prima o poi a un vincitore e uno sconfitto. Oggi sarebbe il momento di cercare un compromesso". Su questo, sostiene Giarrusso, "l'Europa non ha fatto abbastanza".

Tornando in Italia, con i primi passi mossi dal governo Meloni, Giarrusso si augura che "sia leader di una destra moderna. Ha detto di non aver mai avuto simpatie per il fascismo: mi ha ricordato Veltroni quando disse ‘io non sono mai stato comunista' ed era segretario dei Giovani comunisti". In ogni caso, l'eurodeputato si augura che "si prosegua su questa linea dal punto di vista ideologico, anche pensando al 25 aprile, pensando che la Repubblica italiana nasce grazie alla Resistenza".

Meloni ha "un'opportunità che Berlusconi ha sprecato: dimostrare coi fatti di saper governare". Tra le prime iniziative del governo, però, "la proposta sul tetto al contante alzato a 10mila euro mi lascia perplesso, perché vengo dalla Sicilia, dove – come in tante altre Regioni italiane – si usa il contante per aggirare il fisco o per coprire determinate situazioni".

Positive, invece, le intenzioni dichiarate dalla presidente del Consiglio per quanto riguarda il Sud. Meloni ha affermato che va visto come un'occasione di sviluppo, Giarrusso concorda: "Si è scelto scientemente di lasciare il Sud indietro, perché storicamente è stato una cassaforte di soldi e di voti. Se si superasse questo, non solo i cittadini del Sud avrebbero i loro diritti pari a quelli del Nord, ma sarebbe il Nord a guadagnarne tanto, perché avrebbe un nuovo mercato". Nell'ultima legislatura, su questo tema "mi aspettavo un po' di più: cose più concrete per il Sud, che non sono arrivate".

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