Gianfranco Fini torna in tv: “Meloni? L’ho votata, aveva ragione lei. Ha creato la casa della destra”
"Io ispiratore di questo governo? Meloni non ha bisogno di essere ispirata, ma ho già detto di averla votata e lo confermo. Posso dire di avere aperto una rotta e indicato una strada, poi tocca ai giovani percorrerla": così Gianfranco Fini, fondatore di Alleanza Nazionale, ospite del programma Mezz'Ora in Più su Rai 3, commenta il nuovo governo a guida Giorgia Meloni. E, guardando al passato, afferma che la storia sta dando ragione proprio alla leader di Fratelli d'Italia: "Meloni e La Russa dettero vita alla casa della destra, io non ci credevo. Avevano ragione loro, creare il Pdl fu un errore enorme che non perdono a me stesso".
E ancora: "Quando nasce FdI c'era scetticismo totale a destra. Io stesso dicevo ma dove vanno? L'accusa che mi veniva mossa, e oggi dico avevate ragione, era quella di aver posto fine alla destra autonoma. Alleanza nazionale era la casa di chi si ritrova in certe idee in una visione. Quello è il testimone caduto non il fascismo non c'entra nulla".
E parlando di fascismo, si rivolge alla sinistra: "Non può accendere l'interruttore dell'antifascismo solo quando, in modo strumentale, ravvisa un pericolo per la democrazia. Le accuse mosse a Meloni sono risibili. Chiedono da sinistra di riconoscere l'antifascismo come valore? Sì, lo abbiamo detto a Fiuggi e Meloni non si è dissociata". Quindi commenta i titoli usciti oggi sul presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha affermato di non avere alcuna intenzione di sfilare in un corteo il prossimo 25 aprile: "Il titolo su La Russa è forzato – sottolinea Fini – Non andrebbe ai cortei perché si troverebbe quei giovanotti che in nome dell'antifascismo lo hanno minacciarlo di morte. L'antifascismo ha anche delle posizioni antidemocratiche".
Per Fini non solo ci sono posizione antidemocratiche nell'antifascismo, ma oltre a questo servirebbe anche un patriottismo condiviso: "All'antifascismo condiviso dovrebbe corrispondere un patriottismo condiviso", dice. E torna ad attaccare il Pd sulle polemiche in merito al 25 aprile: "Li capisco, stanno ancora elaborando il lutto… forse perché la sconfitta è stata superiore alle attese, forse perché hanno sottovalutato l'avversaria".
Tornando poi a parlare del nuovo governo, Fini aggiunge: "Questo è un governo di destra-centro, questo mette in agitazione gli alleati. Meloni dovrà essere paziente e abile nel tentativo di tenere tutti insieme, nell'ambito di un programma unico e delle risorse disponibili, agendo sulla base di valori condivisi. Do per scontato che ci saranno fibrillazioni".
E ancora: "Il fatto che FdI abbia raccolto più voti di quelli messi insieme da FI e Lega mette in agitazione gli alleati che hanno il diritto di rimarcare la loro identità". Su Silvio Berlusconi, invece: "Ha una fortissima personalità e credo di essere buon testimone al riguardo, lo dico senza acrimonia. Prende atto, anche in modo amaro, che non è più dominus, che il sovrano ha perso lo scettro e per giunta per mano di una donna che da quando era ragazzina ha sempre masticato politica, non un titolo di merito per lui essere professionista della politica".
Tuttavia, prosegue il fondatore di AN, "Berlusconi non è un irresponsabile, basta vedere i ministri di Fi, penso a Tajani, che danno ampia garanzia di continuità nell'azione di governo. Anche perché Berlusconi i sondaggi li guarda, ha capito che alcune fibrillazioni danneggiano soprattutto FI".
Sul programma condiviso e su una serie di temi delicati, Fini avverte: "Attenzione a varare alcuni provvedimenti. Il ministro Roccella, vediamo cosa farà – l'importante è non cambiare la 194 – è una delle parlamentari che promise di promuovere un referendum per abrogare le unioni civili, francamente qualche necessità di dire piano c'è. Su queste questioni, sui diritti civili, il governo farebbe molto meglio a dire che è il Parlamento che si occupi di questo".
Infine, parlando della sinistra, Fini sottolinea come il Pd debba ritrovare la propria identità: "Mentre la destra cerca di avere un'identità, la sinistra è tendenzialmente grigia, non accende più un cuore è prevedibile, scontata. L'identità è il sale della politica. Al Pd dico di avere un po' di verve, un po' di anima, una bandiera da alzare. Cerchi di tornare ad infiammare i cuori delle masse popolari".
Quindi l'ex ministro conclude affermando di non avere alcuna intenzione di tornare in politica: "Non ho alcuna intenzione di tornare in politica, di chiedere tessere. Si può lavorare senza chiedere incarichi".