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Gianfranco Fini: Italia è paese fermo e sfiduciato, alle elezioni con UDC

Un paese “fermo e sfiduciato”, questo il giudizio sulla situazione politica ed economica dell’Italia fatta dal Presidente della Camera in un’intervista per La Repubblica.
A cura di Alessio Viscardi
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Gianfranco Fini

Gianfranco Fini esprime le sue preoccupazioni per un paese “fermo e sfiduciato”. Questa l'amara considerazione rilasciata a La Repubblica dal Presidente della Camera e leader del nuovo gruppo parlamentare di Futuro e Libertà. Dopo un mese dal voto di fiducia alla Camera che ha confermato il Governo Berlusconi, provocando violenti scontri di piazza a Roma, Gianfranco Fini ammette la sconfitta politica del suo progetto in Parlamento, ma si auspica un salto di qualità nelle azioni da intraprendere nei prossimi mesi. Un senso di repulsione per la politica è quello che Gianfranco Fini avverte in tutto il paese, attanagliato da quello che il Presidente della Camera definisce “l'incubo dell'abisso”, dovuto alla lontananza della ripresa economica che permetterà all'Italia di uscire dalla crisi.

Un approccio di “sano realismo” è quello che Fini auspica per le opposizioni parlamentari ed i gruppi di maggioranza. Un approccio che permetta di superare il pessimismo espresso dai partiti di minoranza negli ultimi mesi e che contrasti anche il “tirare a campare” dell'Esecutivo. Il vivacchiare in Parlamento è duramente condannato da Gianfranco Fini, che lo denuncia tanto nelle forze di Governo che in quelle di opposizione. Ci vogliono soluzioni nuove che evitino l'asfissia, una delle quali potrebbe essere la nuova convergenza tra Futuro e Libertà e l'UDC di Pierferdinando Casini.

Le elezioni rimangono una scelta da scongiurare, perché secondo Fini sarebbero rischiose per l'asset internazionale dell'Italia, ma in caso di caduta anticipata dell'Esecutivo il Polo della Nazione, formato da Fli, Udc ed i centristi di Rutelli, si presenterà compatto alle urne.

Gianfranco Fini conferma la fine del bipolarismo all'italiana: alle prossime elezioni ci saranno tre soggetti in campo. Bisogna superare i “vizi del bipolarismo” e sconfessare la politica di tagli scellerati attuata dal Governo. Fini si dice convinto della necessità di avviare un piano di politiche per riformare e rilanciare l'economia italiana, grazie ad una “grande assise” dell'economia e del lavoro che raduni cento “pensatori” in grado di trovare nuove soluzioni a fronte di scenari geopolitici mutevoli come quelli attuali. Sergio Marchionne – conclude il Presidente della Camera – è il segno del ritardo dell'Italia in campo di politiche economiche, ma se fosse un operario, Fini afferma che voterebbe sì al referendum sul contratto di Mirafiori.

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