Gianfranco Fini dice che per la destra è un dovere morale ammettere le responsabilità sul fascismo
Ammettere le proprie responsabilità sul fascismo è stato un dovere morale per la destra italiana. A dirlo è Gianfranco Fini, ex leader del Movimento Sociale Italiano e fondatore di Alleanza nazionale. Ospite del programma BellaMa, in onda questo pomeriggio su Rai 2, l'ex ministro ha parlato delle celebrazioni per la Giornata della Memoria e ha commentato: "Per chi come me è stato il segretario del Movimento Sociale, quindi il capo della destra politica italiana, era un dovere morale chiudere quella pagina in maniera definitiva e ammettere le responsabilità del fascismo. Se uno vuole essere onesto con se stesso e con il passato, deve dire la verità".
Fini, dopo aver più volte sostenuto la propria appartenenza ideologica all'universo fascista, dalla svolta di Fiuggi negli anni Novanta tracciò il percorso di progressivo allontanamento dalla matrice del MSI. E mentre ricopriva la carica di presidente di AN, si recò in viaggio in Israele, dove definì le leggi razziali come il "male assoluto" del ventesimo secolo.
Proprio ricordando quel viaggio, intervenendo a BellaMa Fini ha raccontato: "Le immagini di quel viaggio mi emozionano ancora oggi. Sapendo esattamente quello che è accaduto dal 1938 al 1945 con le leggi razziali, se si ha un minimo di coscienza, ci si deve commuovere".
L'ex presidente della Camera dei deputati ha anche parlato di Giorgia Meloni, ricordando come aveva svolto il ruolo di vicepresidente a Montecitorio: "Non aveva alcuna esperienza, ma studiava. Credo che la grande qualità che abbia quella donna è che quando si sente impreparata, o teme di esserlo, studia. E quindi non improvvisa".
Infine Fini, rispondendo ad alcune domande dal pubblico in materia di Costituzione e riforme, ha parlato della questione dell'Autonomia differenziata, inserita dalla maggioranza nel programma di governo. "Le Le Regioni, che sono state istituite nel 1970, oggi hanno un ruolo molto importante nella vita della Repubblica. Perché non pensare di guardare un po' in Europa, dove per esempio c'è il modello tedesco, che prevede il Bundestag, equivalente della nostra Camera dei Deputati, e poi c'è il Bundesrat, che loro chiamano Camera dei Lander, ovvero delle Regioni. Ovviamente questo è un modello che non può essere trasferito automaticamente in Italia, ma secondo me può funzionare proprio perché portando le istanze regionali al livello più elevato del secondo ramo del Parlamento si garantirebbe forse di più quella coesione nazionale, che è uno dei valori costituzionali che non può mai essere messo in discussione".
Infine, ha concluso: "Il divario tra Nord e Sud è nella logica delle cose, siamo quindi sicuri che dare più potere ad alcune Regioni non significhi aggravare ancora di più quel divario? Secondo me, quindi, un Senato delle Regioni potrebbe essere un buon antidoto".