Guardate bene la foto che vi proponiamo in apertura, perché si tratta di una rarità, un vero e proprio cimelio da conservare. Era il luglio del 2011 e ai deputati toccava l'onore di vedere Nicolò Ghedini e Denis Verdini, insieme nell'Aula della Camera per partecipare ad una lunga sessione di lavoro. E se questa vi sembra un'esagerazione, allora converrà dare uno sguardo dettagliato all'indice di produttività parlamentare stilato da openpolis, che monitora l'attività dei nostri rappresentanti nei due rami del Parlamento. Ghedini, al di là del lavoro nella Commissione Giustizia, vanta infatti il 78,85% di assenze alle votazioni elettroniche, nonché un curriculum in Aula decisamente "interessante" dopo quasi 4 anni di mandato: 0 ddl, 0 mozioni, 0 interprellanze, 0 interrogazioni a risposta scritta come primo firmatario (8 in totale come co – firmatario invece). A fargli compagnia, sempre nella parte bassissima della classifica il collega Denis Verdini, assente il 72,84% delle volte e firmatario di ben 1 disegno di legge (Introduzione dell'elezione diretta del Presidente della Repubblica e della forma di governo semi – presidenziale) e 1 interrogazione a risposta scritta (sui concorsi per l'assegnazione di farmacie). Un ruolino lusinghiero, non c'è che dire, per uno dei più alti dirigenti del Popolo della Libertà (e che non ha neanche avuto incarichi di Governo), ruolo che evidentemente occupa la totalità del suo tempo. Il tridente pidiellino in fondo alla graduatoria è completato da Antonio Angelucci, preceduto dal recordman assoluto in quanto ad assenze parlamentari, quell'Antonio Gaglione che ha pensato bene di rimanere a casa il 93% delle volte.
No al qualunquismo, ma la "rappresentanza dei cittadini" è una cosa seria – Sia chiaro, non ci interessa né fare i moralisti, né mettere alla gogna qualcuno. Anche perché sinceramente, la consultazione degli elenchi di openpolis è un esercizio fin troppo deprimente, con un tasso di assenze elevatissimo e sufficiente a "mettere nei guai qualunque altro lavoratore in qualsivoglia settore". E il punto è proprio questo, giacché l'esercizio della funzione di rappresentanza dei cittadini richiederebbe ben altro impegno, ben altra efficacia e, senza girarci intorno, forse ben altri politici. E' fin troppo semplice trincerarsi dietro "la deriva populista e qualunquista", di cui pure abbiamo ampiamente parlato, ma non altrettanto immediato cambiare abitudini consolidate, cercare di riconquistare la fiducia dei cittadini attraverso il lavoro, l'impegno e l'attenzione ai problemi del territorio. Chi scrive è profondamente convinto che la politica sia un vero "mestiere", complesso e fin troppo esposto, ma non per questo è accettabile che proprio le nostre istituzioni siano specchio fedele di alcuni mali atavici del Paese: lassismo, assenteismo, senso di impunità e scarso senso del dovere, per dirne alcuni. Insomma, io non sceglierei mai di farmi rappresentare da chi salta il 50 – 60 – 70 percento delle sessioni di lavoro, secondo un costume diffuso, a destra, a sinistra, al centro. E probabilmente non lo farebbero neanche Ghedini e Verdini.