Gentiloni: “Isis pronto a colpire ancora, ma ora è in un momento di difficoltà”
All'indomani dell'allarme attentati nelle capitali europee durante le festività natalizie diramato dalle intellingence occidentali, secondo il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, l'Isis sarebbe pronto a colpire ancora nonostante si trovi in un momento "di vera difficoltà militare". In un'intervista rilasciata al quotidiano Repubblica, il titolare della Farnesina ha ricordato che "in Italia come in Europa tutti abbiamo ben chiaro quello che Daesh e i suoi accoliti hanno compiuto e possono compiere. Lavoriamo per la sicurezza, senza lasciarci fuorviare. Sappiamo bene che proveranno a colpire ancora". Per quanto riguarda l'allerta diramata in queste ore, invece, Gentiloni ha precisato che "la polizia austriaca parla di persone che sono state segnalate. Non trasformerei questo in nulla di più o di meno rispetto allo scenario in cui siamo da mesi".
Nonostante il rischio di nuovi attentati, secondo il ministro l'Isis sarebbe in un momento di debolezza. Circostanza confermata anche dal recente messaggio del leader Abu Bakr al Baghdadi. Per Gentiloni, "vuole esibire forza in un momento che invece è di vera difficoltà militare. Dopo aver perso Sinjar, il gruppo terroristico adesso è accerchiato a Ramadi. Certamente Daesh non va sottovalutato, la sfida sarà lunga, ma l'azione della comunità internazionale è diventata più efficace". Per quanto riguarda i 450 nuovi soldati italiani inviati in Iraq, la Farnesina ha precisato che questi "a Mosul non andranno a combattere, ma a proteggere il lavoro di ripristino della diga". L'Italia, comunque, continua il suo impegno per "l'addestramento dei ‘peshmerga' curdi ad Erbil e stiamo addestrando la polizia e le forze di sicurezza che entrano progressivamente nella regione dell'Anbar".
Sulla Siria, infine, Gentiloni ha sottolineato che l'Italia sta "seguendo due esercizi politici molto delicati che si intrecciano le operazioni militari. Il primo tende a mettere d'accordo i Paesi del Gruppo di Vienna su quali siano i gruppi terroristici. Il secondo, coordinato dalle Nazioni unite, deve individuare i gruppi anti-Assad che in gennario dovrano partecipare al negoziato con esponenti del regime siriano. Se effetticamente riusciremo a fare partire il negoziato, scatterà anche un cessate il fuoco che è la prima luce di speranza in quel Paese martoriato da anni di massacri". In Libia, invece, "serve un nuovo passo: la nascita di un governo col massimo del sostegno possibile, dopo l'accordo tra la maggior parte dei libici e il sostegno internazionale".