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Gentiloni: “Intervento in Libia solo con autorizzazione del Parlamento”

In Senato, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferisce in aula circa la situazioni libica. “Il governo non si farà trascinare in avventure inutili e perfino pericolose per la nostra sicurezza nazionale”. L’Intervento militare in Libia? Sì farà solo se la richiesta perverrà da un governo legittimo e il Parlamento lo autorizzerà”.
A cura di Charlotte Matteini
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In Senato, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferisce in aula circa la situazioni libica. "Il governo non si farà trascinare in avventure inutili e perfino pericolose per la nostra sicurezza nazionale. Non è sensibile al rullar di tamburi e a radiose giornate interventiste ma interverrà se e quando possibile su richiesta di un governo legittimo", ha dichiarato Gentiloni, ribadendo la posizione del governo sulla questione. Un intervento militare in Libia è in programma? L'ipotesi non viene totalmente esclusa, ma sembrerebbe attualmente al vaglio dell'Esecutivo, ma "solo su richiesta di un governo legittimo e dopo avere avuto il via libera dal Parlamento". "L'Italia lavora per rispondere ad eventuali richieste di sicurezza del governo libico, nulla di più e nulla di meno, nel rispetto della Costituzione, come ha ricordato qualche giorno fa il presidente del Consiglio".

Gentiloni non reputa l'intervento militare in Libia la soluzione al problema e che in quanto a mezzi italiani, tiene a ricordare che "la Libia è grande sei volte l'Italia e conta 200 mila uomini armati tra milizie ed eserciti". Infine, Gentiloni conclude il suo intervento chiarendo che alcun riscatto è stato pagato per il rilascio dei tecnici italiani sequestrati in territorio libico e che, secondo fonti investigative, il sequestro non sembra essere riconducibile all'Isis.  "Non sono emersi elementi di riconducibilità di formazioni di Daesh. Non è mai giunta alcuna rivendicazione. L'ipotesi più accreditata è quella di un gruppo criminale filo-islamico operante tra Mellita, Zuwara e Sabrata".

Durante la seduta è intervenuto anche il presidente emerito, Giorgio Napolitano: "Lei, Ministro Gentiloni, è giustamente partito dal doveroso richiamo alla vicenda dei nostri tecnici, ma soprattutto ha da quel richiamo tratto spunto per parlarci della presenza dell'Isis in Libia. L'Isis è un gravissimo problema per la comunità internazionale, ma è comunque da affrontare anche sul fronte libico, anche con un intervento militare". "Non si può accettare l'idea che il ricorso alle armi, nei casi previsti dallo statuto delle nazioni unite, sia qualcosa di contrario ai valori e alla storia italiana. E' necessario evitare ulteriori equivoci e prepararci a ciò che dobbiamo fare, in Libia e altrove, per contrastare l'avanzata del terrorismo islamico", ha concluso.

Pierferdinando Casini, concordando con le posizioni di Giorgio Napolitano, ha aggiunto: "Se c'è qualcuno che pensa che la tripartizione della Libia possa essere una soluzione, io invece guardo con grandissima preoccupazione verso questo tipo di accordo, per via delle posizioni di una parte dei paesi dell'area mediterranea che sostengono il generale Haftar".

Il Movimento 5 Stelle, per voce del senatore Vincenzo Santangelo, ha duramente criticato le posizioni del "governo di burattini" e del ministro Gentiloni, sostenendo che la vera strategia militare dell'Italia viene in realtà studiata e prescritta dagli Stati Uniti d'America e che il parlamento italiano, con l'avvento del governo Renzi "imposto da Giorgio Napolitano" è diventato un mero ente notificatore.

Paolo Romani, Forza Italia, annunciando il rimpatrio delle salme di Salvatore Failla e Fausto Piano per questo pomeriggio, si domanda per quale motivo esse abbiano dovuto  affrontare, e con quale autorizzazione, esami autoptici condotti dalle autorità libiche e si augura che i corpi giungano a destinazione senza che ne sia stato fatto scempio. Conclude, in seguito, sostenendo che "le guerre si vincono con un intervento militare mirato, ma anche tagliando il cordone economico" e lancia la stoccata finale: "Io capisco che parlare pubblicamente di alcuni dettagli potrebbe mettere a rischio i nostri connazionali presenti in territorio libico, però l'omissione di verità che è stata fatta questa mattina in quest'aula, penso abbia oscurato e annebbiato ancora di più quello che è successo in questi tragici giorni".

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