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Gandolfini (Family day) contro Renzi su Unioni Civili: “Ce ne ricorderemo al referendum”

Uno degli organizzatori del Family Day contro la decisione del Governo di chiedere la fiducia sulle unioni civili: “Ce ne ricorderemo al referendum sulla riforma della Costituzione”.
A cura di Redazione
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Quella di oggi potrebbe essere una giornata storica per il nostro Paese: la Camera dei deputati dovrebbe dare il via libera definitivo al disegno di legge Cirinnà, che istituisce le unioni civili per le coppie omosessuali. Un provvedimento che l’esecutivo ha scelto di blindare per la seconda volta con la fiducia, tagliando sostanzialmente la discussione parlamentare ed evitando “agguati” in sede di votazione degli emendamenti. La decisione ha suscitato le ire delle opposizioni parlamentari, che non escludono di abbandonare l'Aula e non partecipare al voto di fiducia.

Tale scelta, inoltre, ha acuito la tensione col mondo cattolico, già molto critico con il merito del disegno di legge. Una posizione portata alle estreme conseguenze da Massimo Gandolfini, portavoce del Family Day. “Renzi va fermato prima che trasformi l’Italia in premieranno”, dice in una intervista a Repubblica, spiegando: “Renzi non è il presidente del Consiglio di tutti gli italiani, ma rappresenta una piccola lobby. Il suo è il governo più antidemocratico della Repubblica. Allora dico alla gente: pensate cosa combinerà domani se al referendum dovesse passare la riforma costituzionale".

Per quel che concerne il merito del disegno di legge Ciripà, il giudizio è, se possibile, ancora più duro:

È una legge anticostituzionale che ha avuto un iter profondamente offensivo dei regolamenti e della Costituzione. Non è mai stata sottoposta a un vero confronto democratico. È stata strappata alla commissione Giustizia del Senato, è stata sostituita dal maxi-emendamento sui cui è stata posta la fiducia a Palazzo Madama. Oggi un nuovo voto di fiducia alla Camera e nessuna discussione su  un provvedimento così delicato, che modifica lo statuto ontologico della famiglia in Italia. Un vero atto di inciviltà democratica e arroganza politica.

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