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Galan (Pdl): sì a nozze gay ma senza la parola matrimonio e senza adozione

La proposta di legge del senatore Pdl che sta trovando sponde anche a sinistra.
A cura di Redazione
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La proposta di Giancarlo Galan, senatore Pdl potrebbe essere accolta con una maggioranza bipartisan. Nel testo è "prevista l'equiparazione al matrimonio per quanto riguarda diritti e doveri, perché i gay devono essere cittadini come tutti, lo dice la Costituzione e le parole di Tancredi a Repubblica me lo hanno ricordato e mi hanno commosso" – afferma in un'intervista rilasciata allo stesso quotidiano romano -. L'equiparazione con le nozze etero avrebbe due sostanziali riduzioni rispetto ai unioni eterossessuali: la prima è l'omissione della parola "matrimonio" dal ddl, la seconda l'impossibilità a ricorrere a qualsivoglia forma di adozione. "In un primo momento le avevo messe nel testo, poi ho pensato: già ci saranno contestazioni, meglio non rischiare di far saltare tutto". Su una cosa però non ha dubbi: "Gli omosessuali sono genitori capaci e attenti come gli altri e in tempi brevi vanno garantiti come i loro figli". Galan spiega come nel Pdl i favorevoli al testo siano "oltre a Berlusconi ci sono Carfagna, Ravetto, Bondi", mentre la Santanché è favorevole "ai diritti dei singoli, ma non di coppia" e Fioroni è "contrario ai matrimoni e alle adozioni da parte dei gay. La costituzione dice che i figli devono avere un padre e una madre".

Un testo composto da 32 articoli, come quelli che regolano oggi le nozze tra eterossesuali, "perché è ora che i gay siano cittadini italiani a pieno titolo, vedano riconosciuti i diritti civili garantiti dalla nostra Costituzione, un testo che vieta la discriminazione". Niente matrimonio, dunque, ma "unione omoaffettiva", definita come un accordo tra due persone dello stesso sesso per regolare i rapporti personali e patrimoniali della loro vita in comune. Unione contratta davanti ad un ufficiale di stato civile che non può rifiutarsi di "sposarli", pena l'accusa di omissione di atti di ufficio. E' prevista una vita "in buona fede e correttezza", collaborando "in ragione delle proprie capacità e personalità", anche dal punto di vista economico. L'articolo 15 equipara la persona che ha contratto un'unione omoaffettiva al coniuge etero, e quindi gli riconosce la legittima e il diritto di continuare a vivere nella casa comune. "Troppo spesso non accade: basti vedere cosa è successo al compagno di Dalla, cacciato di casa come se fosse un estraneo. Una cosa indegna" ha concluso Galan.

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