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Gaia ha 11 anni e da due anni non può andare a scuola: di chi sono le responsabilità?

Partiamo da qui: non è colpa degli extraterrestri, della sfortuna o del tempo atmosferico, se Gaia da due anni non può andare a scuola.
A cura di Saverio Tommasi
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Gaia, 11 anni e senza scuola da due, con sua nonna Olimpia
Gaia, 11 anni e senza scuola da due, con sua nonna Olimpia

Gaia ha 11 anni e senza un infermiere non può andare a scuola. La situazione è paradossale perché per legge Gaia ha l'obbligo scolastico ma senza infermiere le viene impedito (giustamente, perché sarebbe in pericolo di vita) l'accesso a scuola.
Vi avevo raccontato la storia di Gaia con un video, qualche giorno fa, e ora proveremo insieme a tracciare ogni singola responsabilità di questa situazione che va avanti da oltre due anni, cioè quasi mille giorni per Gaia senza formazione scolastica e contatto con gli amici e le amiche di scuola.

Partiamo da un luogo geografico: siamo a Torrimpietra, Comune di Fiumicino, provincia di Roma. Praticamente il cuore dell'impero, non si tratta neanche di un disabitato paesino montano a duemila metri di quota, per dire. Non che in quel caso sarebbe tollerabile, ma forse più comprensibile. Qui no, siamo a pochi chilometri dal Parlamento italiano.
Tutte le parti istituzionali in causa sono d'accordo (così sembra) sul fatto che Gaia dovrebbe avere un infermiere per 14 ore al giorno, cioè come nel suo caso è previsto dalla legge, né più né meno. E che questa situazione di scuola negata sia ingiusta e insostenibile.
Dunque tutto bene? Direi invece piuttosto tutto male, perché da queste dichiarazioni di principio non ci siamo mossi, e Gaia non può ancora frequentare la scuola.

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Tutti sono d'accordo, dicevo, nel ritenere un abuso negare la scuola a una bambina di 11 anni, ma di qualcuno le responsabilità saranno, dico bene o dico giusto? Proviamo dunque a individuare queste responsabilità, facendo però prima un passo indietro.

Quando un paziente "ad alta intensità" (questa è la dizione ufficiale) viene dimesso dalla sua vita ospedaliera (solitamente dopo mesi o addirittura anni), viene dimesso in modo protetto, cioè con la previsione di un'assistenza. Il tipo di assistenza viene deciso dall'ospedale al momento delle dimissioni, in accordo con il distretto sanitario di appartenenza, cioè la Asl.
Le modalità di assistenza sanitaria vengono ufficializzate con il cosiddetto PAI, che sta per "Piano assistenziale individualizzato", e ogni paziente ha ovviamente il suo in base alle esigenze individuate dall'ospedale.
Il PAI prevede dunque il tipo di assistenza o di riabilitazione necessaria per la persona, e preventiva gli ausili necessari, cioè il materiale occorrente per la gestione quotidiana (dalle fasce agli aspiratori, sonde, cioè tutto quello che necessita e le quantità relative).

La responsabilità dell'attuazione del PAI è dunque direttamente del Distretto sanitario, a capo del quale troviamo il direttore sanitario di quel Distretto, e dunque la Regione Lazio in questo caso.
Però la Regione, tramite il Distretto sanitario, non indirizza ad esempio gli infermieri, ma per farlo si appoggia a delle cooperative, incaricate dallo stesso Distretto di trovare il personale necessario. In questo caso, però, l'infermiere per Gaia non si trova e lei dunque non può andare a scuola. Riassumendo: è la cooperativa che dovrebbe trovarlo, che però poi va dalla Asl (dunque dalla Regione) e immagino una scena del tipo: alzano le braccia e dicono "non lo abbiamo trovato, ci dispiace".
E come ha risposto fino a oggi il Distretto sanitario a questa mancanza? Niente, non ha risposto niente, salvo concordare che così non può andare bene. Ma a forza di dire "non va bene, questa situazione è insostenibile" sono passati oltre due anni, e dunque ormai da quasi mille giorni Gaia non è potuta tornare a scuola.

Perché la cooperativa non trova un infermiere? Da una parte sembra esista una scarsità di infermieri, così si dice nel settore. La presunta scarsità di infermieri può essere data da vari motivi, alcuni anche comprensibili e altri ovviamente meno: tagli economici alla sanità, ma anche maggiori assunzioni negli ultimi tre anni da parte degli ospedali e abbastanza ovvia ricerca da parte degli infermieri di situazioni lavorative più stabili e remunerative di quelle che trovano all'interno di una cooperativa; fra i motivi di difficoltà nel reperimento di un infermiere, probabilmente, anche la situazione di Gaia valutata più complessa di altre nella sua gestione.

Vi sono poi delle questioni aperte con la scuola che Gaia dovrebbe frequentare: la Dirigente scolastica si è dimostrata con me dispiaciutissima quando l'ho intervistata, e nella sostanza in attesa di Gaia, però la nonna di Gaia (a cui Gaia è affidata), racconta ancora oggi di non averla mai né sentita, né vista.
"Io la Dirigente l'ho vista nel video che le hai fatto tu, non mi ha mai chiamato, non ha mai chiamato neanche Gaia". E che non conoscesse Gaia al momento del video, e neanche le patologie che l'accompagnano, è cosa certa perché lei stesse mi chiese di poter vedere qualche immagine di Gaia, e che tipo di problemi l'accompagnassero.
Alla luce di questo assume contorni reali la considerazione della nonna di Gaia secondo cui la scuola potrebbe fare qualcosa di più per sanare questa ingiustizia, la nonna di Gaia si immagina ad esempio che la Dirigente scolastica potrebbe andare a trovare a casa Gaia, oppure potrebbe mandare lettere ufficiali al Distretto sanitario. Al momento del mio incontro con la Dirigente scolastica, ricordo che l'idea di aprire "un tavolo a tre", fu tra le sue idee, ma evidentemente ancora non ha avuto seguito, perché una delle tre parti da coinvolgere (la nonna di Gaia) afferma di non averla ancora mai né vista né sentita.

La questione è semplice: c'è una minorenne che da due anni non può andare a scuola, e questa non può essere considerata una situazione normale, gestibile in situazione ordinaria, come potrebbe essere un mobile ammaccato o un libro che non si trova più in biblioteca. Non basta guardarsi intorno e dire "non lo vedo, non c'è".

Esiste poi un'altra figura di riferimento: la Garante per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del Comune di Fiumicino, dove risiedono Gaia, sua sorella e sua nonna.
Non è a lei imputabile direttamente la mancanza di assistenza infermieristica, "però" – ha aggiunto la nonna di Gaia "nel suo territorio di competenza stiamo assistendo a una violazione dei diritti fondamentali di una bambina, evidentemente anche lei ha delle colpe almeno politiche, sociali".

Intanto oggi è venerdì, è terminata una nuova settimana e anche questa settimana Gaia non ha potuto iniziare la scuola, come sarebbe  diritto suo e di tutte le altre bambine e bambini della sua età.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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