“Gadget con Mussolini e Hitler sono apologia del fascismo”: proposta dell’Emilia Romagna
In Emilia Romagna vendere e diffondere magliette, accendini, tazze e souvenir vari con le facce di Mussolini o Hitler potrebbe essere considerato apologia del fascismo. Una risoluzione votata in Regione da Pd, Sel e AltraEr vuole estendere questo reato "anche alla vendita e diffusione di gadget con immagini del regime fascista e nazista". Contrari i gruppi di Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d'Italia; il Movimento 5 stelle si è invece astenuto.
Quello che chiede la risoluzione è che la giunta regionale intervenga "nelle sedi opportune" per estendere l'apologia di fascismo anche alla diffusione di souvenir del duce, inserirlo nel codice penale "consentendo così la repressione dei reati legati alla riproduzione di atti, linguaggi e simboli del nazifascismo". Secondo la consigliera del Pd Nadia Rossi, prima firmataria dell'atto, è importante "dare un segnale contro la banalizzazione della storia e del male rappresentato dal totalitarismo fascista, perché la memoria non può venire offuscata da mere logiche commerciali". Il consigliere leghista Massimiliano Pompignoli, invece, sostiene che la risoluzione ""utilizza l'estensione del reato di apologia di fascismo come pretesto per colpire i commercianti di Predappio che vivono del commercio di gadget". Dello stesso avviso anche l'esponente di Fdi-An Tommaso Foti, per cui l'atto potrebbe "ispirare ordinanze di divieto da parte di taluni sindaci che possono compromettere il commercio di cimeli e pubblicazioni dell'epoca fascista in mercatini di antiquariato".
L'anno scorso il sindaco di Rimini aveva fatto una richiesta simile, dopo la denuncia di due turisti americani di fede ebraica che avevano trovato in un negozio di souvenir alcune bottiglie con la faccia di Mussolini o di Hitler. Lo scorso gennaio, invece, il deputato Pd Emanuele Fiano aveva depositato alla Camera una proposta di legge per equiparare il commercio di questi oggetti all'apologia del fascismo. Il disegno prevedeva l'intorduzione "dell’articolo 293 bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista" con pena la reclusione da sei mesi a due anni, per "delineare una nuova fattispecie che consenta di colpire solo alcune condotte che individualmente considerate sfuggono allenormative vigenti".