G20, Renzi: “Pronti a usare il pugno duro con chi non rispetta le nostre leggi”
Sul tema della lotta al terrorismo "bisogna parlare chiaro: è un problema che non si risolve con uno schiocco delle dita, è il più grande tema del nostro tempo, occorre un approccio comprensivo". Al termine del G20 di Antalya in Turchia, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha richiamato a un approccio unitario. "Mi pare importante – ha sottolineato dopo il colloquio bilaterale avuto con il presidente Putin durante il vertice – che il principio italiano, che era quello di riportare anche la Russia al tavolo, sta dando risultati. Non significa delegare alla Russia, ma in collaborazione con gli Usa e le potenze dell'area riuscire ad avere come europei una strategia seria".
La sfida al terrorismo, ha aggiunto Renzi, "è grande e drammatica. I terroristi stanno colpendo i luoghi simbolo della nostra identità: un museo a Tunisi, un'università in Kenya, una scuola in Pakistan e a Parigi un teatro, dei ristoranti e uno stadio. Puntano a farci paura, disintegrando le nostre basi d'identità. Chi propone soluzioni semplicistiche al più grande tema del nostro tempo offre solo illusioni agli italiani e agli europei".
Riguardo l'Italia, il presidente del Consiglio ha ricordato che il nostro paese è pronto ad accogliere, ma "gli italiani sappiano che siamo capaci di usare il pugno duro contro chi non rispetta le leggi del nostro paese: l'Italia ha espulso in un anno 55 persone sospettate di essere estremisti". Strategia vincente è puntare sull'integrazione: "Credo che sia fondamentale il lavoro che può fare l'islam moderato, gli operatori scolastici. Bisogna investire nelle periferie. È fondamentale che la musica aiuti a essere elemento di unione".
Renzi ha poi spiegato che durante il Quint – l'incontro tra Stati Uniti, Francia (rappresentata dal ministro degli Esteri Laurent Fabius), Germania, Gran Bretagna e Italia – si è parlato di Libia. "È importante – ha detto il premier – che nell'incontro con Obama sia stata evidenziata la situazione della Libia perchè è il simbolo di come le cose non devono andare". Nel paese del nord Africa, "si sono fatti raid e non si è costruita una strategia. E da quattro anni la Libia è terra di nessuno. Serve una strategia, ci siamo e siamo pronti: mi fa piacere che ci sia grande condivisione nella comunità internazionale".