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Fumata nerissima, per la politica e per il Paese

Trattative, inciuci, strategie, ribaltoni: possibile che anche il primo giorno della nuova legislatura debba aprirsi con la replica del peggior parlamentarismo da Prima Repubblica? E intanto, diciamolo a bassa voce, il Paese avrebbe bisogno di risposte. E certezze.
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Se la risposta non fosse più scontata della domanda, verrebbe davvero voglia di capire se fossero necessarie migliaia di schede bianche per certificare il fallimento della politica. Fatto sta che la diciassettesima legislatura si apre nel peggiore dei modi, nel solco delle esperienze precedenti: con un mare di foglietti bianchi a certificare la resa, a sigillare il fallimento delle trattative, a ratificare l'ingovernabilità del paese. Intendiamoci, il punto non è tanto la constatazione della necessità di trovare un compromesso fra istanze e desideri diversi (cosa scontata dato il risultato delle elezioni politiche) o di stabilire il criterio per il quale sono necessarie ore ed ore di trattative più o meno alla luce del sole prima di inquadrare la "figura" più adatta a gestire i lavori parlamentari. Tutto sommato, si tratterebbe di una prassi normale, comune anche ad altre esperienze più o meno positive.

Il problema è l'assenza pressocché totale di alternative di senso. Alternative alla replica integrale del peggior parlamentarismo da Prima Repubblica. Quello fatto di Governi a maggioranza variabile, di ribaltoni, compromessi, inciuci e consociativismo. Quello delle trattative ad oltranza, dei tatticismi esasperati e della logica del meno peggio. Cui, paradossalmente, nemmeno il Movimento 5 stelle sembra sottrarsi, con l'ostinazione a rifiutare qualunque forma di dialogo motivata solo e soltanto dalla paura di "sporcarsi, di contaminarsi". E pazienza se alla fine dei conti si tratterà di una enorme occasione gettata al vento. Per Movimento e Paese.

Dunque, fumata nerissima. Perché in gioco vi sono equilibri delicatissimi, si fa per dire. Monti vuole la poltrona di Palazzo Madama per poter gestire un eventuale Governo del Presidente, i bersaniani spingono per Anna Finocchiaro (e per regalare la camera al Movimento 5 Stelle), i franceschiniani vorrebbero la Lanzillotta (Scelta Civica), il Pdl preferirebbe un uomo di garanzia (in vista dell'elezione del Presidente della Repubblica), il M5S non ha intenzione di smuoversi dal nome Orellana. Alla Camera Roberto Fico del M5S ha incassato il sostegno di Vendola e di parte dei democratici, ma i bersaniani si interrogano sul motivo per il quale regalare la poltrona a chi non ha alcuna intenzione di "trattare" su nulla e continua ad usare toni tutt'altro che concilianti (in effetti la domanda avrebbe senso). E l'idea che i democratici prendano atto dello stallo e decidano di forzare la mano, occupando le due poltrone, certificherebbe la fine delle trattative per la gestione "ordinaria" della crisi.

Ah, poi ci sarebbe un Paese da governare, con il debito pubblico ai massimi storici, con una disoccupazione in continua crescita, con i consumi ai minimi: e al summit di Bruxelles ci presentiamo con un Presidente votato dall'8% degli elettori. Ma questo diciamolo a bassa voce, altrimenti passiamo per populisti…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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