Fratoianni incontra Ilaria Salis a Budapest: “È proiettata sul suo futuro fuori dal carcere”
Il segretario di Sinistra Italia, Nicola Fratoianni, ha incontrato Ilaria Salis nel carcere di Budapest dove la donna è detenuta da oltre un anno: "Sono a Budapest, e quello che vedete alle mie spalle è il carcere dove da 16 mesi è rinchiusa in attesa del processo Ilaria Salis e da dove sono appena uscito, dopo averla incontrata finalmente. Non avevo mai avuto occasione di sentirla, di vederla, di parlarle", ha raccontato il leader di Avs in un video condiviso sui social.
I due hanno parlato per un'ora e chiaramente al centro del colloquio c'è stata la candidatura alle elezioni europee: "Ho cercato di raccontarle una campagna elettorale in Italia straordinaria e anche unica: perché è la prima volta che si fa una campagna elettorale con una candidata e capolista che non può materialmente farla. La sta facendo suo padre, la stanno facendo in tanti e tante al suo posto".
E ancora: "Ho trovato una ragazza molto proiettata sul domani, sul futuro, sul suo futuro fuori dal carcere e sulla possibilità di far sì che questa possibilità, di essere parlamentare europea di Alleanza Verdi Sinistra, sia un'occasione per continuare a fare politica e occuparsi delle persone più deboli, e dei diritti di tutti e tutte in Italia e in Europa, e di poterlo fare anche da un'altra prospettiva, con altri strumenti come quelli di una parlamentare europea".
Fratoianni ha poi ribadito che nelle prossime settimane lavorerà "non solo perché Ilaria sia eletta e possa uscire da quella cella, ma anche perché questa elezione sia l'occasione per indicare un'altra Europa, e per dare una speranza a questo Continente".
Sulla denuncia del padre di Ilaria Salis, cioè che alla figlia sia stato negato il diritto di voto, il deputato ha detto: "Mi auguro che il governo trovi le modalità per garantire a Ilaria Salis di poter esercitare il suo diritto di voto, lo chiediamo con grande forza. Ne ho parlato con l'ambasciatore italiano in Ungheria, che dice di essere a disposizione con la struttura consolare e con l'ambasciata per provare a organizzare il voto". Ci sarebbe, ha spiegato il leader di Avs, un problema sulla normativa. Fratoianni ha poi concluso: "È una condizione anomala anche dal punto di vista costituzionale: a meno che per una pena accessoria si perdano i diritti politici, è naturale avere diritto di voto in carcere, a maggior ragione se si è in attesa di giudizio, come in questo caso".