Fratoianni a Fanpage.it: “Santanchè dovrebbe dimettersi, per il bene del Paese e per dignità”

Serve un’altra idea di Paese, da opporre a quella della destra. E si deve basare sul contrasto alla precarietà, sul lavoro dignitoso, sulle politiche ambientali e sui diritti: a dirlo, in un’intervista con Fanpage.it, è il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. Che commenta anche il caso della ministra Santanché: “Per il bene del Paese, si dimetta”.
A cura di Annalisa Girardi
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Non ha dubbi Nicola Fratoianni, la ministra Santanchè dovrebbe dimettersi. "Dovrebbe farlo per il bene del Paese, per dignità, per senso del pudore – ha detto il segretario di Sinistra Italiana in un'intervista con Fanpage.it – Dopo l'indecente informativa in Senato, in cui non ha trovato di meglio che attaccare in modo infamante la stampa di questo Paese perché ha raccontato la verità, ha dato informazioni confuse, alcune le ha dovute cambiare. Poche ore dopo ha ammesso una serie di questioni. Sì, dovrebbe dimettersi".

Il deputato dell'Alleanza Verdi e Sinistra parla poi della proposta di legge unitaria presentata dalle opposizioni sul salario minimo. Se ci sarà un'alleanza più strutturale tra i partiti di opposizione, dice Fratoianni, si vedrà in futuro: "Intanto c'è un'alleanza strutturata per il salario minimo legale. È un'alleanza di tutte le opposizioni per introdurre in questo Paese una norma di civiltà. Viviamo in un Paese nel quale aumenta la diseguaglianza, la povertà, la fragilità, la precarietà. Ci sono milioni di persone, in particolare i giovani ma non solo, che lavorano, hanno un contratto regolare, ma nonostante questo sono in condizioni di povertà o di fragilità, di estrema marginalità. A queste persone va data una risposta".

E ancora: "La destra invece a queste persone dà uno schiaffo al giorno, liquidando il salario minimo come una norma inutile". Secondo Fratoianni non è una misura in contraddizione con la contrattazione collettiva, ma che anzi la rafforza, stabilendo un principio fondamentale: che sotto una certa cifra, quella di nove euro lordi l'ora, non si possa andare. "Non si può scendere sotto questa cifra perché non è più lavoro, ma sfruttamento".

Questa proposta deve essere un punto di partenza, nella consapevolezza che con l'aumento del costo della vita le cifre andranno aggiornate: "Si tratta di proposte in parte già superate dalla realtà, da un'inflazione che si è mangiata il potere d'acquisto e quindi il presente e il futuro di italiani e italiani. Di chi tira avanti questo Paese. Ma è un punto di partenza, che ha dentro uno strumento: cioè una cabina di regia che avrà il compito ciclicamente di aggiornare la cifra stabilita per il salario minimo legale in ragione dell'andamento dell'inflazione, del costo della vita. Io credo che dovrebbe farlo rapidamente questo aggiornamento perché è chiaro che nella situazione drammatica che stiamo attraversando, al netto del racconto miracolistica della maggioranza, serve un intervento di sostegno molto significativo", sottolinea Fratoianni.

Il deputato quindi prosegue: "La crisi non pesa mai su tutti allo stesso modo, e mai tutti sono egualmente responsabili della crisi. Vale per la crisi climatica, per la crisi economica, per la crisi sociale. In questo Paese c'è una diseguaglianza, impressionate, che cresce a dismisura e rapidamente. C'è una minoranza di persone sempre più piccola, che detiene nelle proprie mani una enorme ricchezza, un enorme patrimonio, un potere enorme, ed enormi possibilità. Mentre la maggioranza delle persone scivola ogni giorno di più in una condizione di disperazione, di debolezza".

È proprio a questa maggioranza che vanno date delle risposte, come quella del salario minimo. Secondo Fratoianni, comunque, ne servirebbero altre. Ad esempio, parla di "una riforma fiscale che introduca una nuova modalità di imposizione patrimoniale sulle grandissime ricchezze", ma anche della "riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario" e di una "legge contro la precarietà per disboscare un mercato del lavoro che in Italia supera le quaranta tipologie contrattuali, che servono solo ad aumentare il tasso di sfruttamento". Per il segretario di SI c'è bisogno di una linea coraggiosa che inverta la marcia rispetto agli ultimi decenni in questo Paese.

E va costruita un'alternativa: "Questa destra un'idea di Paese ce l'ha. Perché colpisce il reddito di cittadinanza, reintroduce i voucher e aumenta la precarietà? Perché è convinta che se tu sei povero, debole, se non ce la fai è colpa tua. È una destra contro i giovani, contro i diritti. Una destra fatta di clima-egoisti che difende gli interessi del fossile, condannando non solo il nostro ambiente a soffrire ancora di politiche climalteranti, ma anche le nostre filiere industriali produttive, lasciando che ad arrivare prima siano gli altri Paesi, più lungimiranti. Su tutte queste questioni occorre un'altra idea di Paese e va costruita una piattaforma in grado di raccontarla".

Nelle ultime settimane il leader di Sinistra Italiana ha girato il Paese con il progetto La Vera Italia, che punta a raccontare la vita reale dei cittadini con uno scambio di ruoli per cui è la politica a intervistare le persone e ad ascoltare le loro storie di mancanza di certezze economiche, carenza di servizi e difficoltà quotidiane. "L'idea è quella di provare a raccontare un Paese che scompare dai radar, che non è soltanto quello a cui si pensa in questi casi: cioè quello della disperazione più assoluta della povertà, della iper marginalità. È anche il Paese ‘normale', quello che fino a qualche tempo fa magari ce la faceva a immaginare un futuro, a campare dignitosamente, Ma che oggi, sotto i colpi dell'inflazione, della crisi e dell'assenza di una politica in grado di contrastare certe dinamiche. E di intervenire sulla precarietà".

Fratoianni quindi conclude: "È un modo per rovesciare il punto di vista, andando a far parlare direttamente coloro di cui solitamente è la politica a parlare. Noi parliamo molto dei giovani, dei precari, dei piccoli commercianti, dei lavoratori, delle famiglie monoreddito. Ne parliamo molto, è giusto così. Ma trovare a volte l'occasione nella relazione diretta per far parlare loro in prima persona è interessante soprattutto per chi poi è chiamato a immaginare politiche che diano delle risposte. Anche perché spesso queste voci mancano o sono ridicolizzate, considerate inutili. Particolarmente nel tempo del dominio della destra, queste voci sono considerate un problema che va rimosso o marginalizzato".

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