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Fratelli d’Italia non vuole riconoscere i diritti dei figli nati o adottati da coppie omosessuali

Fdi è pronto a bloccare il Certificato europeo di filiazione, documento al centro della proposta di regolamento Ue al vaglio del Senato, che consentirebbe il riconoscimento dei diritti dei figli all’interno dell’Unione europea, indipendentemente da chi li ha concepiti, se nati da genitori omosessuali o se adottati.
A cura di Annalisa Cangemi
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Fratelli d'Italia al Senato è pronto a bocciare il certificato europeo di filiazione, documento al centro della proposta di regolamento Ue che Palazzo Madama deve valutare, che consentirebbe il riconoscimento dei diritti dei figli all'interno dell'Unione europea, indipendentemente da chi li ha concepiti, sia per quelli nati da genitori omosessuali sia per quelli adottati da coppie gay. La risoluzione del partito di Giorgia Meloni per ostacolare il certificato è già pronta.

Il documento, firmato dal relatore, il senatore Giulio Terzi che è anche presidente della commissione Politiche Ue, sarà discusso martedì in commissione. Intanto il M5s sta lavorando a una risoluzione di minoranza, essendo favorevole alla proposta di regolamento, così come il resto dell'opposizione, Pd e Avs.

"Ci auguriamo che su questo convergano le altre opposizioni", ha detto la senatrice 5S, Dolores Bevilacqua. Contrario al regolamento Ue è il centrodestra, che teme possa spalancare le porte alla maternità surrogata, vietata in Italia e ammessa oggi in 3 paesi Ue su 27. Per questo è praticamente scontato il parere negativo che la commissione del Senato darà alla proposta di regolamento, e che sarà poi trasmesso al Consiglio europeo che, successivamente, tenendo conto dei pareri dei Parlamenti dei vari Stati, affronterà il tema.

Nella risoluzione di FdI si contesta, in particolare, l'obbligo di riconoscimento del certificato Ue di filiazione perché non rispetta i principi di sussidiarietà e proporzionalità. In altre parole, si respinge l'ipotesi che quel certificato diventi automaticamente valido e quindi in vigore anche in Italia, perché – è il ragionamento condiviso nella maggioranza – sarebbe un'invasione del diritto europeo su quello italiano soprattutto sul tema della maternità surrogata.

In alternativa si propone l'"adozione in casi particolari", prevista dalla legge 184 del 1983, e che consentirebbe al partner del genitore che non ha procreato di adottare il minore. Per il M5s, la questione non è la maternità surrogata (che resta vietata) ma il riconoscimento dei diritti dei figli, e non quello dei genitori.

"Il certificato di filiazione non prevede una trascrizione automatica all'anagrafe italiana – ha spiegato la senatrice Bevilacqua – Sarebbe una specie di carta identità del minore che potrebbe farla valere per vedere riconosciuti i propri diritti, civili, sociali o patrimoniali anche se in uno Stato europeo il suo status di figlio non risulta ancora tale ad esempio per il modo in cui è stato concepito". 

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