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Morte di Silvio Berlusconi

Franco Coppi, l’avvocato di Berlusconi a Fanpage: “Non abbiamo digerito l’unica condanna che ha subito”

Franco Coppi, noto avvocato penalista che ha assistito Silvio Berlusconi, ha raccontato a Fanpage.it il suo rapporto con l’ex presidente del Consiglio. “Era un uomo piacevole, di grande ospitalità e generosità”. E sul piano giuridico: “Non sottoscrivo la tesi di Berlusconi volontariamente perseguitato dalla giustizia”.
A cura di Luca Pons
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Franco Coppi, uno dei più noti avvocati penalisti italiani, ha seguito Silvio Berlusconi in molti dei suoi numerosi processi. Nell'ultimo, pochi mesi fa, ha ottenuto l'assoluzione per il procedimento Ruby ter. Dopo la morte di Berlusconi, Coppi ha raccontato a Fanpage.it come ha incontrato il presidente di Forza Italia, come ha avuto la notizia del decesso dopo il ricovero al San Raffaele e che rapporto ha avuto con lui. "Anche se gli incontri erano motivati quasi sempre da ragioni di carattere professionale, erano assolutamente piacevoli. Tant'è vero che quando poi ci incontravamo per parlare delle sue cause il discorso veniva liquidato in cinque minuti e poi si parlava, o meglio, lo ascoltavamo per parecchio tempo, passeggiare da un argomento all'altro con grande disinvoltura".

Il rapporto con Berlusconi, l'unica condanna e la "persecuzione" dei giudici

L'incontro di Coppi, due anni più giovane di Berlusconi, con il leader di Forza Italia è avvenuto tramite "l'avvocato Ghedini, che a quell'epoca coordinava le difese del presidente Berlusconi. Mi aveva chiesto di intervenire in un processo, in grado d'appello. Era un processo che si era concluso negativamente in primo grado, uno dei tanti processi Ruby. Quindi andai ad Arcore, e così avvenne la conoscenza". A quanto racconta Coppi, Berlusconi "non era un cliente ansioso, non era un cliente assillante. Nei confronti degli avvocati che lo assistevano aveva fiducia".

Certo, ci fu il caso della condanna nel processo Mediaset, l'unica condanna definitiva ricevuta da Berlusconi. "Quando è stato condannato il suo disappunto fu forte, anche perché era convinto di aver patito un'ingiustizia, come probabilmente è stato. È una condanna che non abbiamo digerito". Nel resto della lunga vicenda giudiziaria dell'ex presidente del Consiglio "c'è stata qualche prescrizione, ma non era colpa sua se i processi duravano secoli. Per il resto sono stati processi lunghi, fastidiosi, ma si sono tutti conclusi favorevolmente. È vero che adesso i Pm avrebbero potuto proporre appello o meno, ma comunque, uno alla volta, i processi andavano a posto e le sentenze sono state di assoluzione".

Proprio per il grande numero di processi intentati, Berlusconi ha sempre proclamato di essere perseguitato dalla magistratura. Una linea che Coppi non condivide: "Non me la sentirei di sottoscrivere la tesi di Berlusconi volontariamente perseguitato dalla giustizia. Non sono un dietrologo e non sono abituato a pensare a complotti eccetera. Ho ancora, nonostante tanti anni e delusioni, fiducia nella giustizia e nella magistratura. Non posso pensare a magistrati che organizzino attività giudiziarie contro questo o contro quello, per perseguire un obiettivo che con la giustizia non ha nulla a che vedere".

Per l'avvocato "vivendo in collettività, puoi essere chiamato a rendere conto di quello che hai fatto. Un personaggio come Berlusconi, impegnato su tanti fronti, può aver dato occasione a magistrati di proporre di iniziare azioni giudiziarie nei suoi confronti. Non voglio lontanamente pensare a un complotto. Che poi queste situazioni possano essere state sfruttate e impiegate contro Berlusconi da parte di altri sul terreno politico, questo fa parte delle regole del gioco".

La notizia della morte: "Nessuno se lo aspettava così repentinamente"

Il giorno della morte di Berlusconi "mi ha telefonato una persona che era molto vicina alla famiglia, pochi minuti dopo che era successo. Ero in udienza e ho avuto questa triste notizia". Secondo Coppi, l'avvenimento le circostanze non facevano ben sperare, anche se non ci si aspettava che avvenisse così in fretta: "Io sono un profano di medicina, però se considero che Berlusconi organizzato un incontro con i suoi collaboratori per sabato e che è stato ricoverato il venerdì, capisco la spiegazione dei medici di un incontro programmato, ma se era programmato era un po' strano che Berlusconi potesse per il sabato convocare una riunione che avrebbe dovuto inevitabilmente disertare".

"Questo non faceva ben sperare, o perlomeno faceva ritenere che ci fosse qualcosa di particolarmente grave. Che poi la situazione sia precipitata nel giro di due o tre giorni, questo francamente nessuno se lo aspettava. Si temeva, ma certo la fine è stata repentina", ha aggiunto Coppi.

Il giudizio su Berlusconi: "Parlavamo di tutto, ma non di barzellette e di calcio"

C'è poi il giudizio sulla figura di Silvio Berlusconi: "Certamente è un uomo che ha attraversato la storia del nostro Paese da protagonista per oltre trent'anni. Ci vorrebbe un libro intero per descrivere una personalità ricca di tante sfaccettature". Sul piano dei rapporti personali, però, "era un uomo piacevole, con un grande senso dell'ospitalità, di grande generosità. Anche se gli incontri erano motivati quasi sempre da ragioni di carattere professionali, erano assolutamente piacevoli. Tant'è vero che quando poi ci incontravamo per parlare delle sue cause il discorso veniva liquidato in cinque minuti e poi si parlava, o meglio, lo ascoltavamo per parecchio tempo, passeggiare da un argomento all'altro con grande disinvoltura".

Solo due temi non si toccavano mai: "Le barzellette e lo sport, anche perché forse conosceva la mia fede romanista e non ci saremmo facilmente incontrati su quel terreno, quindi lo abbiamo sempre evitato". Per parlare della generosità di Berlusconi, Coppi ha ricordato le cravatte ricevute in regalo: "Aveva anche scoperto che io avevo un debole per le cravatte, quindi alla fine la visita si concludeva quasi sempre con il regalo di una scatola di cravatte. Me la faceva arrivare lì, così, le guardavamo insieme, le commentavamo insieme, sempre molto belle. Ne avevo già tante di mie, lui ha certamente contribuito, con la disperazione di mia moglie, ad accrescere il numero delle cravatte negli armadi".

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