Francesco Belsito, dalle lauree non riconosciute a Lega Ladrona
Stamattina le procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria hanno inviato squadre di Carabinieri e Guardia di Finanza nelle sedi milanesi della Lega in Via Bellerio per far luce su quello che già è stato ribattezzato il caso Belsito. Il tesoriere del Carroccio è accusato dei reati di appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato, in un'inchiesta sui finanziamenti che il partito riceve come rimborsi elettorali. Un altro titolare delle casse di un partito finisce nell'occhio del ciclone giudiziario, per quanto i pm si siano affrettati a sottolineare che Belsito «al momento non è un nuovo Lusi». Ma chi è Francesco Belsito?
Nato nel 1971 a Genova, dove è cresciuto e risiede attualmente, Belsito, padre di 3 figli, non è un leghista della vecchia guardia. Prima di approdare in Via Bellerio, transitava nelle zone di Via dell'Umiltà. Portaborse dell'ex ministro della Giustizia, Alfredo Biondi, rimane a Forza Italia fino al 2002. Quello stesso anno approda alla Lega e gli viene dato l'incarico di capo segreteria del presidente del Consiglio regionale della Liguria. I buoni risultati elettorali gli permettono di ottenere la fiducia del Senatùr che nel 2009 gli offre le chiave della cassaforte leghista in sostituzione di Maurizio Balocchi, colpito da una grave malattia. La dipartita di quest'ultimo, fa ottenere poi a Belsito anche la poltrona di sottosegretario di stato della Semplificazione normativa per il ministro Calderoli, sotto il governo Berlusconi. E' inoltre commissario provinciale della Lega Nord a Genova. E dal 2010 vicepresidente di Fincantieri.
Belsito "sarebbe" anche laureato in Scienze politiche a Londra e in Scienze della comunicazione a Malta. Lo scriviamo tra virgolette perché entrambi i riconoscimenti accademici sono in realtà non validi in Italia. Quello maltese non è riconosciuto dallo stato italiano, mentre per quel che riguarda il titolo conseguito nel Regno Unito, l'Università di Genova afferma che si tratta di una laurea «annullata». Un caso che ha fatto assai discutere, tanto che alcuni hanno avanzato dei dubbi anche sull'autenticità del diploma del leghista, conseguito alll'istituto privato Pianma-Fejevi di Frattamaggiore.
Nel gennaio di quest'anno Belsito è al centro della bufera degli investimenti in Tanzania, Cipro e Norvegia. A storcere il naso sulla giustezza delle operazioni sono gli stessi membri del partito, capeggiati dal consigliere comunale leghista a Milano, Matteo Salvini e dai "maroniani" in generale. Movimenti sospetti e assegni troppo ingenti, staccati dal cassiere leghista, che inducono il Consiglio federale a pretendere una verifica dei conti, in particolare sulla capitolo degli fondi finiti all'esterno. Bossi però lo prende sotto braccio e giustifica questi investimenti definendolo un "buon amministratore", adducendo il rischio di default per l'Italia. Poco fa, i pm avanzano l'ipotesi che i soldi sottratti da Belsito siano stati usati «per sostenere i costi della famiglia Bossi».