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Franceschini apre a un’alleanza con il M5s. Ma Di Maio lo gela: “Nulla a che fare col Pd”

Dario Franceschini, esponente di spicco del Pd, apre alla possibilità di un’alleanza tra i dem e il Movimento 5 Stelle. Ma viene subito gelato dal capo politico pentastellato, Luigi Di Maio: “Non vogliamo avere nulla a che fare” con loro. Le parole dell’ex ministro della Cultura suscitano la rivolta nell’ala renziana del Pd, che si schiera apertamente contro Franceschini.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’ex ministro ed esponente di spicco del Pd, Dario Franceschini, apre nuovamente a un’alleanza tra i dem e il Movimento 5 Stelle. Ma il capo politico pentastellato, Luigi Di Maio, gli chiude subito la porta in faccia. Mentre a sbattere la porta sono i renziani dello stesso partito di Franceschini, che criticano aspramente le parole dell’ex ministro della Cultura. Franceschini parla in un’intervista al Corriere della Sera: “Da parte di Renzi c’è stata più volte la rivendicazione orgogliosa di aver lasciato che Lega e 5 Stelle facessero il governo. Io credo che quella sia la madre di tutti gli errori. Un grande sbaglio non avere fatto tutto quello che avremmo potuto fare per evitare la saldatura di Lega e 5 Stelle. Pensiamo ai danni che sono stati fatti in questo anno: danni materiali a famiglie, lavoratori, migranti, all'economia italiana e al sistema di valori condivisi del Paese”.

Franceschini parla della strategia dei pop corn adottata da Renzi, che “ha portata la Lega dopo un anno al 35%. Abbiamo buttato un terzo dell'elettorato italiano, quello dei Cinque Stelle, in mano a Salvini”. Secondo l’ex ministro è un “errore mettere Lega e grillini sullo stesso piano. Io vedo come tutti i limiti enormi dei Cinque Stelle, vedo i toni insopportabili, vedo l'incapacità nell'azione di governo, vedo la disgustosa strumentalizzazione della vicenda di Bibbiano, ma non posso non metterli su due piani diversi. Il reddito di cittadinanza o il ‘no' alla Tav sono errori politici ma non sono la stessa cosa del far morire la gente in mare o dell'accendere l'odio, che è ciò’ che Salvini fa ogni giorno”. E per queste motivazioni, in tema di alleanze, Franceschini pensa “a un arco costituzionale, come per Dc e Pci. Senza ricostruire il campo di centrosinistra e la ricerca di potenziali alleati, difficilmente il Pd con il proporzionale può arrivare al 51%”.

Nel Pd renziani in rivolta contro Franceschini

L’apertura di Franceschini non piace all’ala renziana del Pd, che va all’attacco soprattutto su Twitter. Lo fa, per esempio, con Sandro Gozi: “Caro Dario Franceschini, anche i partiti di Orban e Kaczyski hanno votato Von der Leyen. Vogliamo fare una maggioranza ‘europeista' anche con loro? Su Russia, stato di diritto, Venezuela, fake news, ad esempio, che si fa con M5S? Ci mettiamo tutti il gilet giallo?”. Critico anche Gennaro Migliore: “Proporre l’accordo (addirittura sui valori) con il M5s è follia o masochismo?”.

Dove c’è il M5s non ci sono io”, scrive invece Ivan Scalfarotto. Simona Malpezzi attacca: “Come si fa a dire che condividiamo gli stessi valori con il M5s? No, noi siamo altro”. Anche il deputato Luigi Marattin va contro Franceschini: “Un dirigente Pd (pure emiliano-romagnolo) che il giorno dopo che Di Maio dice ‘il Pd in Emilia Romagna toglie i bambini alle famiglie con l’elettroshock per venderli’ dice sul più importante quotidiano italiano ‘insieme al M5S possiamo difendere certi valori’. Sono tempi strani”.

La chiusura di Di Maio

La proposta di Franceschini viene subito rispedita al mittente anche dal Movimento 5 Stelle, con il suo capo politico Luigi Di Maio: “Noi siamo orgogliosamente diversi da tutti gli altri. E lo abbiamo dimostrato in questi anni con i fatti”. Poi passa al caso Franceschini: “A giorni alterni anche esponenti di spessore del Partito democratico provano ad aprire al MoVimento, ad esempio oggi lo fa Dario Franceschini con un’intervista rilasciata al Corriere. Quanta fantasia! Noi siamo orgogliosamente diversi da certe forze politiche che non hanno avuto il coraggio di prendere una posizione ben precisa dopo lo scandalo sugli affidi dei minori di Bibbiano e che vedono propri esponenti coinvolti in questa drammatica vicenda”.

Di Maio attacca ancora il Pd per il suo rapporto con l’Ue, ma anche per la gestione delle politiche migratorie: “Noi siamo orgogliosamente diversi dal Pd e non vogliamo avere nulla a che fare con un partito che invece di supportare la nostra battaglia di civiltà nei confronti dei cittadini, ha saputo criticare il reddito di cittadinanza e oggi sta facendo le barricate contro il salario minimo. Noi siamo profondamente diversi da questi individui che hanno tradito la fiducia degli italiani”.

Zingaretti: ‘Governo con M5s non è obiettivo del Pd'

Sulle parole di Franceschini arriva anche il commento del segretario del Pd, Nicola Zingaretti: "Nessun governo con il M5s è alle porte e nessun governo con il M5s è l'obiettivo del Pd. Questo anche Franceschini lo dice in modo chiarissimo. Così come prendere atto che ci sono due forze diverse significa semplicemente evitare che sempre di più diventino un blocco. Invece non è così. Il mio appello è combattere per il nostro Paese perché ci vogliono distrarre dai loro disastri e da una agenda che anche questa settimana è molto pericolosa. Direi di evitare tempeste che a volte sono nei bicchieri d'acqua. Concentriamoci questa settimana nella nostra funzione di opposizione. Ci sarà la vicenda del decreto ‘insicurezza', il tema dell'audizione di Conte al Senato sull'affare Russia, al Senato inizia la discussione in commissione sul decreto Pillon, contro il quale lotteremo con tutte le nostre forze. C'è un'agenda di forte battaglia politica".

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