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Fontana (M5s) a Fanpage: “Destra si è finalmente accorta del cambiamento climatico”

“Quello che sta accadendo in Italia è l’antipasto di ciò che ci aspetterà in futuro se non iniziamo a pensare a come adattarci e mitigare gli effetti di eventi metereologici estremi. Il negazionismo del cambiamento climatico lo pagheremo caro”: sono le parole della deputata Ilaria Fontana, in un’intervista con Fanpage.it.
A cura di Annalisa Girardi
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Ilaria Fontana
Ilaria Fontana

Gli eventi disastrosi di questi giorni mettono davanti agli occhi di tutti la cruda realtà del cambiamento climatico. I nubifragi e le grandinate al Nord, così come gli incendi e il caldo estremo al Sud, presto potrebbero diventare la normalità, se non si combatte seriamente l'emergenza climatica. Ne abbiamo parlato con Ilaria Fontana, capogruppo del Movimento Cinque Stelle in commissione Ambiente alla Camera.

In questi giorni stiamo vedendo l’effetto drammatico di eventi climatici sempre più estremi e frequenti: pensa che una volta per tutte si smetterà di negare il cambiamento climatico?

Cos’altro deve accadere affinché si smetta di dare voce ai chi nega che esista il cambiamento climatico? Ci fa ovviamente piacere constatare che inizino ad accorgersene anche esponenti della maggioranza, che in questi ultimi giorni hanno fatto un pubblico mea culpa, ammettendo di essere stati finora troppo refrattari al tema. Ci aspettiamo però che adesso passino all’azione, perché a parole si fa presto a lanciarsi in dichiarazioni di intenti nei momenti emergenziali. Siamo in un’epoca in cui quello climatico non è più un cambiamento, ma un’emergenza. Quello che sta accadendo in Italia è l’antipasto di ciò che ci aspetterà in futuro se non iniziamo a pensare a come adattarci e mitigare gli effetti di eventi metereologici estremi. E non lo diciamo noi, lo dicono i più autorevoli studi e rapporti internazionale. Il negazionismo e l’inazione li pagheremo cari. Se già oggi facciamo fatica a reperire le risorse necessarie per parare i danni provocati da un evento estremo, figuriamoci quanta ne dovremo fare in futuro, quando questi eventi estremi si faranno sempre più frequenti. È inutile e costa caro mettere pezze su danni che dovrebbero essere prevenuti piuttosto che curati.

Bonelli ha annunciato una pdl per introdurre il reato di negazionismo contro il cambiamento climatico: voi siete a favore?

Partiamo da un dato: i negazionisti vanno contro quello che dice il 99% degli scienziati e si rifiutano di accettare le schiaccianti prove scientifiche che imputano all’uomo la responsabilità dei cambiamenti climatici. Ora, il 99% degli scienziati è come dire la quasi totalità. Metterli in discussione significa mettere in discussione la scienza e assumerci ruoli e competenze che non ci appartengono. Proprio quello che ha fatto e sta facendo questa maggioranza di Governo. È chiaro che siamo contro questo modo negazionista di approcciarsi al tema, ma faremmo il gioco della destra se istituissimo reati per ogni cosa, come quello di negazionismo contro il cambiamento climatico. Siamo invece dell’avviso che debba essere fatta una politica seria di programmazione e mitigazione di quella che è ormai un’emergenza climatica, affrontando le tematiche in maniera pragmatica. Per scongiurare conseguenze ancora più drammatiche di quelle in atto dobbiamo fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità fare.

Secondo voi quali devono essere le iniziative più urgenti, da un lato per mettere in sicurezza il territorio e dall’altro per rafforzare la transizione green?

Il nostro è un Paese particolarmente vulnerabile. Oltre il 90% dei Comuni italiani si trova in zone a rischio frane e alluvioni, e richiede perciò continui investimenti nella prevenzione di questi rischi. Nel Conte 1 avevamo varato un Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico, per la messa in sicurezza del territorio e per opere di prevenzione del rischio, ma serve dare attuazione agli interventi strategici per la tutela del territorio e dell’ambiente. Fare prevenzione sul rischio sismico, puntare sui bonus edilizi esistenti, favorire l’efficientamento energetico degli edifici, far decollare le comunità energetiche, da un lato. Completare la carta geologica, approvare una legge contro il consumo di suolo, tutelare il paesaggio e la biodiversità, bonificare i siti di interesse nazionale, dall’altro. Sulla transizione, invece, bisognerebbe smettere di guardarla come una punizione e iniziare a considerarla un’opportunità perché lo è, e a dirlo sono sempre autorevoli studi e rapporti internazionali. E anche questo non lo diciamo Anche in questo caso, non perseguirla ci costerà caro e farà perdere competitività al nostro Paese e alle nostre imprese.

Il governo ha annunciato di voler attuare il PNACC, il piano di adattamento al cambiamento climatico: qual è il vostro giudizio sull’operato della maggioranza a riguardo?

Il governo ne ha dette tante di parole sui cambiamenti climatici. Meloni si è spinta a dire che la tutela dell’ambiente “le sta a cuore”. Nel concreto però si predica bene per razzolare malissimo. Non ci si adatta al climate change tagliando del 40% i fondi anti-dissesto, aumentando inceneritori e trivelle (che Pichetto Fratin vuole riaprire a settembre), difendendo a spada tratta auto diesel e a benzina e minimizzando ogni catastrofe metereologica. E nemmeno dicendo no all’efficientamento energetico degli edifici più inquinanti, come accaduto con l’ostracismo prima al Superbonus 110% poi alla direttiva Ue sulle “Case green”. Il PNACC va in una direzione ben precisa, e rispetto ad esso, in questi dieci mesi Meloni e Pichetto Fratin sono andati contromano.

Pensa che alla luce di tutto quello che sta succedendo in queste settimane cambierà anche il giudizio di una parte politica sugli attivisti per il clima?

Chi può dirlo? Come M5S abbiamo sempre sposato la causa dei giovani attivisti climatici, pur non condividendo in alcuni casi i modi con cui hanno attuato le proteste. Le loro battaglie e i motivi per cui le conducono sono giuste, hanno ragione. Certo è che quella “parte politica” che oggi li giudica ecovandali non può ignorare il fatto che saranno proprio loro e i loro figli, un domani, i destinatari delle politiche dell’oggi. Che sia stato fatto fino a ora troppo poco per mettere un freno alla catastrofe climatica cui stiamo andando incontro è un dato di fatto. Dal Protocollo di Kyoto in poi, non abbiamo raggiunto un solo obiettivo climatico a livello internazionale, ma siamo stati solo capaci di allungare i tempi per il loro raggiungimento. Adesso, però, i tempi si stanno facendo sempre più stringenti. E questa Terra un domani sarà il posto dove questi giovani vivranno, dove immaginano il loro futuro e dove vorranno fare figli. Chi ha il coraggio di prendersi la responsabilità di negare loro questi diritti?

Crede che i media italiani stiano comunicando in modo giusto quanto sta accadendo?

Qua devo essere onesta: a parte la stampa di settore, i media generalisti hanno sempre dato troppo poco spazio alle tematiche ambientali. Sono stati sempre argomenti d’elite, ignorati o relegati a anonimi trafiletti, quasi mai trattati nei servizi e nelle inchieste televisive. Quello che è accaduto in Italia in questi ultimi mesi ha reso evidente ciò che a noi del M5S è stato sempre chiaro come l’acqua: non solo che i fenomeni metereologici estremi sono l’effetto dei cambiamenti climatici in atto, ma anche che la loro frequenza aumenterà e ci devasterà se non facciamo nulla. Ci sono volute delle tragedie per vedere sulle prime pagine dei giornali temi che fino a poco fa erano completamente ignorati. E se i media italiani per primi non comunicano in modo giusto, come pensiamo di educare i cittadini e di aiutarli a sviluppare una coscienza critica su queste tematiche senza offrire loro informazioni quanto più attendibili e corrette? Su questo ritengo ci sia ancora tanto da fare.

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