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Fondi russi alla Lega: Guardia finanza a casa di Vannucci, il terzo italiano dell’incontro a Mosca

La Guardia di finanza è entrata nella casa di Francesco Vannucci, il terzo uomo italiano che si trovava a Mosca durante il colloquio dell’hotel Metropolitan, insieme a Gianluca Savoini e Gianluca Meranda. La sua presenza al tavolo è emersa ieri e la procura sta ora effettuando ulteriori accertamenti sulla sua figura.
A cura di Stefano Rizzuti
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Questa mattina la procura di Milano ha fatto sapere che sta valutando le posizioni di Gianluca Meranda e Francesco Vannucci, coloro i quali avrebbero partecipato con Gianluca Savoini all’incontro con gli uomini russi all’hotel Metropoli di Mosca a ottobre. Ora gli uomini della Guardia di finanza sono entrati nella casa di Francesco Vannucci a Suvereto, in provincia di Livorno. In particolare quattro investigatori sono arrivati poco prima delle 16, suonando all’abitazione e chiedendo di poter parlare con l’ex bancario. Stanno quindi proseguendo gli accertamenti dei pm anche su queste due figure e si potrebbe arrivare, come nel caso di Savoini, all’iscrizione nel registro degli indagati per corruzione internazionale, nel caso in cui la loro presenza e il loro ruolo nella trattativa sui presunti fondi russi alla Lega vengano confermati. Secondo quanto riporta l'Ansa, inoltre, Meranda sarebbe indagato e sono in corso perquisizioni anche nei suoi confronti.

Questa mattina Vannucci è stato intercettato dai cronisti davanti alla sua casa: “Ora preferisco non fare dichiarazioni”, sono le uniche parole pronunciate dall’uomo che avrebbe rivelato di essere stato alla cena dell’hotel moscovita. Poi gli è stato chiesto se effettivamente lui era presente a quel tavolo, ma Vannucci si è limitato ad allargare le braccia, senza rispondere.

Ieri Vannucci ha contattato l’Ansa dicendo di essere presente al colloquio avvenuto a Mosca, spiegando di essere lì “in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l'avvocato Gianluca Meranda. Lo scopo dell'incontro era prettamente professionale e si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale. Non ci sono state situazioni diverse rispetto a quelle previste dalle normative che disciplinano i rapporti di affari”.

Meranda, invece, aveva raccontato di alcuni incontri precedenti con Savoini anche in Italia: “Durante il nostro incontro a Mosca, dove si è trattato di una normale operazione professionale, non era presente Matteo Salvini ed escluderei che lui sapesse qualcosa di questo incontro”. Anche il leader della Lega Matteo Salvini è tornato sul tema questa mattina, a margine della visita al gattile del Verano, a Roma: il ministro dell’Interno dice di non sentirsi pugnalato da Luigi Di Maio e Giuseppe Conte su questo caso e ricorda di conoscere Savoini da 25 anni. “Se mi chiedete chi invita a cena chi, non ve lo so dire: non mi occupo di cene. Abbiamo lavorato insieme, abbiamo fatto anche i giornalisti insieme. Adesso non è un mio collaboratore. Se c'è un reato io sono il più cattivo con i miei collaboratori, non mi interessano gli audio rubati: se c'è un reato sono intransigente, se ci sono chiacchiere no…”, afferma.

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