video suggerito
video suggerito

Fondi Lega, sequestrato computer del deputato Boniardi: verifica su file eliminati dal pc

La perquisizione nell’azienda del deputato leghista Fabio Massimo Boniardi ha portato all’acquisizione di un computer: ora chi indaga sui 49 milioni di cui il Carroccio si sarebbe impossessato “illecitamente” sta effettuando delle verifiche su dei file cancellati da quel computer che potrebbero, secondo l’ipotesi della procura, essere prove eliminate dallo stesso Boniardi.
A cura di Stefano Rizzuti
1.195 CONDIVISIONI
Immagine

L’inchiesta sui fondi della Lega, i famosi 49 milioni di rimborsi elettorali “illeciti”, vede una svolta dopo la perquisizione nell’azienda del deputato del Carroccio Fabio Massimo Boniardi. I finanzieri hanno sequestrato il suo computer e hanno scoperto che ci sarebbero tracce di cancellazioni. Ancora è presto per capire cosa sia stato cancellato, soprattutto in questi ultimi mesi, da quel computer. Non è detto che siano indizi rilevanti, potrebbe trattarsi di qualcosa di ordinario. Ma c’è la possibilità, ed è ciò su cui puntano gli investigatori, che si tratti di file rilevanti ai fini delle indagini.

La Finanza deve ora capire se c’è stato un tentativo di manomettere delle potenziali prove riguardanti l’inchiesta sui 49 milioni di euro. Al momento, come ricorda La Stampa riportando gli ultimi aggiornamenti, sono circa 30 le operazioni al vaglio di chi indaga, tutte per trasferimenti superiori ai 50mila euro. Tra queste anche una sovvenzione a Radio Padania.

Fondi Lega, la perquisizione a Boniardi

La perquisizione è stata eseguita alla Boniardi Grafiche Srl, a Milano. Società di cui il deputato possiede il 25%. A dicembre era stata perquisita, ma in quel caso l’operazione era stata interrotta dallo stesso deputato ricorrendo all’immunità parlamentare, poiché nella tipografia ha il domicilio. È servita l’autorizzazione concessa dal Parlamento ad agosto per poter procedere con la perquisizione, avvenuta nelle scorse ore. La stamperia di Boniardi è entrata nell’indagine in seguito a una fattura da 450mila euro dell’Associazione Maroni presidenti. Fattura per dei manifesti e santini elettorali per la lista civica che sosteneva Maroni nel 2013 in Lombardia. Ma Marco Tizzoni, uno dei candidati di allora, è andato dai pm sostenendo di non aver mai visto questo materiale. L’ipotesi avanzata dalla procura è che quell’operazione fosse inesistente e che si trattasse di una manovra per giustificare lo svuotamento del conto corrente.

L’inchiesta sui 49 milioni della Lega

L’inchiesta nasce per il presunto riciclaggio di 49 milioni di fondi pubblici ottenuti “illecitamente” dalla Lega tra il 2008 e il 2010. L’unico indagato, ad ora, è il presidente  dell’Associazione, Stefano Bruno Galli, adesso assessore in Regione Lombardia. Erano stati accusati Umberto Bossi, allora leader della Lega, e Francesco Belsito, ex tesoriere. Sono stati accusati di reati che, però, sono ormai caduti in prescrizione. È stata invece confermata la confisca di 49 milioni di euro, che dovranno essere restituiti in rate da pagare per 80 anni.

1.195 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views