Fondi Lega, confermata la richiesta di confisca dei 49 milioni: “Caos organizzato deliberatamente”
Chiesta la conferma delle confisca diretta di 49 milioni di euro alla Lega e una condanna di un anno e dieci mesi per Umberto Bossi. Le richieste arrivano dal sostituto procuratore generale Enrico Zucca in merito all’inchiesta per la truffa ai danni dello Stato sui rimborsi del partito relativi al periodo 2008-2010. La requisitoria del processo d’appello si è svolta oggi al tribunale di Genova con la richiesta di conferma per la confisca diretta dei 49 milioni di euro anche per la parte dei reati prescritti. Chiesta anche la conferma della confisca per equivalente a carico degli imputati, ma in questo caso solo per la parte relativa ai reati non prescritti. Zucca sottolinea “la titubanza dei giudici di primo grado” sulla questione della “confisca globale dei proventi profitto di reato”.
Il tribunale di Genova aveva deciso che le uniche somme sequestrabili erano quelle presenti nelle casse del partito al momento del provvedimento e non quello che sarebbero entrate in un momento successivo, come invece richiesto dalla procura di Genova. Su questa seconda posizione si è espressa positivamente la Cassazione.
Per quanto riguarda Umberto Bossi, ex leader del Carroccio, la richiesta è di un anno e dieci mesi, con mille euro di multa. Due anni, invece, per i revisori Diego Sanavio e Antonio Turci (con 800 euro di multa) e un anno e tre mesi per Stefano Aldovisi (500 euro di multa). Bossi era stato condannato in primo grado a due anni e sei mesi. Per quanto riguarda invece il tesoriere Francesco Belsito, il procuratore si è riservato di concludere in attesa della scadenza dei termini per la Lega di presentare querela. Termini che scadranno a settembre. Se non ci dovesse essere querela, il reato verrebbe considerato decaduto. Le richieste sono meno pesanti rispetto al primo grado in quanto per alcuni reati è subentrata la prescrizione.
Zucca parla della gestione dei conti da parte della Lega Nord definendola “un caos totale”, “ma non un caos primordiale, creativo, bensì un caos deliberatamente organizzato per poter consentire ciò che poi è successo”. Il pg ribadisce il concetto di “completa violazione della legge” seguendo il principio che “ciò che non è vietato è permesso”. Secondo Zucca i protagonisti di questa vicenda non si facevano spaventare da nulla perché “potevano fare quello che volevano”.