Fondazione Einaudi a Fanpage.it: “Conoscere gli atti alla base dei Dpcm è diritto dei cittadini”
La Fondazione Einaudi ha pubblicato ieri cinque verbali desecretati del comitato tecnico scientifico, che fino a questo momento erano rimasti riservati. Si tratta di circa 200 pagine di documenti redatti dal team di esperti che ha accompagnato il governo nella gestione dell'emergenza coronavirus. Nei verbali sono quindi contenuti i pareri su cui si sarebbe basato l'esecutivo nell'emanare i vari Dpcm che hanno caratterizzato i lockdown. Fanpage.it ha intervistato il presidente della Fondazione, Giuseppe Benedetto, che ci ha spiegato come mai ha richiesto accesso ai verbali del comitato: "Lo abbiamo fatto in nome di un principio, quello liberale del diritto alla conoscenza. Sembrava utile e opportuno che la conoscenza di atti che erano alla base di decisioni, cioè i decreti della presidenza del Consiglio dei ministri, che hanno fortemente limitato le libertà individuali di tutti noi, potessero essere conosciuti", ha spiegato.
Per poi raccontare l'iter: "Alcuni giuristi vicini alla Fondazione hanno ideato un'iniziativa che è la classica richiesta di accesso agli atti. Da quando abbiamo fatto la richiesta di accesso agli atti poi c'è stato il nostro ricorso al Tar e sono passate davvero poche settimane. Con i tempi della giustizia italiana poi… Loro hanno fatto ricorso d'appello al Consiglio di Stato e hanno richiesto la sospensiva. Che è stata data da un organo burocratico, in questo caso dal presidente della sezione. Non avevano buone chances, probabilmente l'ha capito anche il governo. E allora hanno fatto questa scelta e credo che alla fine la scelta del governo sia stata la migliore, non solo nel merito perché ha concesso appunto la possibilità di accedere agli atti, ma anche nel metodo: alla fine hanno detto ‘se devo dare ragione a qualcuno, do ragione alla Fondazione Einaudi, ai primi ricorrenti piuttosto che comunque procedere alla diffusione degli atti"
Il presidente della Fondazione ha confermato anche di aver ricevuto tutti i verbali richiesti: "Non manca assolutamente nulla. Ciò che abbiamo chiesto ci hanno dato. Non potevamo chiedere quelli successivi perché non lo sapevamo. Capisco che ci sia questa questione: ma noi abbiamo chiesto questi cinque, e questi cinque ci sono stati dati. Abbiamo chiesto proprio questi perché sono quelli che in quel momento potevamo chiedere. Il fatto che lo scorso 7 marzo il comitato tecnico scientifico avesse consigliato la chiusura parziale del Paese e invece il 9 marzo il presidente del Consiglio avesse deciso per la chiusura totale, è già su tutti i giornali".
Benedetto non ha escluso che adesso qualcuno possa chiedere anche altri verbali: "La strada è tracciata. Non abbiamo ancora affrontato questa problematica con i giuristi della Fondazione, però io non sono un appassionato del tema. Non facciamo parte né dei negazionisti, né dei fan degli scienziati. Noi siamo laici, valutiamo gli atti per quello che sono. Quello che a noi interessava era il principio, su quello il risultato lo abbiamo portato a casa: cioè che in Italia, nello stato di diritto, vige un principio di trasparenza e di conoscenza. Poi alla fine siano i medici, gli scienziati, gli economisti ad approfondire questa o quell'altra parte dei verbali: ed è giusto che sia così. Noi abbiamo fatto il nostro, abbiamo fatto quello che tocca a una fondazione di matrice liberale. Il resto toccherà ad altri".