Flop del governo sui centri migranti in Albania, rimpatri costosi e continui avanti e indietro dall’Italia

Il primo rimpatrio legato ai centri migranti in Albania fa esultare il governo Meloni, ma la verità sembra essere un'altra. Domenica il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha annunciato che per la prima una (dopo mesi dalla loro apertura) una persona trasferita nel centro di Gjader era stata rimpatriata. Sembrava essere un segnale positivo dopo che il governo ha trasformato le strutture in Cpr, o Centri di permanenza per il rimpatrio, rinunciando del tutto al progetto originale annunciato nel 2023. Ma guardando a come è andata concretamente questa operazione emerge il paradosso alla base del sistema dei centri albanesi: servono per i rimpatri, ma chi viene rimpatriato deve partire dall'Italia. Intanto, una nuova sentenza porta altre difficoltà per la loro gestione, dato che chi chiede asilo dovrà essere riportato in Italia.
Come è emerso, il rimpatrio che ha fatto esultare il governo ha riguardato un uomo bengalese di 49 anni. Secondo quanto riportato da Repubblica, l'uomo vendeva rose nei ristoranti di Roma e aveva alcuni precedenti penali. Non aveva un permesso di soggiorno regolare, e dopo essere stato fermato era stato detenuto nel Cpr di Ponte Galeria. A quanto pare, già in questo momento il 49enne avrebbe detto di voler tornare a casa.
In ogni caso l'espulsione sarebbe potuto arrivare a breve, direttamente da Roma. Ma invece l'uomo è stato portato a Caltanissetta, poi a Brindisi e da lì messo su una nave che lo avrebbe portato nel centro albanese di Schengjin. Dopo appena una settimana, è avvenuto il rimpatrio.
Ma non dall'Albania. Il protocollo Italia-Albania, infatti, prevede che le partenze debbano partire dal territorio italiano. Perciò, l'uomo è stato nuovamente scortato nel Paese in cui si trovava prima. E solo a quel punto è stato rimpatriato. Un evidente spreco di denaro, dato che se l'uomo bengalese fosse rimasto a Roma nel giro di qualche giorno avrebbe potuto salire sullo stesso volo, senza passare dall'Albania.
Nelle ultime ore, poi, è emerso un altro limite delle strutture in territorio albanese. Dal primo gruppo di migranti trasferiti l'11 aprile in Albania, tre persone hanno dovuto rientrare in Italia (anche in questo caso, un altro viaggio di ritorno). Per due di loro il motivo era che degli esami hanno stabilito in ritardo che le loro condizioni psicologiche non permettevano di essere detenuti del Cpr. Per il terzo, invece, è stata una richiesta di asilo a causare il nuovo trasferimento in Italia.
L'uomo marocchino in questione si trovava in Italia dal 2021, ed era stato espulso il 31 marzo, come ha spiegato il manifesto. Il 17 aprile ha detto di voler presentare una domanda d'asilo per ottenere protezione internazionale. E a quel punto è diventato necessario che tornasse in Italia. Infatti, dopo la richiesta serve un'udienza per convalidare la sua detenzione, cosa che tocca alla Corte d'Appello. Dunque non c'è il requisito per rimanere in Albania.