Fli continua a perdere pezzi. Fini: “Maggioranza cresce grazie ai soldi di Berlusconi”
Torna ad aleggiare su palazzo Madama il sospetto della compravendita dei parlamentari. "Sarebbe davvero inutile negare l'evidenza: il progetto di Futuro e Libertà vive un momento difficile, sta attraversando la fase più negativa da quando, con la manifestazione di Mirabello, ha mosso i primi passi" ha ammesso Gianfranco Fini, leader di Fli, in un articolo che domani sarà pubblicato sul Secolo XIX. Il Presidente della Camera ha commentato amareggiato la notizia che vede il gruppo al Senato di Futuro e Libertà perdere, dopo Giuseppe Menardi, altri tre componenti: Franco Pontone, Mario Baldassarri e Maurizio Saia. Un altro duro colpo per Fini dopo aver lanciato la sfida a Berlusconi per le prossime elezioni.
"Le polemiche e le divisioni esplose dopo l'assemblea costituente hanno creato sconcerto in quella parte di pubblica opinione che ci aveva seguito con attenzione e ovviamente fanno gioire i sostenitori di Berlusconi, che già immaginano di allargare la fragile maggioranza di cui godono alla Camera". Ipotesi che il Fini reputa "verosimile", considerando l'aria che tira nel Palazzo "e le tante armi seduttive di cui gode chi governa e dispone di un potere mediatico e finanziario che è prudente non avversare direttamente".
Per il leader di Fli "la ritrovata baldanza dei gerarchi del Pdl sono fenomeni tutti interni al ceto politico, sentimenti di chi teme per il proprio status di ministro o di parlamentare o di chi aspira a divenire sindaco, assessore o per lo meno consigliere comunale". Per questo motivo Gianfranco Fini ha chiesto al suo partito "di parlare agli elettori più che agli eletti". "Solo quando si apriranno le urne, accada tra poche settimane o tra due anni, sapremo se avremo vinto la nostra battaglia". Alla fine conclude: "Ci riconosciamo e intendiamo agire nell'ambito dei valori e della cultura politica del centrodestra, senza alcuna ambiguità nè tantomeno senza derive estremiste o sinistrorse".
Sempre più critica la situazione, dunque, per Futuro e Libertà che a Palazzo Madama conta su dieci senatori; se Menardi e Pontone dovessero andare via e se non vi fossero nuovi arrivi, il gruppo si scioglierebbe. Per ora i due senatori non hanno presentato la lettera di dimissioni al gruppo.