Si chiama “smarcamento parlamentare”, e tradotto dal politichese significa il primo passo verso l’addio a Silvio Berlusconi e soprattutto al cerchio magico Toti-Rossi-Pascale. Raffaele Fitto e i 40 ribelli sarebbero pronti alla rottura con Forza Italia. A nulla è servita, stando a quanto trapela da ambienti della Camera dei Deputati, l’ultimo tentativo di mediazione di Denis Verdini, che tenta di tenere unita la pattuglia dei parlamentari “azzurri” in vista dell’approvazione dell’Italicum e dell’elezione del Capo dello Stato. L’assenza di Daniele Capezzone, braccio destro di Fitto, alla cena di Berlusconi con i deputati di Forza Italia, non è passata inosservata. La rottura ormai è nei fatti, e sta per concretizzarsi in maniera clamorosa seppure, inevitabilmente visti i protagonisti, estremamente “felpata”. Ovvero, per capirci, alla democristiana.
L’idea dei “fittiani”: gruppi autonomi a Camera e Senato – Fanpage ha raccolto indiscrezioni attendibilissime su quello che avrebbero in mente i fittiani. Primo comandamento: non far “spendere” a Silvio Berlusconi le 40 fiches dei parlamentari ribelli al tavolo della trattativa con Matteo Renzi. Ma per rendere esplicita la presa di distanze da Berlusconi e dal “cerchio magico”, c’è bisogno di uno strappo. Piccolo quanto si vuole, ma sempre strappo deve essere: altrimenti Berlusconi continuerebbe indisturbato a rassicurare Renzi sulla tenuta del partito. Quell’addio che è già nei fatti ma che Berlusconi ha chiesto di rinviare almeno di un anno si consumerà dunque molto prima. Ed ecco che la formula magica diventa lo “smarcamento parlamentare”. In sostanza, i 40 ribelli potrebbero dare vita a gruppi autonomi alla Camera e al Senato, pur restando iscritti a Forza Italia.
Renzi tratterà con Berlusconi ma anche con Fitto – Del resto, la formula è stata pienamente autorizzata dagli stessi vertici forzisti, al momento della formazione del gruppo di Gal. E’ questo l’incubo di Berlusconi e Verdini: se alla Camera e al Senato nascessero i gruppi “fittiani”, Matteo Renzi dovrebbe consultare anche loro sia sull’Italicum che sul Quirinale. Un nuovo soggetto parlamentare composto da 40 tra deputati e senatori andrebbe ad inserirsi a pieno titolo tra i protagonisti della trattativa. Un incubo per Berlusconi, che vedrebbe più o meno dimezzato il suo patrimonio di grandi elettori. L’influenza di Silvio si ridurrebbe, e di molto. Ma Fitto e i suoi non hanno altra scelta: con il partito inchiodato intorno al 15% e il potere di controfirmare le liste elettorali saldamente nelle mani della “dominatrice assoluta del partito” (così la chiamano i fittiani) Maria Rosaria Rossi, nessuno dei ribelli verrà ricandidato come capolista bloccato. Dunque, meglio andarsene al momento giusto e gestire in prima persona il proprio futuro.
D’Alema, Fitto e il Patto del Tavoliere – Ovviamente, una mossa di questo tipo va preparata con la massima cautela. Anche perché rientra in un gioco più ampio, quello che vede Massimo D’Alema impegnato in una battaglia interna all’ultimo parlamentare contro Matteo Renzi. Le due minoranze, quella del Pd e quella di Fi, come fanpage scrisse circa un mese fa, sono in costante collegamento. Il comune obiettivo è abbattere il Muro del Nazareno, far crollare l’asse Berlusconi-Renzi sotto i colpi del voto segreto. E l’elezione del successore di Giorgio Napolitano è l’occasione ideale per far scattare la trappola…