Fisco, pensioni, bonus, reddito: cosa c’è nella manovra Meloni approvata dalla Camera
Dai bonus alle pensioni, dalle novità sul fisco alla stretta sul reddito di cittadinanza. Nella prima manovra del governo Meloni c'è un po' di tutto, persino una norma sulla caccia agli animali selvatici in aree urbane. Dopo la maratona notturna la legge di Bilancio è passata alla Camera questa mattina. E se l'impianto è rimasto più o meno lo stesso dall'inizio – considerando anche che gran parte delle risorse sono concentrate sulla proroga delle misure contro il caro energia fino alla fine di marzo – l'ultima settimana è servita a piazzare qualche bandierina, correggere alcuni errori, farne altri e infilare, come spesso capita, norme che poco c'entrano con la spesa pubblica.
Energia a parte, su cui in sostanza non ci sono novità, poiché vengono prorogate le misure già in vigore, uno dei temi affrontati è quello delle pensioni: si va dallo scivolo con Quota 41 alla profonda revisione di Opzione donna, che alla fine non è stata riscritta rispetto alle modifiche iniziali; per chi ha una pensione minima e un'età maggiore di 75 anni, poi, è previsto l'aumento a 600 euro; c'è infine una rivalutazione con delle nuove fasce.
Il governo ha deciso anche di aumentare l'assegno unico per i figli, ma anche di estendere il congedo parentale. Quanto ai bonus, invece, viene confermato quello relativo ai mobili. Rifinanziato e reso strutturale il bonus psicologo, anche se con risorse limitate a disposizione.
Sul lavoro c'è il taglio del cuneo fiscale del 3% sotto ai 25mila euro di reddito – con una novità dell'ultima settimana – e del 2% sotto i 35mila (in questo caso si tratta di una conferma). Sul fisco c'è l'estensione della flat tax a 85mila euro per autonomi e partite Iva. Le novità sul Pos, invece, sono saltate definitivamente: sarà ancora obbligatorio per i commercianti accettare qualsiasi pagamento con carta, pena la multa.
Il reddito di cittadinanza, invece, viene sostanzialmente abolito: resta solo per chi non può lavorare, per tutti i percettori occupabili, invece, scatta la tagliola dei sette mesi. Poi, da luglio, perderanno l'aiuto. Ancora confusa la questione dell'offerta congrua, poiché – visto che l'emendamento era scritto male – potrebbe rimanere in vigore la regola che pone vincoli in termini di distanza e di tipologia di impiego.