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Fisco, Marattin: “Bagarre in commissione mette tristezza, non è vero che arriveranno nuove tasse”

“Alcune forze politiche non sono pronte a parlare di fisco negli atti di governo, con la responsabilità che ne deriva. Preferiscono confinare l’argomento alla sola campagna elettorale”: in un’intervista con Fanpage.it Luigi Marattin parla di quanto accaduto in commissione finanze, dove si è sfiorata la rissa sulla riforma del fisco.
A cura di Marco Billeci
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Dopo la rissa sfiorata in commissione Finanze, in seguito agli ennesimi scontri sulla riforma delle tasse, che avevano costretto il presidente Luigi Marattin a sospendere la seduta, Fanpage.it ha parlato di quanto accaduto proprio con il presidente della commissione. Marattin ha sottolineato di quanto tutto questo sia "davvero un brutto spettacolo per i cittadini", accusando il centrodestra di pensare solo a fare campagna elettorale e di non affrontare l'argomento con la dovuta serietà nelle sedi opportune.

La bagarre che si è scatenata l’altra sera in commissione finanze, ha reso chiaro a tutti quanto è forte lo scontro sul tema del fisco. Intanto, come ha vissuto lei dal banco della presidenza quei momenti così concitati?

Non ero ne’ spaventato (figuriamoci) ne’ arrabbiato. Ne’ tantomeno scandalizzato, situazioni del genere purtroppo ogni tanto capitano, nonostante offrano davvero un brutto spettacolo ai cittadini. Ero semplicemente molto triste, penso si sia notato. In quel momento infatti ho capito che in questo paese alcune forze politiche non sono pronte a parlare di fisco negli atti di governo, con la responsabilità che ne deriva. Preferiscono confinare l’argomento alla sola campagna elettorale, e parlare di fisco solo con l’agenzia di comunicazione che deve trovare lo slogan giusto da mettere sul manifesto elettorale. Solo che uno slogan elettorale non ha mai aumentato la busta paga di nessuno.

Il governo continua a dire che non ha intenzione di alzare le tasse, Lega e Forza Italia, continuano a non fidarsi. Qual è la sua verità sull’argomento?

Non esiste la mia verità, o la sua verità, o la verità di qualsiasi altra persona. Esiste invece una cosa che questo paese sembra aver dimenticato: la differenza tra fatti e opinioni. Che la delega fiscale escluda categoricamente ogni incremento di pressione tributaria non è un’opinione: è un fatto, contenuto nella proposta di riformulazione dell’articolo 10 inviata domenica sera ai partiti. Che la delega fiscale escluda categoricamente ogni cambiamento nel modo in cui attualmente si pagano i tributi immobiliari non è una opinione: è un fatto, contenuto nell’articolo 6, comma 2, lettera a) della versione approvata il 5 ottobre dal governo. E che qualcuno non ha mai letto, forse. È da un po’ che penso che se in questo paese non recuperiamo la capacità di svolgere un dibattito tra legittime opinioni – ma che non distorca i fatti – ne risentirà la qualità (e prima o poi anche la quantità) della nostra democrazia. Deve finire il tempo della politica che la butta sistematicamente in caciara nel tentativo disperato di arraffare voti, di cui poi non sa che farsene.

Nel merito, ci sono due temi di scontro principali. Il primo è il catasto: la destra pensa che se si dà il via libera all’aggiornamento del valore degli immobili, è ovvio che questa nuova “fotografia” poi sarà usata per aumentare le tasse sulle case…

La fotografia dei valori di mercato servirà al governo e al parlamento del 2026 per valutare chi ci guadagnerebbe e chi ci perderebbe da una eventuale futura riforma reale. Così da affrontare quel dibattito con i numeri e non con gli slogan. Ma quella fotografia non può avere nessun effetto fiscale (ne’ su Imu, se’ su imposta di registro, ne’ su Isee ne’ su nulla), fino a quando una futura maggioranza non lo deciderà, con una legge approvata dal futuro parlamento. Ma un parlamento può comunque decidere in ogni istante di alzare o abbassare le tasse, quindi non capisco – logicamente, prima che politicamente – in cosa consista l’argomentazione del centrodestra.

Altro punto contestato. Lega e Forza Italia denunciano l’intenzione del governo di imporre una patrimoniale mascherata, alzando il prelievo su titoli di stato e alcuni tipi di affitti, tramite l’introduzione del cosiddetto sistema duale…

L’introduzione di un sistema duale temperato è stato convintamente votato da lega e forza Italia nel documento conclusivo del lavoro parlamentare sulla riforma fiscale, lo scorso 30 giugno. Il sistema duale dice una cosa molto semplice: perché alcuni impieghi del risparmio devono essere tassati al 10% e – all’estremo opposto – altri al 43%, cioè con lo scaglione Irpef più alto? Così facendo lo Stato distorce le libere scelte delle famiglie e delle imprese sull’impiego del proprio risparmio. Allora l’idea è passare ad una tassazione flat su tutti gli impieghi del capitale. Non un’unica aliquota, che sarebbe irrealistico, ma due: una più agevolata, e una ordinaria. Vuol dire dimezzare la tassazione sugli immobili commerciali, o produttivi. Pensi quindi, anche qui, quanto siamo distanti dalla realtà.

Ora Draghi si è preso in carico la mediazione come lei aveva chiesto. Ma come se ne esce? Solo con la fiducia?

In commissione abbiamo esperito ogni forma possibile di mediazione, con mesi di lavoro da parte mia, del governo e di tutte le forze politiche (che ringrazio comunque per il lavoro svolto). E si era arrivati ad un testo condiviso. Se ora lo si rifiuta (o, equivalentemente, si avanzano proposte impraticabili) diviene forte il sospetto che in realtà si voglia solo far saltare il banco. E allora è giusto che tale intenzione venga comunicata direttamente al presidente del Consiglio, che è il garante non solo della maggioranza di governo ma anche del cammino delle riforme.

La sua sensazione è che soprattutto la Lega stia usando il tema del fisco per sfilarsi dalla maggioranza e magari andare a votare a giugno?

Questo andrebbe chiesto a loro. Se fosse così, mi viene da dire che avrebbero potuto dircelo prima. Avrebbero evitato, anche a loro stessi, mesi e mesi di lavoro ahimè inutile.

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