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Fisco, il concordato preventivo verso una nuova apertura delle adesioni: a chi conviene

Il concordato preventivo biennale con il Fisco, la misura su cui il governo Meloni ha puntato molto per ottenere soldi in più per la manovra, potrebbe diventare di nuovo accessibile a partite Iva e piccole aziende. I termini per l’adesione sono scaduti il 31 ottobre, ma l’esecutivo starebbe preparando un provvedimento per farli ripartire.
A cura di Luca Pons
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È passata meno di una settimana dalla chiusura delle adesioni per il concordato preventivo biennale, la misura rivolta a partite Iva e piccole imprese che agevola gli evasori e con cui il governo Meloni ha provato a ottenere risorse in più per la legge di bilancio. La scadenza è arrivata il 31 ottobre, ma l'esecutivo avrebbe già deciso di aprire nuovamente i termini. È possibile, quindi, che già prima della fine dell'anno chi desidera accedere al concordato abbia una nuova occasione per farlo. In lavorazione, infatti, ci sarebbe un decreto legge per riaprire le ‘porte' fino al 10 dicembre.

Chi ci guadagna con il concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo, una misura fortemente criticata dai sindacati e dalle opposizioni perché ritenuta un condono, permette a chi aderisce di stabilire in anticipo quante tasse pagherà per gli anni 2024 e 2025. L'Agenzia delle Entrate offre una stima del reddito per questi due anni, e se il contribuente accetta l'Irpef da versare si calcola su questa somma. L'importo è più alto se il Fisco ritiene che il contribuente sia poco affidabile, cioè (principalmente) se in passato ha evaso.

Chi accetta questo concordato in cambio può evitare la maggior parte dei controlli fiscali nei due anni in questione. Non solo. Per chi ha un reddito stimato più alto di quello che ha dichiarato negli ultimi anni – e quindi, come detto, per chi probabilmente ha evaso – ci sono forti sconti sulla differenza di reddito. Ad esempio, se una partita Iva ha dichiarato 30mila euro nel 2023, ma l'Agenzia delle Entrate stima un reddito di 50mila euro per quest'anno, su quei 20mila euro di differenza si paga un'aliquota molto ridotta: dal 3% al 15%.

Nel ‘pacchetto' del concordato c'è anche una sanatoria per i redditi non dichiarati dal 2018 al 2022. Per mettersi in regola basterà dichiararne una parte (al massimo il 50%) e pagare anche in questo caso una percentuale bassissima di questa somma (al massimo il 15%). Con una riduzione ulteriore per i soldi evasi negli anni del Covid, 2020 e 2021. L'importo totale che bisogna versare si potrà pagare in 24 rate mensili, riducendo ancora il ‘peso' della sanatoria.

Quanti hanno aderito al concordato e perché può ripartire

Si aspettano ancora i risultati ufficiali su quante persone abbiano aderito al concordato preventivo, ma il viceministro dell'Economia Maurizio Leo ha detto al Sole 24 Ore che le prime stime fanno pensare che sia stata raggiunta la quota di 500mila adesioni (di cui 160mila da contribuenti considerati non affidabili). Questo dovrebbe significare un introito da circa 1,3 miliardi di euro da usare per la manovra, principalmente per provare ad abbassare leggermente l'Irpef per i contribuenti che guadagnano più di 28mila euro.

Lo stesso quotidiano ha poi riportato che il governo avrebbe trovato un metodo per riaprire il concordato preventivo. Si tratterebbe di un decreto legge atteso in uno dei prossimi Consigli dei ministri, che poi potrebbe essere trasformato in un emendamento a un altro decreto (come fatto anche con il dl Paesi sicuri) per accelerare i tempi. L'intenzione sarebbe quella di riaprire i termini fino al 10 dicembre 2024.

Si tratta comunque di una misura ancora da discutere e definire, sia sul piano tecnico che politico. È possibile anche che si decida di rimandare l'apertura al prossimo anno. Diversi esponenti del governo e della maggioranza hanno già chiarito che, viste le scadenze, non è detto che le entrate derivate da un'eventuale riapertura potranno essere usate per la legge di bilancio. Ma se si riuscisse ad arrivare ad almeno altri 700 milioni di euro in breve tempo, i fondi potrebbero bastare per ridurre l'aliquota Irpef in questione dal 35% al 33%.

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