Fisco, Giorgia Meloni: “Non dirò mai che le tasse sono bellissime, ma governo non aiuta gli evasori”
Giorgia Meloni ha partecipato al convegno "La riforma fiscale, attuazione e prospettive", insieme al ministro Giancarlo Giorgetti e al viceministro Maurizio Leo, parlando della visione del suo governo sul Fisco. La presidente del Consiglio ha iniziato il suo intervento sottolineando come si tratti di una materia prioritaria per Palazzo Chigi: "Abbiamo approvato una riforma attesa da 50 anni, che ha l'obiettivo di disegnare una nuova idea di Italia. La riforma fiscale non è un semplice atto normativo, un ammasso di misure tecniche e regole complesse. È uno dei perni attorno al quale ruota il tessuto economico di una Nazione e con cui si garantisce prosperità e benessere: lo Stato può aiutare così chi crea ricchezza – che sono le aziende e i lavoratori – a produrre quella ricchezza. Più ricchezza viene prodotta, più lo Stato può utilizzare la parte che gli compete per dare ai cittadini le risposte che questi attendono. La riforma fiscale è lo strumento con il quale lo Stato raccoglie le risorse necessarie a erogare i servizi pubblici e rende la società più equa, redistribuendo quelle risorse – come noi stiamo tentando di fare – a favore dei più fragili".
La leader di Fratelli d'Italia ha quindi ribadito – come già fatto altre volte in passato – che il Fisco non deve vessare i cittadini: "Un sistema fiscale non nasce per soffocare una società, ma per aiutarla a prosperare. Non è uno strumento con cui lo Stato si impone sul cittadino. Non deve opprimere le famiglie con regole astruse e incomprensibili, con un livello di tassazione ingiusto perché spesso poi non corrisponde al livello dei servizi che eroga. Il Fisco deve essere giusto e deve saper usare quelle risorse come farebbe un buon padre di famiglia, con buonsenso e lungimiranza".
Meloni poi ha aggiunto: "Non penso che le tasse siano una cosa bellissima. Sono una bella cosa le donazioni, non i prelievi imposti per legge. Proprio per questo penso sia grande la responsabilità di chi deve gestire quelle risorse. Chi ha pagato quelle tasse – comprensibilmente controvoglia – deve poter dire che almeno sono utili, per sé stessi e tutta la comunità nazionale". E ancora: "Questa è la visione che stiamo cercando di realizzare. Solo con una riforma organica e complessiva potremo raggiungere uno dei nostri obiettivi, che è quello della riduzione generalizzata della pressione fiscale che grava sulle spalle delle famiglie e le imprese di questa nazione".
Rispondendo alle accuse mosse dall'opposizione – secondo cui diverse misure e provvedimento del governo strizzerebbero gli occhi agli evasori – Meloni ha detto: "Su questa riforma, come su tutto quello che facciamo, è stato detto di tutto e di più: ci hanno accusato di aiutare gli evasori, di voler allentare le maglie del fisco e di voler nascondere condoni immaginari. A smentire queste accuse però ci sono i numeri: il 2023 è stato un anno record nella lotta all'evasione fiscale, con l'attività di recupero dell'Agenzia delle Entrate che ha portato nelle casse dello Stato ben 24,7 miliardi, una cifra mai raggiunta nella storia di questa Nazione".
Quindi ha ribadito che il suo governo non è disposto a fare favori ai "furbetti", ma ad aiutare chi è in difficoltà: "Il messaggio che vogliamo dare è molto semplice, non abbiamo amici a cui vogliamo fare favori, se non gli italiani onesti che pagano le tasse e contribuiscono al bilancio pubblico. Gli unici amici che abbiamo sono gli italiani onesti, anche quando non riescono a pagare, ma che vogliono farlo. Non c'è spazio per chi vuole fare il furbo, ma chi è onesto e si trova in difficoltà merita di essere aiutato". Meloni ha anche aggiunto: "Uno Stato giusto, comprensivo e disponibile non viene più percepito come un avversario o un nemico e di conseguenza non verrà aggirato: questa è la scommessa culturale che abbiamo fatto e i dati ci dicono che funziona".
Per poi concludere ripercorrendo le misure approvate finora dal suo governo e annunciando di essere al lavoro per rivedere le sanzioni e livellarle a quelle europee: "Quelle che avevamo erano sproporzionate e vessatorie".