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Fini: “L’articolo 18 non si tocca per chi ha un contratto”

Per il Presidente della Camera non ha senso concentrarsi solo sul licenziamento, ma bisogna spendersi per garantire la possibilità di essere assunti. E sulla riforma elettorale afferma: “Deve essere ampiamente condivisa”.
A cura di Alfonso Biondi
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Fini a una manifestazione di Fli

Riforma del lavoro e legge elettorale. Nel corso dell'incontro di Futuro e Libertà per l'Italia tenutosi ieri a Lecce, il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha detto la sua sui temi caldi che, in questi giorni, infuocano il dibattito politico italiano. Fini ha ribadito la necessità di varare riforme che diano nuova linfa al nostro Paese, a partire dalla riforma del lavoro, a suo dire "non più rinviabile".

"NON HA SENSO CONCENTRARSI SOLO SUL LICENZIAMENTO"- Fini è perfettamente d'accordo sulla necessità di varare la riforma del lavoro in tempi brevi. Per il leader di Futuro e Libertà si tratta di "una questione non più rinviabile" e lo conferma il fatto che il Belpaese "continua ad importare braccia, che servono, e che continua ad esportare cervelli". Occorre quindi  "valorizzare i settori nei confronti dei quali la concorrenza è impossibile, investire nel sapere nella ricerca e nell'innovazione". E per Fini l'Italia può avere davvero una marcia in più: "L'Italia– ha spiegato- è un brand che si vende da solo, ha il 60% del patrimonio artistico culturale del Mondo". Sulle misure che andrà ad introdurre la riforma del lavoro, il Presidente della Camera non ha dubbi: per ora "non ha senso concentrarsi solo sul licenziamento, senza spendersi affatto su quel che occorre fare per garantire la possibilità di essere assunti". Fini ha anche sottolineato che l'articolo 18, responsabile dei forti attriti tra governo e sigle sindacali, "non si tocca per chi ha un contratto"; per i nuovi assunti, però, se ne può discutere.

RIFORMA ELETTORALE  E PLAUSO A BERLUSCONI- Il Presidente della Camera ha anche parlato della riforma della legge elettorale e della riduzione del numero dei parlamentari, provvedimenti sui quali auspica una maggioranza ampia e condivisa. "Sarebbe certamente positivo se nei restanti 14 mesi di legislatura si desse vita non soltanto a una nuova legge elettorale, ma anche delle riforme istituzionali", ha dichiarato, menzionando sia la riduzione del numero dei parlamentari che la fine del bicameralismo perfetto. Parole di stima poi per l'atteggiamento di Silvio Berlusconi che, secondo il leader di Futuro e Libertà, ha palesato "una certa maturazione" dimostrando di ritenere il Partito Democratico "un interlocutore di primaria importanza per una eventuale riforma della legge elettorale". Anche perché "o la legge elettorale è ampiamente condivisa oppure rischia di essere una legge brutta come quella attuale".

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