Fini: “il berlusconismo è alla fine” e invita tutti a firmare per il referendum sulla legge elettorale
Non usa mezze misure il Presidente della Camera e nel suo intervento alla Festa del Tricolore, a Mirabello, si è scagliato senza riserve contro il Governo e l’attuale maggioranza parlamentare che lo sostiene. Per Gianfranco Fini siamo ad un punto di svolta nel Paese, perché il berlusconismo e tutto ciò che rappresenta “è giunto al termine”.
Non si sa se più per autoconvincersi o per incitare i suoi ma Fini ha voluto esprimere tutto il suo entusiasmo per la decisone di un anno fa di abbandonare il Pdl e la maggioranza. “Non siamo pentiti di quel dito puntato” ha detto ricordando la sua sfuriata nei confronti di Berlusconi che lo attaccava dal palco. Quello scontro resterà per sempre segnato nella memoria dei due Presidenti, la differenza di vedute è insanabile, e a ricordarlo sono le stese parole di Fini, “l’Italia ha bisogno di nuovo esecutivo e di un nuovo premier” e attaccando nuovamente Berlusconi “non abbiamo bisogno di un Presidente che dice resistere, resistere, resistere” ma di uno che pensi ogni giorno a “governare, governare, governare”.
Ritornando al suo ruolo istituzionale Fini ha precisato che quelli dell’Fli “non auspicano alcun tipo di ribaltone”, anche perché rispettano il risultato del voto, ma ha avvertito il governo “che non si può difendere l'indifendibile, non ci si può asserragliare nel bunker in attesa che passi la nottata”. Fini insomma non ha nessuna intenzione di abbandonare il suo scranno alla presidenza della Camera, spera, invece, in un progressivo abbandono del Premier o almeno da parte di chi gli sta intorno.
Le aspettative di Fini, alla luce degli avvenimenti quotidiani sembrano vane, anzi sono stati di più i cambi di casacca al contrario, che non quelli sperati da Fini. Ma si sa in tempo di crisi è sempre meglio stare dalla parte di chi decide, visti i tagli da realizzare. Proprio sulla manovra economica, l’attacco definitivo ai suoi ex alleati, “non si può in un mese cambiare quattro volte l'abito della manovra, in una sorta di Monopoli che alla fine ha riportato al punto di partenza” ha ironizzato Fini, e con un nuovo richiamo agli uomini della sua parte politica ha rilanciato “non è questa la destra che abbiamo sempre sognato”.
In un nuovo ritorno al passato il discorso di Fini non poteva che fare appello all’orgoglio e alla coesione nazionale, scagliandosi contro i suoi ex alleati della Lega, “il Nord non ha bisogno dell'ampolla, delle camicie verdi, della Padania, ma di un governo in grado di governare”. Per Fini quelle della Lega sono solo “volgari provocazioni in nome di inesistenti identità di carattere culturale”.
La parola chiave del Presidente della Camera è riforme, quelle che per lui questo Governo non vuole e non sa fare, il percorso giusto, quindi, è dare vita ad una nuova guida del Paese. La candidatura di Fli e di tutto il Terzo Polo è ovvia, “un’unione di forze motivate dalla volontà di andare all'attacco non di giocare di rimessa” è l’esortazione ai suoi. Il ragionamento base di Fini è che “l’Italia merita molto di più nel mondo” e potrà trovare il suo posto solo attraverso “quelle riforme che sono state spesso annunciate ma non sono state attuate” a cominciare dalla legge elettorale che “ha aumentato il fossato tra la società civile e il palazzo”, per andare avanti quindi bisognerà tornare indietro, firmare il referendum e affidarsi al vecchio mattarellum.