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Fine vita, Tar accoglie ricorso della consigliera di centrodestra e blocca la delibera dell’Emilia-Romagna

Il Tar dell’Emilia-Romagna ha accolto il ricorso della consigliera di FI Valentina Castaldini, sospendendo le delibere regionali che chiarivano i modi e i tempi per l’accesso al fine vita nel territorio regionale. Dall’Associazione Coscioni ricordano che “anche senza una legge o una delibera regionale la sentenza della Consulta va applicata”.
A cura di Giulia Casula
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Il Tar dell'Emilia-Romagna ha accolto l'istanza di sospensiva presentata dalla consigliera di centrodestra Valentina Castaldini (Forza Italia) per ottenere "la sospensione delle delibere regionali che permettono il suicidio assistito" in Emilia-Romagna, fissando al 15 maggio la trattazione collegiale. A renderlo noto è stata la stessa Castaldini, che ha commentato: "Una delibera regionale non può sostituire una legge nazionale su un tema così delicato".

Lo scorso 11 marzo l'azzurra aveva presentato un ricorso al Tar dell'Emilia-Romagna contro la Regione in cui chiedeva l'annullamento delle delibere di giunta approvate a febbraio dell'anno prima e finalizzate a dare attuazione al suicidio medicalmente assistito sul territorio regionale. Successivamente, il 12 aprile, anche la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute si erano schierati contro la Regione, presentando un ricorso presso lo stesso tribunale amministrativo in cui si sosteneva l'illegittimità dei provvedimenti.

In questi mesi, prima del pronunciamento del Tar, si sono conclusi in Emilia-Romagna due iter di suicidio assistito, mentre una terza richiesta di accesso alla procedura è stata depositata poco tempo fa. È stata proprio quest'ultima notizia a spingere la consigliera a presentare una richiesta di sospensione per bloccare l'efficacia delle delibere. "Il Tar dell'Emilia-Romagna – ha dichiarato ieri Castaldini – ha accolto la nostra richiesta di sospensiva e ha fissato per il 15 maggio la data della trattazione collegiale, consentendo in questo modo un dibattito nel merito. Si tratta di un passo importante, perché non è accettabile che un atto amministrativo regionale sostituisca una legge nazionale su un tema così delicato. Questa è battaglia che non è solo giuridica, ma anche di difesa dei principi etici e democratici fondamentali, in quanto fin da subito ho espresso forti perplessità sia sulla composizione della commissione incaricata, sia sull'opportunità di affrontare una questione tanto delicata e complessa con una delibera di giunta, e non con un confronto parlamentare serio, ampio e condiviso".

Decisione accolta con entusiasmo anche dal capogruppo di FI al Senato, Maurizio Gasparri, che ha parlato di "decisioni sbagliate e prive di poteri" da parte dell'Emilia-Romagna. "Il tentativo delle Regioni di intervenire su questa materia è sconsiderato ed irresponsabile, oltre che chiaramente incostituzionale. Sugli esponenti della sinistra che avevano assunto decisioni del genere ricade una colpa morale gravissima. Si fermino", ha detto.

La notizia naturalmente, ha fatto infuriare l'Associazione Luca Coscioni, che ha ricordato come "anche senza una legge regionale o una delibera come quella dell'Emilia-Romagna, che indichi chi ha l'obbligo di fare cosa all'interno della sanità regionale e i tempi di risposta ai malati che chiedono la verifica delle condizioni affinché non sia punito l'aiuto al suicidio, la sentenza Cappato della Corte costituzionale (ovvero la 242 del 2019, che ha fissato i paletti per accedere al fine vita senza essere puniti dalla legge, ndr) va applicata, lo prevede la Carta costituzionale. Non occorre alcun provvedimento applicativo".

Lo ha chiarito anche la segretaria dell'Associazione e avvocata, Filomena Gallo: "Questi atti mirano a fornire rispetto della scelta del malato che non può attendere dai 6 mesi ai 2 anni per sapere se potrà porre Fine alla sue sofferenze. Inoltre, evitano contenziosi con le aziende sanitarie ed evitano spese legali per le Regioni. Chiedere e ottenere la sospensiva della delibera in vigore non significa bloccare la sentenza 242/19, non è possibile infatti disattendere il dettato costituzionale", ha spiegato. "Si ha solo l'effetto di eliminare l'adempimento di quei tempi certi per il servizio sanitario regionale che la delibera tentava di introdurre nella Regione Emilia-Romagna, per garantire il rispetto delle volontà delle persone che si trovano in condizioni di sofferenza e vogliono accedere alla morte assistita. In ogni caso, dove ci saranno ritardi nelle risposte ai malati ritorneremo nei tribunali a difesa delle persone", ha ribadito.

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