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Fine vita, Magi a Fanpage: “Grande passo avanti, ora Meloni smetta di piegarsi ai Provita”

Il sì della Toscana, prima Regione in Italia, alla legge che regola l’accesso al suicidio medicalmente assistito segna una nuova svolta nel  dibattito sul fine vita. “Passo avanti importante”, dice a Fanpage.it il segretario di +Europa. E sull’ipotesi di ricorso per conflitto di attribuzione ventilata dalla maggioranza: “Nessun sconfinamento di competenze. Grave che Fdi dica questo”.
A cura di Giulia Casula
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Il sì della Toscana, prima Regione in Italia, alla legge che regola l'accesso al suicidio medicalmente assistito segna una nuova svolta nel  dibattito sul fine vita. Il provvedimento, che fa proprie le indicazioni della Consulta nella sentenza del 2019, definisce tempistiche e procedure per ricorrere, a precise condizioni, al suicidio assistito. E rappresenta una prima risposta per tutti quei pazienti che da tempo vivono condizioni di intollerabile dolore senza una via d'uscita.

"È un risultato importante perché questa legge è uno strumento in più perché sia garantita la libertà di scelta sul fine vita dei cittadini", dice a Fanpage.it Riccardo Magi. Il segretario di +Europa ci tiene a ringraziare l'associazione Luca Coscioni, che ha lanciato l'iniziativa con la legge "Liberi Tutti", da cui prende le mosse il provvedimento toscano. Oltre a Marco Cappato anche "il Consiglio Regionale Toscano che l'ha approvata, tutte le organizzazioni militanti e gli attivisti, tra cui in prima fila quelli di Più Europa, che hanno raccolto le migliaia di firme necessarie per arrivare a questo punto", aggiunge.

Com'era prevedibile, la decisione della Toscana ha immediatamente incassato la condanna della maggioranza, con Fratelli d'Italia in prima linea a sottolineare l'aspetto "disumano" della legga. "Sono in realtà disumane e molto gravi le parole di commento del primo partito di maggioranza a livello nazionale perché oggi in Italia il suicidio assistito non è più reato a determinate condizioni", replica Magi. Nel 2019 infatti, la sentenza della Corte Costituzionale sul caso dj Fabbo-Cappato, ha stabilito i requisiti per richiedere il suicidio medicalmente assistito, ovvero: la presenza di malattia irreversibile che provoca sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili; la piena consapevolezza del paziente, che deve essere in condizioni di prendere una decisione in maniera libera e cosciente; e infine il supporto di sostegni vitali.

"Il problema è che questo diritto, sancito come esigibile dalla Corte Costituzionale, per molte persone è ostacolato nei fatti da lungaggini burocratiche e dalla mancanza di procedure e di tempi certi. Molte persone, che si trovano in una fase drammatica della loro vita, restano impigliate in percorsi pieni di ostacoli burocratici e spesso anche giudiziari", obietta Magi. "Questo perché non c'è una chiarezza su come possano effettivamente godere di questo diritto. La legge regionale fa proprio quello che deve fare una Regione che ha l'onere di organizzare i servizi sanitari", spiega ancora.

La legge precisa il tempo massimo che potrà passare tra la richiesta del malato e l'accesso al fine vita. E non potrà superare i 37 giorni: la risposta dovrà arrivare entro i primi venti dal momento dell'istanza, nei successivi dieci andrà individuata (sarà un medico a farlo) la modalità di esecuzione, ovvero il farmaco da utilizzare, che poi le Asl dovranno fornire al paziente entro un massimo di altri 7 giorni.

Se sul fronte dell'opposizione si festeggia, su quello della maggioranza invece c'è chi rivendica la competenza dello Stato sulla materia e spinge per l'ipotesi di un ricorso alla Consulta per conflitto di attribuzione. "Non c'è nessun intervento al di fuori delle competenze regionali. Semmai c'è un intervento opportuno e necessario che va nella giusta direzione di fronte all'immobilismo e al vuoto lasciato dal Parlamento in questi anni", chiarisce il segretario.

Con la sua sentenza infatti, la Corte aveva sollecitato il Parlamento a regolamentare il fine vita con una legge nazionale, ma da quel momento in poi, ogni reclamo è rimasto sulla carta e i lavori parlamentari bloccati. Un'inerzia che potrebbe protrarsi fino alla fine di questa legislatura. "Non so se il governo ancora una volta seguirà i diktat delle delle associazioni Provita", osserva Magi. "D'altronde è accaduto recentemente su un nostro emendamento che destinava alcuni fondi per promuovere attività di educazione sessuoaffettiva nelle scuola", ricorda.

In quell'occasione "il governo si è allineato alle indicazioni e alle minacce che arrivavano da quel mondo reazionario. Ora spero che non lo faccia, perché sarebbe molto grave impugnare una norma che, a nostro avviso, non ha alcuna caratteristica di illegittimità, tantomeno costituzionale, né determina un conflitto fra poteri. Piuttosto il governo, o meglio la maggioranza parlamentare dovrebbe preoccuparsi degli appelli rivolti dalla Corte Costituzionale allo stesso Parlamento rimasti finora inascoltati", insiste.

Resta pur vero però, che sul suicidio assistito anche tra le opposizioni – che ora strigliano la maggioranza e insistono sulla necessità di un intervento nazionale – si sono registrate negli anni defezioni e tentennamenti. "Delle leggi ci sono, tra cui una mia prima firma, che vanno nella direzione di garantire tempi e modalità certe alle persone che scelgono di fare il suicidio assistito e che sono nelle condizioni individuate dalla Corte. Ma c'è sempre  il rischio che il Parlamento possa anche muoversi in maniera peggiorativa", osserva Magi. "Allora, diciamo che più che una legge, serve una buona legge", puntualizza.

Il segretario ricorda che "nella scorsa legislatura, quando la maggioranza si reggeva su Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, era stata approvata in prima lettura alla Camera una legge regressiva rispetto a quanto stabilito dalla sentenza del 2019. Si introducevano limitazioni restrizioni vessatorie e anche discriminatorie nei confronti di alcuni malati. Quindi  – torna a ribadire – non serve una legge qualsiasi, serve una buona legge".

In attesa di ciò, quella intrapresa dalla Toscana si pone come un'alternativa. "La strada delle norme regionali è una strada importante e percorribile, inaugurata dalla Toscana e che noi auspichiamo sia seguita da altre Regioni", dice Magi. Tra queste c'è il Veneto, dove il presidente Luca Zaia non ha mancato di ribadire anche in quest'occasione l'importanza di dare seguito alle previsioni della Corte costituzionale. "La posizione presa da Zaia è importante, non solo perché arriva da una personalità del centrodestra un'indicazione a tutela della libertà di scelta delle persone (che non dovrebbe essere una questione di destra o di di sinistra ma dovrebbe stare a cuore di chi ama la libertà personale)", commenta Magi. "Ma anche perché riconosce da presidente di Regione che non c'è alcuno sconfinamento delle Regioni rispetto alle proprie competenze con una norma del genere", aggiunge.

La scelta della Toscana, anche laddove dovesse aprire a uno scontro tra istituzioni, potrebbe dare nuovo impulso all'attività del Parlamento e colmare una lacuna che va avanti da sei anni. "Noi avevamo già proposto, e lo rifaremo, di chiedere la calendarizzazione delle proposte di legge tra cui la nostra. Non sappiamo se ci sarà una risposta, ma speriamo che ci possa essere un riscontro positivo anche da parte delle altre opposizioni", conclude il leader.

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